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F1 | Vettel, il ritiro che sembra prematuro è in realtà ben ponderato

Dal 2007, anno d'esordio in F1 di Sebastian Vettel, tante cose sono cambiate. Lui per primo. Quello che sembra un ritiro prematuro è in realtà una scelta ben ponderata. Ecco perché.

Sebastian Vettel, Aston Martin

Sebastian Vettel, Aston Martin

Glenn Dunbar / Motorsport Images

Sebastian Vettel è stato campione di precocità. Per quanto Max Verstappen abbia riscritto molti record in termini anagrafici, Vettel è ancora oggi il più giovane poleman nonché campione del mondo. Quando Seb esordì al volante della BMW, era il 2007, Steve Jobs presentava il primo iPhone, Casey Stoner vinceva il mondiale con la Ducati, e Kimi Raikkonen con la Ferrari. Sono trascorsi 15 anni, un periodo nel quale ha preso forma uno del palmares più importanti nell’intera storia della Formula 1, ma anche un arco temporale nel quale un ragazzo ha completato un percorso sportivo ed umano diventando campione e uomo.

L’annuncio inviato oggi da Vettel via-social (aprendo un canale Instagram appositamente) non ha colto di sorpresa chi conosce Seb. Che qualcosa stesse cambiando nella sua scala di interessi era noto da tempo, ed i segnali c’erano tutti. Nel febbraio 2021 emerse che aveva messo in vendita la sua collezione di auto, per lo più Ferrari, e la notizia colse di sorpresa soprattutto chi era al corrente del tempo che aveva impiegato Sebastian a completare quella che era la ‘sua’ collezione. “Ovviamente amo le automobili – commentò Seb a motorsport.com - ed ero molto entusiasta quando ho avuto la possibilità di acquistare quelle auto. Ma probabilmente con il passare del tempo quell’entusiasmo è un po' calato, e in realtà non le utilizzavo molto. Non era più per me”.

 

I piloti indossano casco e tuta dalla prima all’ultima gara della loro vita, e visti dall’esterno sembrano sempre gli stessi. È un’impressione, perché dentro l’armatura c’è una persona che cambia, che si evolve prendendo direzioni imprevedibili. Vettel aveva l’opportunità per restare ancora in Formula 1, l’offerta di rinnovo Aston Martin era da qualche settimana sulla sua scrivania, ma ha deciso che era giunto il momento di salutare tutti. Il motivo non è uno, ovviamente, ma tante e differenti ragioni che hanno portato Seb a credere che fosse il giusto passo da fare.

Vettel resta un pilota, e come tale se avesse avuto a disposizione un mezzo competitivo non saremmo qui a commentare il suo addio alla Formula 1. Dopo l’esperienza Ferrari ha sposato il progetto Aston Martin, partito con grandi ambizioni ma lentamente retrocesso fino a diventare una squadra che oggi fa fatica ad accedere in Q2. Dopo aver conquistato quattro titoli mondiali e cinquantatré Gran Premi, è difficile trovare le motivazioni che servono per provare a risalire. C’è chi lo ha fatto e continua a farlo, come Alonso, ma a differenza di Fernando, Vettel negli ultimi anni ha iniziato ad avere motivi di interesse all’esterno del paddock, ad iniziare dal vedere tre figli crescere.

“Ciò che serve per risalire non va più di pari passo con il mio desiderio di essere un buon padre e un buon marito – ha sottolineato Vettel – l’energia necessaria per diventare un tutt’uno con la macchina e il team, richiede concentrazione e impegno. I miei obiettivi sono passati dal vincere gare e lottare per i campionati a vedere crescere i miei figli, trasmettere i miei valori, aiutarli a rialzarsi quando cadono, ascoltarli quando hanno bisogno di me”.

 

A fine stagione la Formula 1 saluterà uno dei suo maggiori esponenti di sempre, e andrà avanti con la velocità che questo sport ha sempre avuto anche nel cambiare pagina. Vettel lascerà la Formula 1 a 35 anni, e oggi sembra un addio prematuro, ma per chi ha vissuto intensamente questo sport, sedici intense stagioni portano tanto e tanto richiedono. Mika Hakkinen disse basta a 33 anni, Nico Rosberg a 31, a conferma che la scelta di Seb non è qualcosa di inedito.

Sono decisioni ponderate, che meritano rispetto, e che non intaccano minimamente ciò che un pilota ha conquistato in pista. Vettel ha vinto molto, e molto altro avrebbe voluto vincere, soprattutto nella sua esperienza in Ferrari. Incassò la decisione della Scuderia di non proseguire il rapporto nella primavera del 2020, nel pieno del lockdown Covid, e probabilmente qualcosa si ruppe già in quel momento. Si è regalato un’altra opportunità, che ha portato poco, ed è arrivata l’unica decisione possibile. Fare altro, e Vettel avrà molto altro da fare, anche senza casco e tuta.

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