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Verstappen: fuoriclasse dal 2018, ma ora ha anche la macchina

L'etichetta del pilota troppo aggressivo accompagna ancora Max, anche se dalle qualifiche del GP di Monaco 2018, dopo aver sbattuto alle Piscine, ha capito che doveva cambiare atteggiamento, diventando determinante uomo squadra. In Red Bull l'hanno senpre saputo, ma il successo di Austin contro un Hamilton indomito ha esaltato le qualità di un campione maturo che, forse, arriverà al primo mondiale in ritardo sulle sue aspettative.

Max Verstappen, Red Bull Racing, viene intervistato

Max Verstappen, Red Bull Racing, viene intervistato

Andy Hone / Motorsport Images

A cinque gare dal termine di una stagione intensa e spettacolare, la Formula 1 ha una certezza: il campione del mondo 2021 sarà di una caratura eccezionale.

Su Lewis Hamilton si è detto tutto, dopo sette titoli mondiali e cento Gran Premi vinti c’è poco che si possa aggiungere, se non che l’intensità e la dedizione che continua a mantenere dopo quindici stagioni il pilota più titolato nella storia della Formula 1 è esemplare.

Se Hamilton e la Mercedes saranno forzati ad abdicare, sarà solo perché il tandem Red Bull – Max Verstappen si confermerà eccezionale fino alla bandiera a scacchi di Abu Dhabi.

Sul ventiquattrenne olandese c’è, invece, ancora molto da raccontare. C’è voluto il successo numero 18, quello di Austin, per porre sotto i riflettori ciò che Verstappen sta garantendo da tempo alla sua squadra, ovvero un rendimento che va bene oltre la velocità (eccezionale) che lo ha sempre contraddistinto.

La fama è un abito che spesso invecchia in fretta, ma uno sportivo finisce col doverselo portar dietro a lungo. E nel caso di Verstappen l’etichetta di pilota troppo aggressivo attaccatagli addosso nei suoi primi due anni in Formula 1, è rimasta sulla sua tuta anche dopo aver completato un naturale processo di maturazione, concluso in realtà ben tre anni fa.

I commissari recuperano la Red Bull di Max Verstappen nella qualifiche del GP di Monaco 2018

I commissari recuperano la Red Bull di Max Verstappen nella qualifiche del GP di Monaco 2018

La svolta a Monaco nel 2018

Una fase che Helmut Marko aveva messo in conto quando, nell’agosto del 2014, decise che avrebbe affidato una monoposto della Toro Rosso ad un diciassettenne che dodici mesi prima aveva concluso la sua carriera in karting.

L’ultimo grave errore di Verstappen in un weekend di gara risale ormai al 2018, quando gettò al vento la possibilità di far suo il Gran Premio di Monaco sbattendo in qualifica alla chicane delle Piscine.

Al termine di quel fine settimana il suo compagno di squadra, Daniel Ricciardo, festeggiò il secondo successo stagionale e salì a quota 72 punti, contro i 35 di Max. Marko intervenne, parlò a lungo con il suo pilota e lo mise davanti ad un bivio: Verstappen reagì in modo esemplare, arrivando a fine stagione con nove podi, due vittorie e 79 punti davanti a Ricciardo.

A 21 anni Max era di fatto un top-driver e, se per arrivare a lottare per il mondiale ci sono volute due ulteriori stagioni, è stato solo a causa della mancanza di una monoposto in grado di farlo.

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Il mosaico si è completato quest’anno, e ciò che stiamo vedendo ne è la più naturale delle conseguenze. C’è chi si è stupito nel vedere Max completamente a suo agio in una veste di fatto nuova, ovvero quello di contendente al titolo mondiale, ma chi conosce l’olandese sorride.

Nella visione di Verstappen l’anomalia è stata quella che ha dovuto accettare fino al 2020, uno stress più volte emerso anche attraverso alcune dichiarazioni rilasciate quando di trovava nelle conferenze stampa come terzo classificato: “che noia vedere vincere sempre e solo una squadra”.

Max è un pacchetto ormai completo

La capacità di gestione e la tenuta mentale di questo ragazzo sono sotto gli occhi di tutti. In una stagione finora eccezionale sul fronte del rendimento, Max ha dovuto mettere in conto l’esplosione della ruota di Baku, l’incidente nel Gran Premio di Gran Bretagna e lo speronamento subito al via della gara di Budapest, circostanze subite senza responsabilità (solo a Silverstone si è discusso un po' del suo ruolo), alle quali ha saputo reagire senza portarsi dietro scorie che avrebbero potuto impattare sul suo rendimento.

In questo scenario non è mai mancata la velocità e la capacità di gestione, un aspetto poco sottovalutato quando si parla di Max.

Oggi la Formula 1 richiede ai piloti un ‘pacchetto’, all’interno del quale la performance è uno degli elementi di spicco ma non il solo. Un pilota che arriva a lottare per il mondiale contro la Mercedes e Lewis Hamilton non può avere lacune, e Verstappen oggi no ne ha.

Resta il sempre discusso approccio molto aggressivo nei testa a testa, ma anche su questo fronte le cose sono un po' cambiate, non ancora del tutto, ma si nota un passo avanti. Max è pur sempre un ventiquattrenne, con una sua personalità che nel tempo si è evoluta come è naturale che fosse, e sarebbe troppo chiedergli di sfoggiare la stessa visione del trentaseienne Hamilton.

Il 2021 lo ha visto approdare in quello che lui considera il suo habitat naturale, ovvero la lotta per il titolo mondiale, un passaggio che ha accolto con un sospiro di sollievo. La conferma arriva anche dalle sue reazioni, confermatesi in più occasioni quelle di una persona che ha finalmente avuto quel ruolo che inseguiva da tempo e che considera di fatto il ‘suo’ ruolo.

Anche quando è salito sul podio di Zandvoort, acclamato da 75.000 spettatori in una bolgia tutta ‘orange’, Max non ha tradito alcuna emozione se non quella di godersi appieno il momento.

Nessuna lacrima, e non ci sarà neanche il giorno in cui conquisterà il suo primo titolo mondiale, traguardo che Max considera inevitabile e che probabilmente (anche se sarà festeggiato nel 2021) giungerà comunque in ritardo rispetto alla sua personalissima tabella di marcia.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B, lotta con Lewis Hamilton, Mercedes W12, alla partenza

Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B, lotta con Lewis Hamilton, Mercedes W12, alla partenza

Photo by: Steve Etherington / Motorsport Images

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