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F.1 Two seater: un giro da brivido a Yas Marina!

Supertest: abbiamo girato con Ricci ad Abu Dhabi. Ecco cosa si prova nell'abitacolo a 310 km/h

La Formula 1 rappresenta l'espressione massima per un pilota. Guidarla significa entrare nel Gotha dell'automobilismo mondiale e contribuire a scrivere un pezzo di storia della specialità. Un'opportunità che è concessa solo a pochi professionisti. Eppure le emozioni che una monoposto è in grado di regalare ad un campione, non sono un privilegio esclusivo di chi è parte del Circus. Ad Abu Dhabi, infatti, sulla pista di Yas Marina esistono due F.1 two seater. Grazie alla Pirelli che ha presentato le nuove gomme di F.1 negli Emirati Arabi abbiamo avuto il piacere di essere scorrazzati per un paio di giri sul tracciato Nord di 3.150 m. Non stupitevi: l'idea di creare una F.1 con due posti è piuttosto datata e porta la firma di Paul Stoddard, titolare nel 2003 della European Minardi. EX TYRRELL E anche se può sembrare una contraddizione di termini, è stato possibile trasformare una monoposto in una two seater. È bastato prendere una Tyrrell 026 del 1998 e togliere dal telaio in carbonio il grosso serbatoio di benzina per ricavare lo spazio dove alloggiare il fortunato passeggero. L'operazione non è stata semplice è ha richiesto una vera e propria “riprogettazione” che era stata affidata alla Arrows di Tom Walkinshaw. COSWORTH V10 Nel 2009 i telai sono stati acquistati dal circuito di Yas Marina. E quella che viene offerta oggi è una vettura completamente rivista e aggiornata: monta il motore Cosworth 10 cilindri a V di 3,5 litri capace di 700 CV a 16.500 giri. La gestione delle due biposto è affidata a Gialuca Pilot, ex ferrarista che ha lavorato con Michael Schumacher negli anni dei mondiali a raffica. PILOTA RICCI Ad Abu Dhabi hanno allestito una piccola squadra composta da sette persone (che diventano dieci quando girano due F.1 two seater) e sono in grado di curare il perfetto funzionamento delle vetture. Nei box ci sono Vitaly Petrov, ex pilota Lotus Renault, e Giacomo Ricci, protagonista italiano della Gp2. Mentre procediamo alla vestizione (è obbligatoria la tenuta completa da piloti: sottotuta, tuta, guanti e sottocasco) Gianluca Pilot coordina i meccanici che hanno già montato le termo-coperte intorno alle gomme slick Pirelli medie, deliberate dai tecnici milanesi per questo evento. ABITACOLO Il motorista inglese provvede al pre-riscaldamento del V10: non si può uscire dai box se la temperatura dell'acqua non arriva a 70 gradi e l'olio a 60. Giacomo Ricci, intanto si infila nell'abitacolo con un balzo. Per noi l'operazione è un po' più complessa: ci dobbiamo incastrare nello spazio fra il roll-bar del pilota e l'airbox del propulsore. Più facile a dirsi che a farsi: sono diversi quelli che hanno dovuto rinunciare all'hot lap perché non riuscivano a infilare le gambe. CAPOCCIATE In una monoposto si poggiano i piedi nel sedile in carbonio e poi ci si infila nella scocca. Il co-driver, invece, deve divaricare le gambe facendo quasi da “tenaglia” alla culla del pilota. I piedi sbucano in un'area angusta dove dovrebbero trovare spazio anche i gomiti di chi guida. A questo punto due meccanici provvedono ad allacciare le cinture di sicurezza a quattro punti. Per facilitare l'operazione bisogna alzare le braccia, altrimenti lo spazio è troppo stretto per tutti. Si rimane “insalsicciati” al sedile ed è meglio tirare le cinghie per evitare una capocciata contro il roll-bar anteriore, come è accaduto a chi non si aspettava la violenza della staccata di una F.1. Niente di grave, ma una visiera incrinata è stato il souvenir dello sventurato alla fine dell'esperienza! INCASTRATI In effetti fa una certa impressione la paratia che ci si trova a poco più di una spanna dal casco integrale e con lo sguardo si cerca di sbirciare di lato per non sentirsi prigionieri. E quando viene montata anche la protezione della testa, il campo visivo si riduce ulteriormente. Nello specchietto retrovisore destro di Giacomo vediamo che il pilota milanese richiama l'attenzione del capo meccanico. Confabulano un attimo e poi l'inglese si rivolge a noi invitandoci a cercare una posizione delle estremità diversa, altrimenti Ricci non riuscirà a girare il volante. Auguri! MESSA IN MOTO Pur di non rinunciare, lasciamo che Giacomo possa muovere i gomiti, tenendo i piedi appoggiati alla scocca solo con le punte delle scarpe. Roba da farsi venire i crampi in un amen. Non c'è tempo per pensarci: l'urlo del Cosworth rimbomba nel box, mentre i meccanici tolgono le termo-coperte dalle slick Pirelli. E subito dopo la F.1 two seater viene abbassata dal cric. Siamo proprio stesi in terra! Il cambio è a sei marce con il comando a palette sul volante-computer: Ricci inserisce la prima. La F1 two seater ha un breve sussulto, come una belva che si prepara a scattare. Due meccanici ci spingono fuori dal box, mentre Giacomo comincia a sgasare per portare il Cosworth in coppia. VOLANO GLI OCCHIALI La prima zampata sull'acceleratore ci fa alzare la testa e con la visiera scopriamo l'azzurro del cielo di Abu Dhabi. Se questo è l'inizio! Il pilota inizia a zig-zagare per scaldare gli pneumatici mentre si avvicina alla prima chicane che precede il tornantone che immette sul rettilineo più lungo. Gli scossoni sono repentini e bruschi: gli occhiali da vista si staccano dal naso e li ritroviamo quasi a contatto con la visiera. Si sono trasformati in una sorta di... binocolo! A 50 metri dal tornante c'è la prima zampata sul freno: dalla seconda Giacomo scala in prima. Il passaggio di marcia avviene in meno di 45 millisecondi. Ricci ritarda l'ingresso in curva, per andare in corda dopo e lasciar scorrere la vettura. Nella fase di rilascio si sente l'azione del differenziale a controllo elettronico che aiuta a girare riducendo la tendenza al sottosterzo. CENTRIFUGA La F.1 two seater sembra dura come un ferro da stiro, ma non c'è tempo per pensare perché la testa sembra entrare in una centrifuga: nell'accelerazione il casco sembra voler rotolare via dall'abitacolo. Non è una sensazione, perché cominciamo ad avere la visuale del rettilineo con un occhio. La forza G è tale che c'è l'allungamento dei muscoli del collo (non allenati). 700 CAVALLI Il V10 sprigiona gli oltre 700 cavalli e la progressione della velocità è... semplicemente inebriante. Il suono del Cosworth è rabbioso, ma diventa musica con il crescere dei giri e delle marce (le cambiate a salire avvengono in 30 millisecondi). Non abbiamo i tappi nelle orecchie, per deliziarci del suono che esprime la potenza. Il motore è dietro alla schiena, ma il rumore è meno fastidioso di quanto si potesse pensare. 310 KM/H La F.1 two seater morde l'asfalto e il lungo dritto di 1200 metri dura poco più di un respiro: sbirciando sul lato destro intravvediamo i cartelli che indicano la distanza dalla curva. Ricci punta il cordolo esterno. Passiamo in tromba il segnale di 200 metri e quello dei 150 e poco prima di quello dei 100 Giacomo affonda il piede sinistro sul freno. Stiamo schizzando a 310 km/h: potremmo decollare e invece non potete avere idea quale sia la tenuta delle slick Pirelli che si aggrappano all'asfalto con un grip sorprendente. AERODINAMICA Le cinture comprimono il torace e il casco è ormai vicino al roll bar. E la scalata dalla sesta marcia alla prima è una sinfonia con toni alti. Ricci accompagna la frenata fino al punto di corda e poi inizia a spalancare il gas per raccordarsi ad un'altra piega a sinistra. Stiamo lasciando il circuito da Gp per prendere un raccordo che ci porta al rettilineo dei box di F.1: si fa in accelerazione di seconda. Giacomo parzializza il gas per la destra con un raggio che si apre. Fa lavorare l'aerodinamica e la F.1 two seater si avventa sul dritto scorrendo sul cordolo esterno. Le tribune sono mastodontiche e deve essere un bell'effetto vederle piene di pubblico. CUORE IN GOLA Ricci scarica rabbiosamente le sei marce prima della staccata da terza marcia a 100 metri dalla sinistra di 90 gradi (le F.1 qui frenano a 50 metri!). L'accelerazione fa saltare il cuore in gola, ma il meglio sta per arrivare: dopo un breve allungo che non dura una sorsata di caffè, si arriva alla sinistra che si percorre in quarta piena. FORZE G LATERALI Questo è il punto in cui le forze G laterali agiscono con maggiore violenza: anche inconsapevolmente si percorre questo tratto praticamente in apnea. Si irrigidiscono i muscoli del collo per cercare di riallineare la testa nell'abitacolo, ma è una speranza vana quando si lotta contro 4,5 G, che si viene già sbattuti dall'altra parte per il saliscendi della destra in appoggio sempre da quarta marcia. Il pilota accenna un rilascio dell'acceleratore (ma non tocca il freno con il piede sinistro), giusto per far accucciare il muso, prima di riaffondare il piede sul gas per transitare davanti ai nostri box. I campioni qui fanno la differenza ed è in questa fase che i battiti schizzano ad una frequenza che supera le 200 pulsazioni al minuto! GUIDA AL LIMITE Torniamo alla prima Esse e Ricci con le gomme in temperatura azzarda una staccata al limite al tornantino: arriviamo leggermente lunghi. Non andiamo in corda, ma Giacomo lascia scorrere la vettura all'esterno per recuperare subito la velocità, dopo aver dovuto usare un maggiore angolo di sterzo. RISPETTO Il secondo giro ci trova più preparati nell'affrontare le insidie di un circuito molto tecnico, ma cresce la considerazione nei confronti dei piloti che sono sottoposti a queste sollecitazioni per un'ora e mezza, magari lottando ruota a ruota con gli avversari ad ogni staccata. Per un attimo abbiamo anche pensato come ci saremmo comportati se avessimo dovuto fare delle regolazioni sul volante-computer o se avessimo dovuto rispondere via radio alle domande dell'ingegnere di pista. 2300 EURO Il rientro ai box sancisce la fine della giostra. Il V10 ammutolisce e i meccanici provvedono a spingerci nel garage. La favola è finita, ma quanto è cresciuto il rispetto per i cavalieri del rischio. Un'ultima annotazione: chi volesse vivere l'esperienza della F.1 two seater può farlo. Tre giri della pista di Abu Dhabi costano circa 2.300 euro, visita medica di idoneità compresa. Perché ci vogliono le coronarie in ordine...

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