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Tornano i tormenti di Newey su Senna (senza verità)

Il tecnico inglese in un intervista alla BBC riparla dell'incidente al Tamburello omettendo le sentenze

La lingua batte dove il dente duole. Adrian Newey torna a parlare di Ayrton Senna in una intervista alla BBC. E ancora una volta l’attuale direttore tecnico della Red Bull Racing è tornato sull’incidente del Tamburello. Ammette sinceramente che è ancora turbato per la tragica fine del campione brasiliano durante il Gp di San Marino del 1994, ma continua a farsi delle domande che hanno già trovato una risposta. “Cosa è successo quel giorno a Imola, cosa ha causato quell'incidente? Sono domande che ancora mi faccio- ha raccontato Newey in un'intervista alla Bbc – il cedimento è stata la causa o una conseguenza dell'incidente? Senza dubbio era incrinato, eppure tutti i dati, tutte le telecamere del circuito e l'on-board camera di Michael Schumacher che lo seguiva da vicino non mostrano nulla di coerente con il cedimento del piantone dello sterzo". Adrian insiste nel dire che la Williams FW16 era andata in sovrasterzo alla curva del Tamburello e Senna perse il controllo della monoposto finendo contro il muro all’esterno: "Accadde più o meno come talvolta si vede nei super-speedway americani: la vettura perde il posteriore, il pilota corregge e quindi finisce dritto a colpire il muro esterno. Tutto ciò non è coerente con la rottura dello sterzo". 

 Il tecnico inglese ha rievocato anche il breve periodo in cui aveva collaborato con Ayrton… "C'è una specie di aura intorno a lui, qualcosa che è difficile da raccontare. Si percepiva chiaramente la sua presenza in squadra. La FW16 era una monoposto difficile da guidare e con tanti problemi da risolvere. Ayrton ha cercato di portare quella macchina a fare cose che in realtà non poteva fare". Lo stucchevole coro inglese per l’ennesima volta ha ricominciato a parlare dell’assoluzione dell’inglese nel processo. E la stampa italiana è subita andata al traino, riconoscendo valide le argomentazioni di Adrian. È vero, Newey è stato assolto già nel processo di Appello concluso nel 2005 per "non aver commesso il fatto". La Corte aveva ritenuto che Adrian fosse il progettista della FW16, ma che non fosse responsabile della modifica grossolana che fu operata in pista dopo le proteste di Senna che anche a Imola si era ritrovato con la macchina non adeguata secondo le sue richieste. Le indagini metalloscopiche svolte alla Facoltà di Ingegneria dell'Università di Bologna e al Centro di Pratica di Mare avevano dimostrato con certezza assoluta che era stato modificato il piantone del pilota brasiliano con un tubo che presentava diverse cricche da fatica e mostrava segni di ruggine! Detto questo basta leggere uno stralcio della sentenza numero 15050 della Corte di Cassazione per trovare parole chiare e inequivocabili: "la Corte, con motivato giudizio, ha accertato che la causa dell'incidente era riconducibile alla rottura del piantone dello sterzo, che questa era stata causata dalle modifiche male progettate e male eseguite, che tali erronee modifiche andavano ricondotte ad un comportamento colposo, commissivo ed omissivo, di Head, e che l'evento era prevedibile ed evitabile". Patrick Head, infatti, è stato ritenuto colpevole nel 2007 in Cassazione con una sentenza che confermava quella della Corte di Appello del 2005. L’allora direttore tecnico della Williams non ha mai scontato la condanna perché il reato era finito in prescrizione. Basterebbe rileggere le carte o tacere...

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