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Marciello a cuore aperto dopo il test sulla SF15-T

Il pilota italiano ha raccontato le sensazioni di una giornata importante per sé e per la Ferrari

Raffaele Marciello aveva stupito i tecnici di Maranello nel test dei giovani di Abu Dhabi alla fine della scorsa stagione. Oggi il pilota della FDA è tornato al volante della Rossa in una situazione molto diverse e piena di responsabilità. Non solo perché è passato dalla deludente F14 T a fine storia alla SF15-T che, invece, è nel pieno dello sviluppo.

Il 20enne italiano, che corre in GP2 con la Trident , è salito sulla Ferrari in un momento delicato, visto che è toccato a lui valutare il pacchetto aerodinamico che non ha convinto i tecnici del Cavallino nel Gp di Spagna. Una responsabilità gravosa che non ha condizionato Raffaele che ha svolto alla perfezione il compito a cui è stato chiamato, dimostrando di avere raggiunto una buona maturità.

Fra l'altro Marciello è fisicamente un "gigante" rispetto agli altri piloti, per cui deve adeguarsi in una macchina che non è certo stata studiata per le sue misure (meno male che a Maranello è arrivato Sebastian Vettel e l'abitacolo è stato ingrandito per far stare il tedesco nel cockpit, altrimenti non avrebbee nemmeno potuto entrare in macchina): eppure ha coperto la distanza di 125 giri che equivalgono a quasi due Gran Premi...

“Anche se è la prima volta che ho guidato la SF15-T, ho avuto sensazioni positive, con molto grip rispetto alle vetture di GP2 che sono abituato a condurre. Penso che la squadra abbia lavorato bene: l’ultima volta che ho fatto un test è stato ad Abu Dhabi lo scorso anno e certamente sono stati fatti molti passi avanti. Analizzeremo i numerosi dati raccolti sul nuovo pacchetto aerodinamico usato domenica per migliorare ulteriormente il nostro rendimento”.

Che effetto ha fatto debuttare sulla SF15-T a Barcellona?
“E’ stata una bella emozione, specie per me che sono un pilota italiano. Quando guidi una Ferrari è sempre una cosa speciale, però bisogna rimanere concentrati per fare bene il proprio lavoro”.

E allora quando l’hai percepita questa sensazione che è svanita quando sei salito in macchina?
“Certamente ieri sera, o prima di entrare nell’abitacolo, ma poi quando è iniziata la giornata di lavoro ho pensato a fare il pilota e non mi sono fatto condizionare da niente altro”.

Quanto conta aver già girato a Barcellona con la Sauber C34 nel primo turno di libere del venerdì?
“Neanche più di tanto, perché le condizioni della pista erano molto diverse e quindi era abbastanza complicato venerdì in FP1. Si tratta, comunque, di una monoposto di Formula 1 per cui ho potuto prendere dei riferimenti e questa mattina è stato utile per me e per gli ingegneri essere in fretta a buon punto per la base-line, la condizione di partenza dalla quale partire nel lavoro di sviluppo”.

Qual è la sensazione di lavorare su una monoposto che abitualmente è guidata da un pilota titolare?
“Beh, è un po’ più difficile perché mi devo adattare alla macchina che è di qualcun altro. C’è sempre il timore di causare un danno. In qualità di tester, invece, il lavoro è bello perché si ha l’opportunità di provare soluzioni diverse esattamente come se fossi il pilota ufficiale. Ho fatto long run, prove di partenza e anche i pit stop. E’ un’esperienza molto utile che mi verra buona nel futuro”.

Per un giovane è facile acquisire tutte le procedure che richiede una monoposto sofisticata come la SF15-T o ti fanno guidare una macchina standard?
“No, io sono in grado di apportare tutti i cambiamenti che mi chiedono sulla macchina. Poi essendo fra i tester che vanno al simulatore sono avvantaggiato perché tutti i manettini che ci sono sono gli stesso della realtà, per cui conosco molto bene il volante-computer Ferrari e non ho avuto alcuna problema ad eseguire le procedure quando sono salito sulla SF15-T”.

Quale deve essere la tipologia del pilota che deve contribuire allo sviluppo della SF15-T?
“In una giornata come oggi è importante riuscire a stare sempre concentrati, lamentarsi poco e cercare di dare le giuste informazioni ai tecnici. Ovviamente se sei anche veloce è meglio perché porti la macchina al limite, ma l’importante è non fare errori che potrebbero far perdere del tempo sul programma di lavoro prefissato. I test già sono pochi per cui vanno sfruttati fino in fondo”.

Ti ha condizionato sapere il tempo che aveva ottenuto Sebastian Vettel nella qualifica del Gran Premio di Spagna?
“No, perché le condizioni sono sempre molto diverse ed è difficile fare una comparazione. E, comunque, non ero qua per tenere d’occhio i tempi o impressionare qualcuno, ma per aiutare la squadra, nel lavoro di sviluppo”.

Sei un pilota che vuole essere informato di tutte le modifiche che si fanno sulla vettura o preferisci tradurre ai tecnici le tue sensazioni al variare del comportamento della macchina?
“E’ giusto confrontarsi con l’ingegnere per sapere quali sono le modifiche sulla macchina, ma mi considero un pilota che sa adattarsi in fretta alle nuove situazioni. Credo che sia fondamentale avere un buono scambio di informazioni con i tecnici”.

Quanto è importante instaurare un buon rapporto con l’ingegnere di pista per effettuare un buon lavoro?
“Alla Ferrari mi sento come in una grande famiglia, ma più che un rapporto di amicizia con il tecnico è importante instaurare un rapporto di fiducia. Ci possono essere dei momenti no e soprattutto in quelle situazioni devi parlarne con l’ingegnere: ecco perché penso sia indispensabile trovare una buona fiducia reciproca”.

È più importante poter girare con la monoposto di Formula 1 o vincere il campionato di GP2?
“Ovviamente entrambi…”.

Facile come risposta…
“No, è così per forza, perché è giusto maturare un’esperienza in Formula 1, perché se un giorno arriverò a guidare una di quelle monoposto dovrò essere pronto. Ma devo anche farmi vedere al di fuori del contesto di tester, per cui devo fare bene in GP2”.

Non è condizionante scendere dalla Sauber dopo un turno di libere di Gp per salire subito dopo sulla GP2?
“No, perché fra la FP1 della Formula 1 e le prove libere della GP2 le condizioni erano diverse. La pista è andata migliorando per cui posso dire che forse ne ho tratto un vantaggio”.

Che reazioni ti scatena vedere un pilota più giovane di te come Max Verstappen che corre già in F.1?
“Sono contento per lui, se lui si sentiva pronto, ha fatto bene a prendere la chance di entrare in Formula 1”.

Fa effetto sulle ragazze l’essere un pilota della Ferrari?
“Beh, ovviamente sì, ci sono le fans. Ma questo è un anno importante per me: devo fare bene per forza perché l’anno prossimo voglio approdare alla Formula 1 e devo restare concentrato. Per quello c’è tempo”.

Cosa è successo domenica in GP2 durante la virtual safety car?
“Non funzionava la radio. In GP2 la virtual safety car è diversa rispetto alla Formula 1 perché si usa lo speed limit regolato a 80 km/h. L’ingegnere di solito avvisa cinque secondi prima che finisca la virtual, ma io non ho potuto avere l’indicazione e dopo quando ho visto il verde dopo quattro secondi ho messo il piede sul gas e la monoposto mi è partita…”.

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