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F1: salta il tender FIA sull'equipaggiamento standard nei pit stop

La Federazione Internazionale per il 2022 voleva omologare identici equipaggiamenti per i pit stop con due obiettivi: abbattere i costi e migliorare la sicurezza. L'intenzione, infatti, era quella di controllare i cambi gomme e il rilascio delle monoposto dalle piazzuole con un sistema di sensori visibile in direzione gara. CIascun team, invece, continuerà a sviluppare i propri strumenti dopo che Red Bull e Mercedes si sono opposte alle parti comuni.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B, pit stop

Foto di: Andy Hone / Motorsport Images

La F1 è una contraddizione di termini: Liberty e la FIA spingono perché si arrivi a definire sempre più parti comuni sulle monoposto. Le squadre a parole dicono di voler seguire la riduzione dei costi, ma appena possono si mettono di traverso e bloccano i tender che la Federazione Internazionale vorrebbe promuovere.

L’anno scorso era stato bocciato l’impianto frenante unico Brembo e quest’anno lo stop è stato operato sull’equipaggiamento dei pit stop. Red Bull e Mercedes hanno investito milioni di euro per velocizzare i cambi gomme e non hanno alcuna intenzione di rinunciare a un vantaggio competitivo per cui non si è trovato l’accordo per passare nel 2022 a materiale per i pit stop uguale per tutti, raffreddando una delle aree di ricerca sulle quali le squadre di F1 si sono gettate a capofitto.

La fornitura unica sarebbe stata garantita dall’italianissima Dino Paoli, l’azienda reggiana che si è meritata la fiducia di tutti i team del Circus e che spopola anche nelle altre categorie del Motorsport, avendo costruito una sorta di monopolio grazie alla qualità dei suoi prodotti.

Il fatto che il tender FIA sia abortito ha spinto le squadre di Formula 1 a spingere sull’evoluzione dei sistemi, dopo che la Federazione Internazionale ha deciso che dal GP del Belgio a Spa Francorchamps, il rilascio delle monoposto dalla piazzuola in pit lane dovrà avvenire con un comando manuale e non più automaticamente come è accaduto fino al GP d’Ungheria.

Nelle intenzioni dei commissari tecnici capitanati da Nikolas Tombazis c’era la volontà di fare un grosso salto in avanti in materia di sicurezza. La NASCAR, infatti, già dispone di un equipaggiamento di pit stop che è diventato uguale per tutti. Agli organizzatori della serie americana la Dino Paoli ha assicurato un sistema che consente di controllare dalla direzione gara se c’è il rischio di un unsafe release (in passato specie all’ultima sosta c’era la tendenza di stringere solo due o tre bulloni dei cinque previsti per guadagnare tempo con scelte molto pericolose per la sicurezza).

La FIA era pronta a trasferire il concetto anche nei Gran Premi, ma per riuscirsi era assolutamente indispensabile che ogni squadra disponesse di equipaggiamenti identici, che adottassero stessi sensori per trasferire tutte le informazioni alla direzione gara in tempo reale. La cosa, invece, non è andata in porto, per cui salta anche l’opportunità di accrescere la sicurezza nei pit stop.

La Federazione Internazionale è riuscita a imporre i cerchi da 18 pollici uguali per tutti: il tender è stato vinto dalla BBS che tornerà in auge in F1 (per anni è stata la fornitrice della Ferrari).

E nel 2022 vedremo anche sensori identici per controllare la pressione delle gomme, potendo verificare in tempo reale l’effettivo gonfiaggio degli pneumatici, evitando che le squadre possano andare sotto i valori prescritti dalla Pirelli dopo i controlli previsti prima e dopo l’uso in pista.

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