Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Svizzera
Ultime notizie

Jack Brabham, l'unico campione pilota e costruttore

L'australiano si è spento a 88 anni: aveva vinto tre mondiali, due con la Cooper e uno con la sua BT19

Un lungo sospiro e poi il silenzio. Se n’è andato alla sua maniera. Jack Brabham si è spento nella notte all’età di 88 anni, accudito dal figlio David nella casa sulla Gold Coast in Australia. Si è arreso dopo una lunga malattia al fegato: il “duro” si è piegato con grande dignità. Taciturno e poco socievole, lascia un grande vuoto nel mondo delle corse: l'australiano lascia però pagine indelebili nella storia della Formula 1: ha vinto tre titoli iridati, risultando l'unico pilota che è riuscito a centrare l’alloro iridato con una propria monoposto, da Costruttore. HA INIZIATO NELLE MIDGET Nipote di inglesi emigrati in Australia, John Arthur (questo era il vero nome di Jack), dopo aver fatto il militare da meccanico della Royal Australian Air Force, decide di aprire una sua officina. Il destino vuole che incontri Johnny Schonberg, un americano che abita poco lontano perché ha sposato una ragazza del paese. I due diventano amici: lo statunitense affascina Brabham perchè gli aveva raccontato di aver partecipato ad alcune gare in patria. E insieme decidono di andare a Darwin: Jack per acquistare del materiale scartato dall’esercito americano, Johnny attratto da una gara midget, le piccole monoposto che corrono sugli ovali di cenere. Nel viaggio di ritorno i due decidono che Jack costruirà una midget che Schonberg farà correre. L’americano disputa un paio di gara, poi rinuncia perché la moglie minaccia il divorzio: la macchina è ferma in garage. Brabham allora decide di mettersi al volante: debutta al Paramatta Park Speedway e nel 1948 diventa subito campione nazionale! L’AMICO TAURANAC Conosce Ron Tauranac che diventerà grande amico e suo socio, mentre vince ovunque partecipi. Domina la salita di Hawkesbury, ma viene squalificato dopo aver battuto il record della gara: i commissari tecnici scoprirono che la macchina non aveva i freni sulle quattro ruote per risparmiare peso! Si sposa con Betty prima di partire per la Gran Bretagna: John Cooper gli riserva un posto da pilota e meccanico nel team di Formula 2, dopo che lo ha visto ricostruire un motore partendo da un carter e una testata di una moto. Dovrà essere anche l’autista della bisarca del team. Il lavoro non ha mai spaventato Brabham. L’anti personaggio vince subito e diventa campione inglese di Formula 2. QUARTO AL DEBUTTO IN F.1 Nel frattempo sviluppa anche le Aston Martin che partecipano al mondiale sport e con Stirling Moss vince la 1000 km del Nurburgring. Il debutto nei Gp glielo fanno sudare: avviene al Gp di Monaco 1958: terzo in qualifica e quarto al traguardo che resta il miglior risultato con la Cooper T45 troppo poco potente. Nel frattempo si dedica all’altra passione: prende il brevetto di pilota d’aereo e acquista un piccolo velivolo con cui spostarsi in Europa. DUE VOLTE CAMPIONE CON LA COOPER Nel 1959 Cooper promuove Jack Brabham nel team ufficiale: l’ex meccanico vince a Monaco e in Gran Bretagna. E per il gioco degli scarti resta in lizza per il titolo con Moss e Brooks prima della gara decisiva di Sebring: Moss, il grande favorito, rompe il cambio e l’australiano si trova in testa. All’ultimo giro il motore Climax ammutolisce. Jack scende dalla Cooper e la spinge fino al traguardo: è quarto, dietro a Brooks. Ma è campione del mondo! Brabham per gli inglesi che stravedevano per Moss è solo un… usurpatore. Deluso tralascia i festeggiamenti e torna in Australia. Ma è pronto a smentire tutto e tutti: nel 1960 centra cinque vittorie consecutive e un quarto posto. Bissa il titolo, meritandosi tutti gli onori che rifugge. NASCE LA BRABHAM I tempi sono maturi perché realizzi il suo team: nel 1962 fonda nel Surrey la Motor Racing Developments e la Brabham Racing Organisation che avrebbe fatto correre le vetture prodotte dalla sua società. La sigla delle macchine era BT: l’acronimo di Brabham e Tauranac. Il debutto in F.1 avviene al Gp di Germania del 1962, ma le soddisfazioni arrivano in F.3 e F.2 dove il risultato commerciale è assicurato: 100 monoposto vendute nel mondo in tre anni. Dan Gurney vince il primo Gp della Brabham nel Gp di Francia 1964 con la BT7, ma è nel 1966 che c’è l’apoteosi per il burbero Jack con la conquista del terzo iride sulla BT19 spinta dal motore Repco all’età di ormai quaranta anni. Antieroe, duro, sarcastico, ma onesto. Brabham è sempre stato stimato meno del suo grande talento: “Arrivava in pista dopo una settimana di duro lavoro in officina: se si fosse dedicato solo a guidare avrebbe vinto più titoli di Juan Manuel Fangio” ha ammesso anni dopo un avversario. ANCORA UN TITOLO CON HULME Nel 1967 si è visto portare via il titolo da Denny Hulme, il compagno di squadra neozelandese e da allora Brabham ha faticato per tre stagioni: conquista l’ultimo successo in Sud Africa nel 1970 quando dice addio alla F.1. Disputa anche il campionato Sport Prototipi con la Matra e chiude la stagione e la sua carriera di pilota alla 1000 Km di Parigi. Con l’uscita di Brabham dalle corse nel 1970, Ron Tauranac è rimasto il proprietario del team che nel 1972 ha ceduto a Bernie Ecclestone. Mister E ha poi vinto altri due titoli mondiali con Nelson Piquet nel 1981 e 1983, poi il team è passato di mano iniziando un lungo declino che ha portato alla scomparsa del marchio nel 1992, dopo il Gp di Ungheria. UNA FAMIGLIA DA CORSA Proprio quest’anno David, uno dei figli che ha anche corso in F.1, ha vinto la causa sull’uso del nome e si era ventilata l’ipotesi che il marchio potesse tornare nel Circus rinominando un team. Sir Jack, era stato insignito del titolo nel 1978 dal Governo australiano, è stato il capostipite di famiglia di piloti: Geoff, Gary and David, si sono tolti tutti e tre delle soddisfazioni nelle diverse categorie e già arriva la terza generazione con Matthew, figlio di David, è protagonista negli Usa della Indy Lights. Buon sangue non mente!

Be part of Motorsport community

Join the conversation
Articolo precedente Ferrari: più investimenti per la Gestione Sportiva
Articolo successivo Hamilton a caccia della quinta di fila a Monaco

Top Comments

Non ci sono ancora commenti. Perché non ne scrivi uno?

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Svizzera