Renault R.S.20: qualche idea curiosa emerge dai rendering
La Casa francese ha portato i giornalisti a Parigi per il lancio della monoposto 2020 che non si è vista. La R.S.20 è rimasta a Enstone, ma gli uomini del team e i piloti hanno potuto commentare alcuni rendering che sono stati mostrati. La vettura si vedrà solo ai test invernali di Barcellona.
Renault R.S.20
Renault
F.1 analisi tecnica di Giorgio Piola
Giorgio Piola è l’esperto di tecnica di Formula 1 che segue i Gran Premi dal 1964. Il giornalista italiano è considerato il più autorevole divulgatore dei segreti delle monoposto: i suoi disegni e le animazioni permettono di scoprire le novità introdotte dai team ai Gp.
La R.S.20 a Parigi non si è vista. È rimasta a Enstone nella factory inglese della Renault. Fisicamente la si scoprirà solo nei test invernali di Barcellona che inizieranno il 19 febbraio perché non volevano mostrare una macchina finta.
L’avvio della stagione per la Casa francese è stato problematico visto che ha portato nell’Atelier Renault degli Champs-Élysées la stampa internazionale solo per mostrare alcuni rendering della macchina 2020.
Nella Capitale francese, almeno, c’era tutto lo stato maggiore della squadra. E Cyril Abiteboul, capo del progetto F1, ha promesso il ritorno del marchio della losanga al quarto posto nel mondiale Costruttori dietro ai tre top team, mentre Alain Prost ha lasciato intendere che l’obiettivo è di tornare sul podio.
Nel 2019 la Renault è incappata in un anno difficile. Dopo aver ammodernato la factory di Enstone ci si aspettava che la R.S.19 avrebbe tratto dei grandi benefici dalle infrastrutture modernissime. Così non è stato e, sebbene, il team sia composto da circa 1200 persone (fra telaio e motore) ha profondamente deluso le aspettative.
Via Nick Chester, storico capo progetto che probabilmente aveva finito il suo filone creativo, e dentro Pat Fry, il tecnico che ha rilanciato la McLaren prima di tornare a Enstone. C’è stato un cambio di filosofia dal quale la squadra anglo-francese dovrebbe beneficiare.
È curioso che della R.S.20 sia stata tenuta nascosta la parte anteriore per cui possiamo aspettarci qualcosa di insolito in quell’ambito. La monoposto gialla sembra avere qualche curiosità degna di nota anche nel resto della vettura, segno che finalmente c’è un po’ di vitalità nello staff tecnico.
Parlavamo dell’anteriore e non è passato inosservato il fatto che il muso si stringe in modo significativo davanti al vanity panel, segno che potrebbe essere stata seguita la tecnica costruttiva della Mercedes che negli ultimi due anni ha lavorato sodo per ridurre la resistenza all’avanzamento del naso.
Le immagini mostrano un puntone della sospensione anteriore che quasi arriva all’altezza massima concessa dalla scocca e che lascia intuire, quindi, la delibera di una soluzione piuttosto spinta, insieme alla conferma del bracket sul triangolo superiore. La parte superiore del telaio pare sia scavata con una nervatura ai lati per raggiungere le misure imposte dalla FIA.
Lo sfogo dell’S-duct è largo quanto la scocca e ai bordi evidenzia i due flap che servono a convogliare il flusso nelle pance. La bocca dei radiatori è stata istituzionalizzata sulla scelta della Red Bull con i due profili alari sovrapposti e l’andamento delle fiancate si è sensibilmente ristretto alle spalle del pilota. Anche la Renault beneficia di un cambio più piccolo che permette di allargare i canali che portano il flusso all’estrattore posteriore centrale.
A Enstone hanno rivisto la parte posteriore modificando il sistema di raffreddamento della power unit. Non ci è sfuggito il fatto che dietro all’attacco dell’Halo ci siano due prese Naca piuttosto vistose che quasi certamente alimentano i radiatori dell’ibrido, permettendo di ridurre la superficie dell’airscope che in passato era il più grande del Circus. Si tratta di un buon passo verso una migliore efficienza dell’alettone posteriore.
Ai lati dell’abitacolo ci sono gli sfoghi d’aria a saracinesca per estrarre il calore dalla power unit di Viry Chatillon, visto che l’apertura in coda alle fiancate è stata ridotta rispetto allo scorso anno, quando la R.S.19 era una delle monoposto più “affamate” di aria, segno che è stato fatto un importante passo avanti sull’affidabilità del 6 cilindri turbo.
Una certa accuratezza nel lavoro di sviluppo si osserva nelle piccole pinnette sagomate che compariranno ai lati delle protezioni della testa: servono a raggiungere l’altezza minima del regolamento ed è curioso che questo aspetto lo si ritrovi sulla Red Bull e, per esempio, non sulla Ferrari.
A osservare il rendering si può aggiungere che la sospensione posteriore pull rod ha il tirante che non si infulcra al porta mozzo, ma si attacca al bracket esterno che solleva il triangolo superiore. La Renault ha scelto di montare due scarichi della valvola wastegate ai lati del terminale centrale, ma in basso. Come sarà la vera R.S.20? Lo scopriremo a Barcellona…
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