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Red Bull senza nuove prove: bocciata la revisione di giudizio!

Il collegio dei commissari sportivi del GP di Gran Bretagna ha rifiutato la revisione di giudizio proposta della Red Bull sulla pena da infliggere a Lewis Hamilton dopo l'incidente al primo giro con Max Verstappen a Silverstone. Gli esponenti della squadra di Milton Keynes non sono riusciti a portare nuovi elementi significati nel dibattito che si è svolto oggi pomeriggio in video conferenza e hanno confermato di non dover procedere oltre.

L'auto di Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B è caricata sul carroattrezzi dopo l'incidente

L'auto di Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B è caricata sul carroattrezzi dopo l'incidente

Sutton Motorsport Images

È finita come ci aspettavamo: il collegio dei commissari sportivi del GP di Gran Bretagna ha deciso di non modificare la penalità che era stata inflitta a Lewis Hamilton per essere stato il colpevole prevalente nell’incidente alla curva Copse durante il primo giro con Max Verstappen.

La Red Bull, che ha fatto ricorso all’articolo 14 del Codice Sportivo Internazionale per chiedere un’istanza di revisione, non è riuscita a portare nuove e significative prove per convincere i giudici di primo grado ad emettere una nuova sentenza che aumentasse la pena del sette volte campione del mondo.

Proprio come era già successo in occasione del GP del Canada 2019, quando la Ferrari sperò di far modificare il verdetto che puniva Sebastian Vettel per la chiusura fatta a Lewis Hamilton dopo un taglio di chicane, il “rito” che non ha portato a niente si è ripetuto oggi pomeriggio e, probabilmente, questo giudizio metterà definitivamente la parola fine a chi vuole usare questo strumento legislativo nella speranza di cambiare un giudizio espresso dal collegio dei commissari sportivi.

La disponibilità di prove inequivocabili (riprese tv, telemetrie, testimonianze) in tempo quasi reale rendono difficile se non impossibile trovare nuovi elementi utili a cambiare le carte in tavola: la Red Bull ha portato dei dati GPS per sostenere la colpevolezza di Hamilton, ma si trattava di elementi già a disposizione dei commissari sportivi e, quindi, non hanno fatto testo.

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La Red Bull, che poteva difendersi con il team manager, Jonathan Wheatley, e due testimoni (Christian Horner e Ben Waterhouse), non ha chiamato Max Verstappen, preferendo tenerlo al di fuori del dibattimento che si è svolto in video conferenza. La Mercedes per la difesa ha schierato il direttore sportivo Ron Meadows e gli ingegneri Andrew Shovlin e James Vowles.

La squadra di Milton Keynes sperava di aggravare la posizione di Lewis Hamilton cercando di dimostrare l’intenzionalità del pilota inglese nella manovra che ha causato l’incidente.

Per Helmut Marko l’aspettativa era di una squalifica di una gara per il pilota della Mercedes, ma gli argomenti portati per sostenere questa tesi non sono stati supportati da fatti che hanno permesso di modificare il giudizio già espresso da Nish Shetty, Dennis Dean, Loic Bacquelaine, Eric Cowcill e il nostro Emanuele Pirro.

Da domani si torna in pista per le prove libere del GP d’Ungheria cercando di cancellare le scorie di queste ultime due settimane che hanno certamente surriscaldato il clima fra i due contendenti del mondiale di F1. Verstappen mantiene otto punti di vantaggio nella classifica piloti, mentre alla Red Bull ne restano quattro in quella Costruttori.

Gli avvocati hanno finito il loro lavoro: ciascuno ha recitato la sua parte in commedia perché niente cambiasse. La parola torna alla pista come è giusto che sia. E vinca il migliore…

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