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Prost: "Vettel potrebbe raggiungermi a quattro titoli"

Alonso è lo sfidante naturale del tedesco. Dal 2014 con il turbo saranno loro due i mattatori

Prost:
Passano gli anni, ma Alain Prost non cambia. Poche parole, ma sempre centrate che spiegano con chiarezza anche concetti complicati. Un pizzetto gli sbianca il volto e qualche ruga di espressione in più testimoniano l’incedere inesorabile del tempo, eppure mantiene una forma fisica smagliante per i suoi 55 anni. Di chi continua a praticare lo sport con puntualità (ama andare in bicicletta) e non deve litigare con le diete. Ha mantenuto la forma mentis del campione. Per quattro volte hai messo il tuo nome nell’albo d’oro del mondiale piloti di F.1. Sei terzo nella classifica di tutti i tempi, dietro a Michael Schumacher e Juan Manuel Fangio e potresti essere raggiunto sul podio da Sebastian Vettel già quest’anno… “Sebastian parte come grande favorito, mentre dietro di lui la lotta è aperta. Fernando Alonso resta il suo avversario più pericoloso, ma non dimentichiamoci dei due della Lotus, Raikkonen e Grosjean, e non sono fuori gioco nemmeno i piloti di Mercedes e McLaren. La squadra di Woking non è detto che abbia sbagliato a puntare su un giovane come Sergio Perez. I top team saranno competitivi subito, mentre non ho capito dove è per davvero la Mercedes: potrebbe diventare la guastafeste in alcune gare”. Incontriamo Alain nella sede della Renault F1 a Viry Chatillon: il transalpino è tornato ad essere l’ambasciatore del marchio francese e non poteva mancare al vernissage sul prototipo del motore V6 Turbo. Prost ha conosciuto la prima era dei motori turbocompressi, per cui può dare un giudizio di causa su come cambierà il modo di guidare per i piloti l’anno prossimo… ”Adesso è difficile da dire, ma vedremo certamente un modo di guidare diverso. Il pilota dovrà gestire vari sistemi: non ci sarà solo il turbo come novità importante, ma dovrà fare i conti anche con i motori elettrici dell’ERS e del KERS. Insomma non sarà chiamato solo ad andare il più forte possibile, ma dovrà ottimizzare il rendimento dei diversi elementi che comporranno il motore 2014”. Quali sono i piloti che meglio si adatteranno al turbo? ”Certamente Vettel, ma anche Alonso che è molto coinvolto nel lavoro di sviluppo della Ferrari. Ci vogliono piloti curiosi, che hanno voglia di conoscere ogni aspetto del funzionamento della loro macchina. Quelli istintivi avranno qualche difficoltà in più di adattamento perché bisognerà sapere quando caricare i sistemi elettrici e quando scaricare la potenza extra. Sono automatismi che non si imparano facilmente e che si devono comprendere a fondo. Oggi si può andare al simulatore per avere un buon aiuto, ma io andavo al banco prova per capire come lavorava il turbo. Chiedevo ai tecnici quando entrava in azione la turbina e seguivo dal vivo almeno un run di una ventina di giri. L’ho fatto sia con il motore Tag-Porsche che con quello Renault, mentre non mi è stato permesso dalla Honda”. Ci sono grandi differenze fra i piloti della tua generazione e quelli di oggi? ”La Formula 1 è cambiata tantissimo, ma non le attitudini di un campione: io ero molto attento a mettere a punto una monoposto che sapesse rispettare le gomme, curavo il consumo dei freni e quello di carburante. Sono sempre stato affascinato dalla tecnica delle macchine e dalla capacità dei tecnici di saperle evolvere interpretando le regole con soluzioni geniali. Credo che con il turbo torni d’attualità quel modo di leggere le corse…”. Il presidente di Renault F1, Jean Michel Jalinier, è convinto che la Casa francese costruisca il V6 turbo per continuare la tradizione vincente… ”Le ragioni sono principalmente due: la Formula 1 è lo strumento di comunicazione mondiale che raggiunge milioni di spettatori anche nei mercati dell’auto emergenti e con il turbo si rilancia una tecnologia molto evoluta che avrà un’importante ricaduta sul prodotto di serie. La ricerca delle corse tornerà ad essere utile nella riduzione dei consumi e delle emissioni sulle macchine di tutti i giorni, per cui gli ingenti investimenti avranno una ricaduta positiva”. C’è chi sostiene che Ferrari e Mercedes siano favorite dal farsi tutto da sole, telaio e motore: cosa ne pensi? “Forse sarà un po’ più difficile, ma il vero problema penso che sia riuscire a soddisfare le esigenze di quattro squadre diverse, se non di più. Renault dovrà lavorare in modo stretto con i due team principali, mentre gli altri dovranno adattarsi a quanto gli verrà offerto”. La regola del consumo è valida? ”Non sarà il solo aspetto da tenere d’occhio, perché conterà anche la capacità di saper sfruttare l’energia termica del turbo e quella cinetica del KERS. Insomma, stiamo andando incontro a qualcosa di nuovo che andrà interpretato nel modo giusto dai costruttori di motori, dai team e dai piloti. Sarà molto interessante e tutt’altro che scontato…”. Allora avrà il suo peso l’elettronica che saprà gestire tutti questi aspetti delicati: se ci fosse ancora Michael Schumacher si potrebbe dire che quello 2014 avrebbe potuto essere il regolamento adatto per lui… ”Non ne sarei così sicuro. Quante volte abbiamo visto dei piloti che avevano un’immagine e che poi nel lavoro di squadra non corrispondevano affatto a quella realtà. Diciamo che ci vorrà una grande adattabilità del pilota al variare delle situazioni di gara. E poi conta il carisma di un conduttore che riesce a galvanizzare il team dietro di sé. L’aspetto umano nella prestazione non si misura, ma sono certo che alla fine ha il suo peso”. In quanto a carisma, Vettel non sembra proprio irresistibile… ”E’ da vedere. Non è detto. Alla Red Bull si trova come in famiglia: è cresciuto nella squadra e viene coccolato e protetto. Bisognerebbe vederlo in azione in una squadra come la Williams, per esempio, dove l’elemento umano non è prioritario alla ricerca della prestazione. Chissà se sarebbe in grado di ottenere gli stessi risultati…”. Hai provato la Red Bull del 2009: come l’hai trovata rispetto alla Williams con cui hai vinto l’ultimo mondiale? ”Niente di eccezionale. Facile da guidare. Intendiamoci: l’ergonomia della macchina mi è parsa perfetta, mi sono subito trovato a mio agio, ma a parte questo, non è affatto facile andare forte. Cercare il limite diventa difficilissimo con ogni macchina. Sono rimasto molto più sorpreso dal tornare al volante della mia Williams del 1993: mi sono domandato come potessi vincere con quella monoposto, molto impegnativa e difficile”. Lo sguardo di Alain s’illumina, ma il tempo che ci viene concesso è finito. Il meglio della chiacchierata, forse, potrebbe cominciare proprio adesso…

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