Presentazione spettacolare ma senza fronzoli quella della nuova
McLaren di
Formula 1. Del resto i fronzoli non servono quando si dispone di uno scenario quale il
McLaren Technology Center. È bastato sistemare la monoposto sotto il classico telo nel lungo e ampio corridoio che si snoda dietro la vetrata curvilinea del moderno edificio per creare un’ambientazione unica. Si perché il “corridoio” dell’
MTC è una specie di museo delle più rappresentative vetture da corsa prodotte dalla
McLaren in ormai cinquan’anni di storia (si compiranno il prossimo 2 settembre) e la vetrata si affaccia su uno splendido laghetto artificiale che termina proprio contro l’edificio.
A completare lo spettacolo, sul lato opposto la stradina d’accesso a un certo punto si anima con la comparsa cadenzata di altre auto che hanno fatto la storia della Casa: la
M8D CanAm del 1970, la
M23 F.1 di Fittipaldi del 1974, la
MP4-4 di Senna del 1988, la
F1 GTR turismo che vinse la 24 Ore di Le Mans del 1995 e infine la
MP4-13 di Hakkinen e
MP4-23 di Hamilton. Una ad una le auto entrano rombando nell’edificio, percorrono a motore acceso il corridoio, passano davanti alla
MP4-28 ancora coperta e poi vengono parcheggiate all’altra estremità del corridoio presso le vetrine che raccolgono gli innumerevoli trofei sportivi conquistati dalla
McLaren in tanti anni di corse.
L’incontro si apre con la proiezione di un suggestivo film in cui un pilota in tuta e casco anni 60 è ripreso di spalle mentre percorre la pista deserta dell’autodromo di Goodwood. E camminando rievoca la propria vita sportiva. Quel pilota è
Bruce McLaren: la sua passeggiata si ferma davanti alle tracce di un’uscita di pista e ai segni dello schianto contro le protezioni. Sono i segni della sua fine, di quell’incidente del 2 giugno 1970 mentre collaudava la
M8D Can Am, che gli costò la vita. “
Ho sempre spinto l’auto al limite, in pista, nei box, in officina” dice il fondatore della
McLaren. Il
McLaren Technology Center di oggi è l’ideale eredità, raccolta prima da
Teddy Mayer e poi da
Ron Dennis, di quella tenacia e di quel sacrificio.
A riportare tutti al presente sono le due auto che chiudono la serie delle
CanAm e F.1, ovvero le due Gran Turismo della
McLaren, la
12C Cabrio e la futuristica
P1 dalle quali scendono
Checo Perez e Jenson Button. L’ovazione copre il rombo dei motori e si inizia. Rievocazioni dell’inverno, della scorsa stagione (“
Per me il Gp di Malesia è stato la gara più dura come impegno, mentre la più brutta è stata il Gp del Canada”, dice
Button), emozioni di oggi (“
Vedere il mio nome su una F.1 della McLaren è una scossa fortissima”, dice
Perez approvato dall’applauso dei suoi famigliari che siedono in tribuna).
Poi si va nel tecnico: “
La MP4-28 ha lo stesso colore e sembra la stessa macchina del 2012 – dice il team principal della
Vodafone McLaren Mercedes, Martin Whitmarsh –
ma in realtà è completamente diversa. Quest’anno arriveranno pneumatici Pirelli con nuove costruzioni e nuove mescole e questa è una novità positiva e interessante. Ora conosciamo meglio le gomme e credo che non ci riserveranno sorprese”. Il managing director,
Jonathan Neale che affianca
Whitmarsh dice che nel 2012 alla McLaren è mancata la consistenza: ”
Avevamo la macchina più veloce all’inizio e alla fine della stagione, ma abbiamo attraversato una fase centrale poco positiva. Quest’anno dobbiamo capire subito lo sviluppo da seguire per la MP4-28”.
Infine tornano in scena i piloti per dire che cercheranno di vincere in ogni Gran Premio, che
Red Bull, Ferrari, Mercedes e Lotus avranno delle buone chance di successo, che non vedono l’ora di mettersi al volante della nuova macchina…
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