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Nei segreti del simulatore della Ferrari

Siamo entrati nel "sancta sanctorum" di Maranello dove la Rossa 2012 gira già da tempo...

È un cubo di cemento nel cuore del Reparto Corse a Maranello. Immaginate una struttura di tre piani all'interno del quale c'è una stanza vuota con il “ragno”. Non ci sono aperture che danno all'esterno, non filtra la luce, ma c'è l'illuminazione artificiale, anche se è il buio l'ambiente più naturale. Chi ha il privilegio di affacciarsi dalle finestre della sala di controllo ha la sensazione di trovarsi in una sorta di cinema 3D. La percezione è di uscire dalla realtà per immergersi in un mondo virtuale che lega il presente al futuro. È in questa sala che la Ferrari cela il suo simulatore. Ha ragione il presidente Luca di Montezemolo, quando parla di una Formula 1 con caratteristiche sempre meno automobilistiche e sempre più aero-spaziali. Con il divieto dei test in stagione (è concessa solo una sessione di tre giorni al Mugello in maggio) l'interazione fra le novità della galleria del vento e il simulatore diventa determinante nello sviluppo di una monoposto competitiva. E così i soldi che ipocritamente non si spendono in pista (per la Ferrari disporre di Fiorano e Mugello è un costo...) si investono nella simulazione. Parliamo di milioni di euro per l'installazione del “ragno” e per il continuo aggiornamento dei programmi. Al centro della sala c'è una piattaforma curata dalla Moog, alla quale si accede con una scaletta, proprio come se si fosse in una navigella: si tratta di una struttura in alluminio e materiali compositi che ospita l'abitacolo di una monoposto ed i dispositivi per la visualizzazione delle immagini e la diffusione del suono. Quando si mette in... moto, il “ragno” si alza al centro della sala grazie agli attuatori controllati elettronicamente, sei bracci telescopici che muovono un'astronave di 2 tonnellate in grado di riprodurre qualsiasi movimento in tutte le direzioni, ricostruendo in questo modo parte delle sensazioni percepite dal pilota. Il “ragno” ha movimenti bruschi e repentini e asseconda accelerazioni e frenate, oltre che eventuali dislivelli. Il tester, insomma, si ritrova seduto nell'abitacolo della sua monoposto, ma è avvolto da cinque megaschermi che coprono una visuale di oltre 180 gradi nei quali si riproduce lo scenario che il pilota vedrebbe se fosse realmente alla guida di una macchina reale, inclusa la visione offerta dagli specchietti retrovisori. Concepiti dall’industria aeronautica per allenare i piloti di aerei, i simulatori sono diventati sempre più importanti per la Formula 1 anche in coincidenza con la progressiva diminuzione dei test in pista. Nell’immaginario collettivo i simulatori sono delle versioni allargate dei videogiochi ma la realtà è decisamente più complessa. L'unità di elaborazione centrale è basata su "10 calcolatori multi-processore con una memoria totale di oltre 60 GB RAM; la mole di dati che può essere prodotta è di circa 5 GB al giorno. Il sistema audio è Dolby Surround 7.1 con una potenza di 3500 W, mentre per quanto riguarda il video il pilota si affida a 5 schermi per un angolo visivo superiore ai 180°, mentre la potenza installata è di circa 130 kW. C'è un team di tecnici che si occupa dello sviluppo dei sistemi e altri che, invece, implementano i dati raccolti in pista perché il percepito dal pilota sia sempre più realistico. “Il lavoro su una nuova pista inizia creandone il modello, utilizzando i disegni CAD, dati, foto e, talvolta, il rilievo con il laser del tracciato stesso – spiega Gabriele Delli Colli, che segue lo sviluppo e le operazioni del simulatore della Scuderia Ferrari – successivamente inizia il lavoro vero e proprio al simulatore con la definizione di un primo assetto base della macchina”. Il “ragno” è sempre più utilizzato... “Di solito una giornata al simulatore comincia alle nove di mattina e si conclude verso le tre del pomeriggio, dopo che sono stati completati dai 15 ai 20 run pari a circa una settantina di giri – spiega Delli Colli – In funzione degli obiettivi, di solito si comincia con una sessione rivolta allo sviluppo della vettura, provando differenti opzioni rispetto alla base di partenza. Se invece si lavora su una pista nuova, allora ci si concentra di più sulla conoscenza del tracciato, sempre partendo da un assetto standard iniziale. Inoltre, si cerca di capire se ci sono dei punti in comune con altri tracciati che possono essere utili per il nostro lavoro di sviluppo”. Sono diversi i piloti che lavorano al simulatore Ferrari. Oltre ai piloti titolari Alonso e Massa, vengono utilizzati anche Davide Rigon e Andrea Bertolini e hanno accesso all'astronave pure i piloti della Ferrari Driver Academy come Julien Bianchi e Sergio Perez. “Abbiamo dei collaudatori con vari livelli di esperienza che sviluppano il simulatore e il modello ma la decisione finale su eventuali sviluppi spetta a Felipe e Fernando che, di solito, vengono qui almeno una volta al mese per convalidare i risultati – aggiunge Delli Colli – al simulatore bisogna fare molta più attenzione a come viene configurato il modello e la parte più difficile è la definizione della correlazione fra il simulatore stesso e la vettura reale”. Se il simulatore può essere impiegato da un pilota per conoscere una nuova pista e dagli ingegneri per definire un assetto di base può risultare utile anche a pianificare la strategia di gara, come spiega Neil Martin, responsabile del dipartimento Sviluppo Strategie Operazioni: “Quando si va su una nuova pista non disponiamo di dati storici quindi il lavoro deve iniziare diversi mesi prima dell’evento. Dopo aver creato la pista virtuale e averla fatta provare ai piloti si può cominciare a calcolare le forze che agiscono sulla macchina in modo da avere un’idea dei carichi cui saranno sottoposti gli pneumatici: aggiungendo i dati sul livello di abrasività dell’asfalto si inizia a capire quale potrà essere il degrado degli pneumatici, un elemento cruciale per la strategia. Inoltre, si può individuare la traiettoria ottimale oppure valutare le chance di superare o di essere superati utilizzando il DRS”. L'evoluzione del sistema è continua e la sofisticazione cresce con la conoscenza. In occasione della cena di Natale con Luca di Montezemolo i giornalisti invitati hanno avuto il privilegio di sfidarsi sul simulatore della AllSport montato nei box di Fiorano: i tre colleghi migliori hanno effettuato tre giri della pista di Fiorano su quello di F.1. Giulio Delfino di Radio Rai ha vinto il Gp virtuale, mentre noi ci siamo dovuti consolare: abbiamo scoperto cosa provano piloti come Schumacher, Fisichella e Raikkonen che sul simulatore hanno forti conati di vomito...

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