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Minardi: "Ma servono 400 persone per due macchine?"

L'ex team principal della Minardi rivive l'evoluzione del suo team e l'escalation della tecnologia e degli organici

Minardi:

La Formula 1 si interroga su come ridurre i costi, senza trovare degli strumenti adeguati per limitare le “voglie” dei top team e difendere le piccole squadre, che, al contrario stanno soffrendo una cronica mancanza di liquidità nel tentativo di andare all’inseguimento dei “grandi”. Gabriele Tredozi, ex direttore tecnico di Minardi, Toro Rosso e progettista dell’HRT, sostiene da sempre che chi dispone di risorse minori, deve stare al gioco con idee completamente diverse da quelle comuni, percorse già da chi dispone di più finanziamenti, più uomini, più tecnologia. Cercare il successo, le prestazioni, con la forza delle idee e dell’innovazione.

Gian Carlo Minardi è stato un grande assertore di questo modo di pensare. E proprio l’ex team manager faetino nel suo sito ha iniziato un’interessante disamina che parte dalla tecnica, ma arriva molto più in profondità…
“E’ incredibile come sia cambiato il mondo della F.1, senza accorgercene, e i passi da gigante fatti dalla tecnologia. Ma viene da chiedersi se sia necessario tutto questo? Negli anni ’80 per costruire due monoposto si impiegavano 22-23 persone. L’ufficio tecnico era costituito da una stanza di 26 mq. Oggi, nonostante l’aiuto della tecnologia, i team contano oltre 400 dipendenti. Certamente le vetture e l’aerodinamica sono più complesse, ma pur concedendo spazio all’evoluzione, mi pare si sia giunti a livelli di staff incredibili”.

L’epoca della Minardi sembra lontana anni luce, ma parliamo solo di tre decenni per tornare alle origini…
“Nel 1984 i telai erano già costruiti con i materiali compositi, fibra di Carbonio e Kevlar, mentre la carrozzeria veniva realizzata a mano. La difficoltà era di fare la pancia sinistra uguale a quella di destra. Le macchine erano artigianali. La chiusura del pozzetto degli ammortizzatori, il “cupolino” era realizzato in lamierino modellato a mano dal fido Otello, carrozziere storico della Ferrari di fine anni ‘60. Insomma fino ai primi anni ‘80 ogni pezzo veniva realizzato manualmente, prima di essere portato in galleria del vento”.

Poi c’è stato l’avvento dei computer che ha rivoluzionato ogni approccio…
“Nel 1988 in Minardi aveva fatto il suo ingresso in azienda la FTP, una macchina a controllo numerico a tre assi. Una volta realizzato il disegno si vedeva “crescere” la macchina. Quindi è arrivata la “JOBS”, ovvero una macchina utensile con controllo su cinque assi che permetteva di realizzare la sagoma completa della scocca, modellando un blocco di resina, attraverso le matematiche rappresentative delle superfici esterne prodotte dai progettisti al CAD. Questo primo esemplare serviva per ottenere lo stampo su cui realizzare il telaio della vettura in carbonio”.

E ora siamo arrivati alla prototipazione rapida, un altro step che ha cambiato l’organizzazione del lavoro…
“Attraverso la solidificazione a mezzo laser di una resina liquida si ottenevano gli elementi “finiti” utilissimi soprattutto per realizzare le parti del modellino usare in galleria del vento. La prototipazione rapida è una tecnologia che ha permesso di velocizzare la produzione dei pezzi per la galleria. La Minardi è stata tra le prime aziende a disporre di questa tecnologia, certamente la prima in F.1 ad istallare una 3D Systems-SLA® 7000, un passo che poi è stato seguito a breve da alcuni top team. Realizzato il primo studio al computer con tecnologie Cad, veniva costruito direttamente il modellino in scala 1/2 per andare in galleria del vento”.

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