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Mercedes - Red Bull: una battaglia che è a tutto campo

Verstappen era il grande favorito per la pole con la Red Bull, mentre Hamilton sembrava condannato a un'altra gara diffivcile come Monaco. Le qualifiche, invece, ci hanno dipinto uno scenario del tutto diverso con il campione del mondo capace di cogliere un'inattesa prima fila davanti all'olandese. Scopriamo quali sono gli scenari in vista della gara, tenuto conto delle fibrillazioni che riguardano anche le ali flessibili.

Lewis Hamilton, Mercedes W12, lascia il garage

Lewis Hamilton, Mercedes W12, lascia il garage

Steve Etherington / Motorsport Images

Aver perso la pole position è stata causa di una parte della rabbia di Max Verstappen. L’altra metà del disappunto del leader del Mondiale (mal celato), è essersi ritrovato dietro Lewis Hamilton dopo due giorni in cui la Mercedes era di fatto scomparsa dai radar.

Le due cattive notizie hanno fatto tuonare Max: “Che qualifica stupida!”, ha commentato a caldo l’olandese additando i piloti colpevoli di aver causato le bandiere rosse che hanno frammentato il pomeriggio di Baku.

Nella foga Verstappen si è scordato che qualche ora prima, nella sessione FP3, era finito egli stesso nelle bandiere della curva 15, causando una bandiera rossa e costringendo i meccanici della Red Bull agli straordinari.

È un confronto tesissimo, quello che vede contrapposti i tandem Mercedes-Hamilton e Red Bull-Verstappen, una competizione a tutto campo che non si vedeva da molti anni in Formula 1.

E quando le cose non vanno come nelle previsioni (e le aspettative oggi a Baku erano tutte nella direzione dell’olandese) non è facile mantenere la calma. A dirla tutta il disappunto di Verstappen è comprensibile, prima dell’ultimo assalto alla pole, poi vanificato dall’uscita di pista di Yuki Tsunoda, Verstappen si era confermato il più veloce nei primi due settori, e l’uscita dai box per l’ultimo ‘run’ era stata studiata per trovarsi dietro all’Alpine di Fernando Alonso all’uscita della curva 16, posizione ideale per trovare quei tre decimi che nel primo tentativo erano sfuggiti per non aver sfruttato al meglio la scia di Sergio Perez.

Piano fallito, ovviamente senza responsabilità da parte della Red Bull e di Verstappen, ma Max deve guardare anche il bicchiere mezzo pieno, visto il tempo che gli è valso la terza posizione è risultato più veloce di soli due millesimi rispetto a Pierre Gasly, e tredici a Sainz, ovvero se gli avesse detto proprio male, oggi poteva ritrovarsi quinto.

Come due settimane fa a Monte Carlo, Verstappen ha dovuto incassare una sconfitta quando tutto sembrava essere dalla sua parte, ma Monaco ha insegnato che davanti ad una vittoria i problemi in qualifica diventato solo un ricordo sbiadito, visto che i punti e il podio sono un affare che riguarda solo la domenica.

La storia dei 51 giri in programma domani a Baku deve però essere ancora scritta, e il copione non è proprio chiaro. Di solito il sabato sera vengono ripresi i dati ricavati dai long-run del venerdì, ma dopo quanto fatto vedere in qualifica da Lewis Hamilton, non è detto che la serie di numeri e grafici stampati dopo la sessione FP2 sia ancora assolutamente affidabile.
“Abbiamo visto che la Mercedes oggi ha cambiato parecchio la configurazione delle sue monoposto – ha giustamente sottolineato Christian Horner – e non sappiamo come si comporterà domani in gara”.

Il dato più evidente dei progressi confermati dalla Mercedes tra venerdì e sabato è l’incremento della velocità massima garantita dall’ala posteriore meno carica (scelta da Hamilton), e solo domani scopriremo se le difficoltà manifestate da Lewis e Bottas venerdì nel portare in temperatura le gomme sono state risolte dai tecnici in modo definitivo.
“Non abbiamo avuto esitazioni nel provare delle soluzioni anche un po' estreme – ha ammesso Toto Wolff – la sessione FP3 ci ha dato le risposte che speravamo. Nelle simulazioni di gara ieri abbiamo raccolto indicazioni positive, quindi mi aspetto che domani saremo in una buona posizione”.

Quanto buona? Un interrogativo che tormenterà non poco la Red Bull e Verstappen fino al via della gara di domani.

Andando a sfogliare i riscontri delle precedenti edizioni del Gran Premio di Azerbaijan, emerge anche un impatto importante delle strategie di gara, ed in particolare dell’undercut, che a differenza di Monaco sul circuito di Baku ha sempre garantito un buon vantaggio.

Ma la variabile più temuta è indubbiamente la safety car, soprattutto in casa Red Bull. “È difficile pensare che riusciremo a completare la gara senza una safety car – ha confermato Horner - la quantità di bandiere rosse che abbiamo visto in questi giorni non fa che confermarlo”.

Insomma, è un puzzle complesso, ma soprattutto molto più complesso di quello che la Red Bull e Verstappen avevano ipotizzato venerdì sera.

Sempre che bastino poi i 51 giri in programma a proclamare il vincitore del Gran Premio d’Azerbaijan. F

ino a quando i verdetti di gara non saranno ufficializzati in modo definitivo dalla FIA, ci sarà un orecchio teso verso la porta della sala che ospita il collegio del Commissari Sportivi, perché oltre al confronto in pista, nel weekend di Baku c’è anche quello nel paddock sul tema delle ali flessibili, tra allusioni, battute e minacce neanche troppo velate di reclami.

È un confronto a tutto campo, quello tra Red Bull e Mercedes, e l’escalation della temperatura degli animi, porta a considerare che è meglio non dare nulla per scontato.

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