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Mercedes: il momento chiave è stato nel primo pit stop

La squadra campione del mondo ha posto le basi al successo di Hamilton con una strategia di gara aggressiva anticipando la prima sosta dell'inglese: la Red Bull non ha reagito subito, tenendo Vestappen in pista, così Lewis è riuscito a prendere il comando del GP del Bahrain. Analizziamo i momenti che hanno determinato il risultato di Sakhir: fondamentale è essere velocissimi nel giro di rientrp in pista.

Lewis Hamilton, Mercedes W12, effettua un pit stop

Foto di: Steve Etherington / Motorsport Images

Il lunedì post-gara è tradizionalmente il momento delle analisi della gara, con dati ed impressioni dei protagonisti che fanno luce su eventuali errori o sulle scelte che hanno fatto la differenza. E all’indomani del Gran Premio del Bahrain è emerso un buon campionario di entrambe le situazioni, identificando i momenti chiave che hanno determinato le posizioni sul podio di Sakhir.

Per molti anni gli ingegneri della Red Bull hanno pianificato le loro strategie di gara basandosi sulle scelte della Mercedes. Consci che a parità di strategia erano di fatto battuti a causa della superiorità tecnica degli avversari, spesso hanno giocato la carta alternativa a quella che era la scelta fatta dal muretto Mercedes, una politica che in alcuni casi ha anche funzionato.

Ma ora il quadro è differente, perché la RB16B in Bahrain era la monoposto più veloce in pista, e di fatto tra i due ‘muretti’ la situazione si è capovolta. Gli strateghi della Red Bull a fine gara si sono scusati con Verstappen, sottolineando quanto sia più difficile fare la prima mossa quando ci si trova al comando della gara. Ma vediamo nel dettaglio cosa ha fatto la differenza nei 57 giri di Sakhir.

Red Bull si fa sorprendere al primo pit-stop

Verstappen ha sfruttato al meglio la pole position, scattando al comando e dettando il ritmo nei primi giri di gara. Gli strateghi della Mercedes già dopo il decimo giro di gara hanno iniziato a monitorare l’apertura della finestra per la prima sosta di Hamilton, che proseguiva la sua gara in seconda posizione.

La condizione necessaria indispensabile era quella di avere un gap di 23 secondi sul gruppo alle spalle dei primi tre, formato da Norris, Leclerc, Riccardo, Stroll, Alonso e Sainz per non trovarsi imbottigliati nel traffico una volta rientrati in pista. La svolta è arrivata al giro 11, quando Alonso si è fermato ai box costringendo tutti gli altri piloti nel gruppo ad effettuare il pit-stop per non subire l’undercut da parte dello spagnolo.

Questo è stato il momento chiave della gara, ma la Red Bull (che avrebbe potuto chiamare ai box Verstappen al giro 12) non lo ha fatto, e al muretto Mercedes non è sembrato vero. È scattata subito la chiamata a Hamilton, che dopo la sosta in un solo giro aveva già guadagnato il margine che gli avrebbe consentito di sfilare al comando dopo un’eventuale sosta della Red Bull.

La scelta Mercedes di anticipare il pit-stop non è stata priva di rischi (legati alla durata delle gomme) ma di fatto era l’unica chance per poter superare la Red Bull, e nel box campione del mondo non hanno esitato a farla.

Hamilton ha posto le basi del successo nel primo stint

Se la Mercedes è riuscita nell’operazione ‘undercut’ non è stato solo merito del tempismo degli strateghi e della ‘dormita’ del muretto Red Bull. Nel briefing tenuto prima della corsa era stato valutato con Hamilton che l’unica chance era quella di non consentire a Verstappen di accumulare un vantaggio superiore ai due secondi, perché viceversa avrebbe avuto la possibilità di effettuare la sosta il giro successivo a quello di Lewis tornando in pista in prima posizione.

E Hamilton nel primo stint ha dato tutto il possibile per rimanere in quella finestra, arrivando al pit-stop del giro 13 con un distacco di… 1”8 dal leader della gara. C’era solo quella piccola chance, e Lewis l’ha colta, sfruttando le gomme al massimo nella speranza che la prima sosta arrivasse prima del giro 15, come poi è accaduto.

La seconda sosta di Lewis è stata in ‘difesa’

Dopo aver percorso 13 giri con le gomme medie montate al via, ha sorpreso vedere Hamilton imboccare nuovamente la corsia box al giro 28 (con ben 29 tornare da percorrere fino alla bandiera a scacchi) per la seconda sosta. Il pit-stop è stato però indispensabile, e non per degrado e usura legati agli pneumatici hard. Dopo la sua prima sosta Verstappen è tornato in pista al giro 17 alle spalle di Hamilton, separato da un gap di 7 secondi, margine che Max ha iniziato a ridurre giro dopo giro potendo contare su un passo più veloce della Mercedes.

Dopo undici tornate il divario tra Hamilton e Verstappen è arrivato a due secondi, ed è suonato l’allarme nel team Mercedes.

Se la Red Bull avesse richiamato il suo pilota ai box di fatto avrebbe messo a segno a sua volta un undercut su Hamilton, anche se avrebbe comportato percorrere più di un terzo di gara con un set di gomme hard.

Nel box Mercedes non hanno avuto dubbi in merito, ovvero hanno dato per scontato che la Red Bull ci avrebbero provato, ed a quel punto hanno deciso di richiamare Hamilton per evitare questo rischio.

La ‘fretta’ di Verstappen

La decisione della Mercedes a quel punto ha determinato la scelta della Red Bull, ovvero puntare su una strategia opposta allungando il secondo stint di gara di Verstappen nella speranza che nelle tornate conclusive Hamilton accusasse un crollo delle sue gomme.

Dopo il secondo pit-stop Verstappen è tornato in pista a 7,7 secondi da Hamilton, e tutto faceva ipotizzare che l’olandese sarebbe stato comunque in grado di aggiudicarsi il Gran Premio del Bahrain. Ma per vincere avrebbe dovuto superare Hamilton in pista, cosa non semplice come hanno poi confermato le note vicende di gara.

La rincorsa di Max ha confermato ancora una volta che il suo ritmo in gara era il più veloce in assoluto, ma il forcing ha comunque comportato uno stress non indifferente sugli pneumatici. Il piano di Verstappen era quello di restare il minor tempo possibile nella scia di Hamilton, per evitare problemi di surriscaldamento delle gomme, e alla prima occasione ha portato l’attacco.

Dopo aver ricevuto via-radio l’ordine di restituire la posizione, Verstappen ha poi commesso una piccola ma cruciale sbavatura, ovvero spostarsi nella parte sporca della pista per dare strada alla Mercedes, raccogliendo pezzi di gomma che hanno poi determinato una scivolata alla curva ‘13’ nella quale ha surriscaldato ulteriormente le sue gomme. È stato un altro momento chiave per l’olandese, che ha vanificato la possibilità di un assalto finale per aggiudicarsi il Gran Premio del Bahrain.

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