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F1 | McLaren: J'accuse di Brown su budget cap e team B

L’amministratore delegato della McLaren in una lettera pubblicata sul sito del team di Woking scatena una forte polemica sulle squadre ricche che cercano tutte le occasioni per dilatare il limite di spesa. Il manager americano non tollera nemmeno il connubio fra i top team e le rispettive squadre B che distorce i modelli di business di chi è parte del paddock dei GP. Si tratta di uno j'accuse che non passerà senza scatenare forti reazioni.

Zak Brown, CEO, McLaren Racing

Foto di: Steven Tee / Motorsport Images

In una lunga lettera aperta pubblicata sul sito della McLaren, Zak Brown ha toccato diversi punti di discussione tutto'ra aperti in Formula 1, chiarendo la sua posizione in merito ad argomenti spinosi, come il budget cap e il ruolo dei team B, ovvero le squadre legate tecnicamente e finanziariamente a top-team.

L’amministratore delegato della McLaren ha elogiato l’introduzione del budget cap, indicandolo come uno dei motivi principali che hanno consentito alla squadra inglese di rafforzarsi e di tornare ad essere competitiva dopo anni di grande difficoltà.

Allo stesso tempo, Brown ha lanciato dei messaggi precisi contro le squadre che continuano a fare pressioni sulla FIA per aumentare la cifra complessiva a disposizione.
“La nostra opportunità di essere competitivi è stata rafforzata dall'introduzione del budget cap – ha chiarito Brown - il limite di spesa che quest’anno ammonta a 140 milioni di dollari, e i nuovi regolamenti finanziari, offrono a noi e in generale alla Formula 1, un quadro più equo in cui poter competere riducendo l'inevitabile vantaggio che hanno avuto per anni le squadre che si sono potute permettere spese maggiori e migliori risorse. Tuttavia, dobbiamo fare in modo di continuare su questa strada”.

“Alcuni team – attacca Brown - cercano ancora scuse per aumentare il limite di budget, un tentativo per provare a vincere i campionati del mondo con i libretti degli assegni. Le continue pressioni da parte di alcune squadre per aumentare il tetto dei costi motivando la richiesta con i danni che si possono riportare in una gara sprint, è un chiaro esempio".

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"Lo scorso anno si è visto chiaramente che non ci sono stati incrementi sostanziali di danni a causa della sprint qualifying. Siamo davanti ad un tentativo di proteggere il loro status competitivo, che sentono minacciato, queste squadre tengono lo sport in ostaggio da ciò che è meglio per i tifosi e quindi per lo sport in generale, e sembrano incapaci di accettare che un limite di budget sia una regola che opera nel migliore interesse dello sport”.

La spinosa questione delle sinergie con i ‘B’ team

Un altro punto toccato da Brown è quello delle squadre ‘B’. L’accusa è chiara, e fa riferimento ai top team che hanno una relazione diretta con una squadra minore, potendo trarre un vantaggio tecnico e finanziario grazie a sinergie consentite dalle norme.
“I regolamenti, così come sono oggi, consentono un forte vantaggio a chi dispone di un team B cliente – spiega Brown – e questo non è in linea con il principio di una Formula 1 formata da un gruppo di veri Costruttori che competono tra loro alla pari".

"È uno scenario che sminuisce ciò che significa essere una squadra di Formula 1, uno sport che dovrebbe essere composto da dieci veri Costruttori che ad eccezione della power unit e al massimo del cambio, devono essere in grado di progettare e produrre tutte le componenti rilevanti ai fini delle prestazioni”.

La ‘frecciata’ è chiara, ed è indirizzata a squadre come AlphaTauri, Haas e Aston Martin, che ricevono rispettivamente da Red Bull, Ferrari e Mercedes, non solo la fornitura di motore e cambio.

“In questo momento, c'è troppa diversità tra i modelli di business dei team, e di conseguenza, applicare a tutti le complesse normative e il loro controllo in modo efficace, è inutilmente complicato e spesso di compromesso. L’introduzione del budget cap dovrebbe consentire ai team di avere una propria identità riconoscibile a pieno titolo, senza preoccuparsi di differenze di prestazioni significative legate alle possibilità di spesa".

"In poche parole, la situazione attuale consente alle squadre B di essere molto competitive rispetto ad altri team che sono invece dei veri Costruttori, e alle squadre A di essere molto competitive grazie anche al vantaggio di poter contare sulla propria squadra B. Allo stato attuale significa che una squadra che aspira ad arrivare al vertice deve avere di fatto una squadra B, e questo semplicemente non è Formula 1”.

Brown ha concluso con un’ultima frecciata indirizzata alle squadre B, e al ruolo strategico che ricoprono nelle sedi in cui vengono discussi e votati i regolamenti: “La pressione esercitata dalle squadre A sulle squadre B non è coerente con la promozione di uno sport equo basato sul merito individuale della squadra".

"Questi team (riferendosi ai team B) non lo ammetteranno mai, ma ci sono state occasioni in cui alcune piccole squadre hanno votato contro i propri interessi pur di soddisfare ciò che gli è stato chiesto dalla squadra A”.

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