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Montezemolo: "Ferrari? un agitatore di uomini e idee"

L'ex presidente del Cavallino si è raccontato in un'intervista che andrà in onda su Sky domani

Montezemolo:

La storia di un grande uomo di sport e della sua incredibile avventura professionale, tra successi, momenti difficili e avvenimenti che hanno segnato tutta un’era della Formula 1, l’era vincente della Rossa.

Domani, mercoledì 6 maggio, alle 19.30 su Sky Sport F1 HD e su Sky Sport 1 HD, in onda uno speciale su Luca Cordero di Montezemolo, l’uomo che - prima da Direttore Sportivo e poi da Presidente - ha gestito la Ferrari per ben 23 anni. Tra immagini inedite proveninenti dal suo archivio personale e racconti di personaggi storici che hanno incrociato il suo percorso, Montezemolo ripercorre le fasi più significative della sua storia di uomo di sport e manager.

È sul palcoscenico dell’Auditorium della Musica di Roma che Guido Meda si è fatto raccontare da Luca di Montezemolo la sua “storia da corsa”, con il taglio di una vera rappresentazione teatrale in quattro atti.

Nel primo atto scopriremo ad esempio che i passi iniziali nel suo cammino di amore per i motori Montezemolo li compie quando, ancora bambino, riesce a guidare in campagna un trattore a cingoli. Da studente nell’anno della maturità classica si scopre poi pilota velocissimo in pista al volante di una Fiat 500 per poi approdare negli anni ’70 ai Rally. Dice di sé: "Accadeva tutto di nascosto da mio padre. Il mio nome da pilota era Nerone, per rimanere anonimo. Ero un pilota di quelli che non avrei mai voluto avere da Direttore Sportivo. Esageravo e difficilmente finivo le gare". Racconta di come conobbe Enzo Ferrari da ospite di una celebre trasmissione radiofonica che segnò un cambiamento definitivo nel percorso di quel giovane appassionato.

Nel secondo atto, ecco l’approdo di un giovanissimo Montezemolo alla Ferrari accanto al Drake, le difficoltà di un periodo sportivamente difficile, le avventure del muretto e i primi grandi successi da Direttore Sportivo. Sono gli anni di Niki Lauda al volante della Ferrari. Il rapporto di grande fiducia e amicizia con Gianni Agnelli, segna l’inizio del terzo atto; quello del ritorno a Maranello nel 1991, da Presidente che darà vita alla rinascita aziendale e a un nuovo ciclo di vittorie in un’era che avrà Michael Schumacher per simbolo.

L’ultimo capitolo è incentrato sulle altre sfumature della sua vita di uomo e di imprenditore che, abbandonata la Ferrari, lo vedono oggi impegnato in nuove attività legate allo sport quali la leadership della candidatura di Roma alle Olimpiadi di Roma del 2024.

L'INCONTRO CON ENZO FERRARI
E' vero che la sua vita è un po’ cambiata con una telefonata a una famosissima trasmissione radiofonica chiamata “Roma 3131”?
"Quello è stato uno dei momenti della mia vita che ricorderò sempre per tanti motivi. Questa trasmissione era totalmente reale nel rapporto con chi telefonava. Telefonò un giovane che disse: "Ma basta con questo automobilismo, è uno sport pericoloso, per ricchi, che non serve a niente. Non è uno sport". Io risposi molto duramente: "Guardi che i grandi campioni dell’automobilismo erano meccanici o figli di meccanici, le corse sono molto importanti per lo sviluppo delle tecnologie e anche della sicurezza. Insomma, feci un’autodifesa molto forte e anche un po’ sopra le righe. Ferrari era abituato a mettere la sua radio sulla sua scrivania e mentre rispondeva alla sue lettere ascoltò e telefono alla trasmissione in diretta. Disse: "Chi è quel ragazzo che ha risposto così bene alle fesserie che ho sentito? E’ un ragazzo con personalità". E disse: "Lei mi venga a trovare". Alla prima vacanza utile tornai in Italia e andai a Maranello a trovare Ferrari. Mi fece un po’ parlare e poi disse: "Io avrei bisogno di avere vicino un giovane come lei per aiutarmi a riorganizzare la nostra scuderia". Con sfacciataggine ho risposto: "Non me lo dica due volte perché vengo domani". Ferrari era un grande agitatore di uomini e di idee".

SU MICHAEL SCHUMACHER
"Quando smise di correre aveva tanta voglia di velocità, di continuare a sentire l’asfalto, che fece delle gare di motocicletta ed ebbe un brutto incidente. Fu quell’incidente che gli impedì di tornare sulla Ferrari. Avevo già fatto il contratto con Alonso, lui stette fermo per tre mesi, poi Ross Brawn al Gp di Abu Dhabi lo avvicinò e gli fece l’offerta per la Mercedes. Micheal, che era come un bambino a cui avevi tolto il giocattolo, era pronto a tornare e tornò, secondo me sbagliando, con la Mercedes. Perché uno Schumacher che torna deve vincere e invece lui non ha vinto. Nel vedere dove sta Michael oggi mi viene un groppo alla gola e veramente mi dispiace tantissimo perché è stata una persona molto importante nella mia vita professionale".

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