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Intervista

Leclerc: "In Ferrari ho imparato a essere paziente"

Ecco le risposte che il ferrarista ha dato ai suoi tifosi che gli hanno porto le domande attraverso i social del Cavallino: Charles ricorda la grande pressione patita durante il GP d'Italia e spiega come si mantiene in forma in questa fase di stop.

Charles Leclerc, Scuderia Ferrari

Foto di: Jack Ke

Charles Leclerc ha risposto dalla residenza di Monte Carlo alle domande che i suoi sostenitori gli hanno inviato attraverso i canali social della Ferrari.

L’impazienza di tornare in pista traspare in più occasioni, ma Leclerc ha comunque trovato il modo di sfogare la sua voglia di ritrovarsi al volante della monoposto con un intenso programma di allenamento che sta scandendo le sue giornate.

Le risposte di Charles sono spaziate da presente a passato, sempre con il comune denominatore del “sogno rosso”, avverato ma… che ancora lo sorprende ogni volta che indossa la divisa del Cavallino.

Dopo i primi dodici mesi trascorsi con la Scuderia, Leclerc oggi è una persona più paziente, ed è lui stesso a spiegare il perché.

Come ti senti quando qualcuno sta accorciando la distanza dietro di te ma alla fine riesci comunque a vincere la gara? Mi riferisco, ovviamente, a Monza lo scorso anno…
“Ovviamente l’anno scorso a Monza la situazione era abbastanza tesa: prima era Valtteri alle mie spalle, poi è arrivato Lewis. Avevo molta pressione, soprattutto considerando che stavamo correndo a Monza. L’intera settimana era stata improntata su quella vittoria, io e la Ferrari avevamo tutto il Paese con noi, e ammetto di aver sentito parecchia pressione".

"Ero teso dietro la visiera del mio casco, ma continuavo a dirmi di mantenere la calma e restare concentrato su quello che dovevo fare nella monoposto. Ciò che contava, la cosa più importante, era portare a casa il risultato, è quello che abbiamo fatto! Però sì, c’era un bel po' di pressione…”.

Quali sono state le tue sensazioni il primo giorno che sei arrivato a Maranello?
“È stato tanto tempo fa, avevo 11 o 12 anni. Ero con Jules Bianchi, arrivai in città ma non sono potuto entrare in Ferrari perché non avevo il pass. Ma ricordo che ho guardato la sede dall’esterno e sono rimasto molto impressionato. Sognavo che sarei riuscito ad entrarci un giorno e oggi devo ammettere che per me è un po' più facile avere accesso all’azienda!”

Perché hai scelto il numero 16?
“Volevo il 7, ma era di Kimi. Volevo il 10 ma Gasly mi ha preceduto. Allora ho preso il 16, uno più sei fa sette, ed è anche il mio giorno di nascita”.

Cosa fai prima dell’inizio di un Gran Premio? Hai dei riti particolari?
“Si, inizio con un riscaldamento fisico, ho degli esercizi che faccio con degli elastici. Gioco anche un po' a calcio, per i riflessi, e quando salgo in macchina immagino il giro perfetto”.

Chi è stato il tuo idolo tra i piloti che hanno guidato una Ferrari?
“Il mio idolo tra i piloti Ferrari, ma credo anche per tanti altri, è stato Michael. Ero piccolo e lui vinceva davvero tanto, era impressionante e tutte le volte che guardavo una gara di Formula 1 la mia attenzione era sempre per lui e per la Ferrari”.

A che età sei entrato a far parte della FDA? Cosa ricordi di quel giorno?
“Sono entrato nel 2015, ero andato con mio padre a Maranello, ero timido e avevo un po' di paura, faceva tanto impressione attraversare tra tutte quelle porte tra i vari dipartimenti. Dopo due giorni mi hanno detto che ero stato selezionato, è stato un momento particolare perché mi ha permesso di arrivare dove sono adesso”.

Come mantieni la tua condizione fisica e mentale pur dovendo restare a casa?
“Ho ogni tipo di attrezzo qui in casa, più una bicicletta, pesi, e tutto quello che mi serve per tenermi in forma. Inoltre siamo autorizzati ad allenarci un’ora al giorno all’aperto. Questo è ciò che sto facendo, certo di stare il più possibile vicino a casa, per il momento ci stiamo adattando alla situazione che sicuramente non è ottimale, ma almeno posso continuare a fare alcune cose. Sul fronte della preparazione, alla fine ho tutto quello che serve”.

Hai sempre sottolineato che guidare per la Ferrari è sempre stato il tuo sogno. Come ci si sente quando capisci di aver realizzato ciò che sognavi? Cambieresti qualcosa di ciò che hai fatto in pista fino ad oggi?
“Ci si sente bene, molto bene. È passato un anno da quando sono diventato pilota Ferrari, eppure quando indosso la divisa o la tuta è sempre una sensazione particolare, e continuo spesso a sorprendermi di essere proprio qui…io".

"È un grandissimo onore e adesso non vedo l’ora di tornare in pista. In merito al mio passato, non credo che cambierei nulla, ho commesso degli errori ma hanno fatto parte del mio processo di crescita e mi hanno fatto diventare ciò che sono oggi”.

Qual è la lezione più importante che hai imparato nel tuo primo anno da pilota Ferrari?
“Penso ad avere pazienza. La pazienza è qualcosa di molto importante, ed è un aspetto su cui ho faticato molto in passato. Da quando sono in Ferrari ho capito che serve, non puoi avere tutto e averlo subito, a volte la pazienza serve per poter imparare dai migliori e crescere, come ho fatto osservando Seb e ascoltando la squadra. Le cose hanno bisogno di tempo per sistemarsi e a volte c’è bisogno di aspettare, ecco, io in precedenza ero troppo impaziente”.

In questo momento così difficile e senza gara, senti comunque la presenza dei tuoi fans?
“Certamente! Guardo parecchio e vedo il vostro sostegno, ho avuto modo di vedere che in Italia hanno ritrasmesso in televisione la gara di Monza e ho ricevuto tantissimi messaggi, così tanto da non riuscire a rispondere a tutti!”.

Quando hai imparato la lingua italiana e cosa ti ha spinto a studiarla?
“È stato tutto piuttosto naturale, ho trascorso in Italia l’ottanta per cento della mia adolescenza per le gare di kart e altri impegni, i miei meccanici ed il personale del team in cui ho corso era italiano, così è stata una scelta importante per riuscire ad avere un dialogo diretto con tutti”.

Se avessi la possibilità di incontrare Ayrton Senna, cosa gli chiederesti?
“Difficile… sarebbe un sogno per me gareggiare con lui, è una figura che mi ha ispirato, ho sempre ammirato il suo talento ma anche la sua propensione al lavoro e al sacrificio. Mettendo insieme queste doti è diventato il migliore”.

Qual è il momento migliore durante il weekend di gara, la qualifica o la corsa?
“Mi piace la sfida della qualifica, quando devi dare tutto in un giro, però devo dire che la battaglia in gara è quella che preferisco…”.

Charles Leclerc, Ferrari SF1000
Charles Leclerc, Ferrari
Charles Leclerc, Scuderia Ferrari
Charles Leclerc, Ferrari, gioca a calcio nel paddock
Ferrari SF1000 il volante di Charles Leclerc
Charles Leclerc, Ferrari SF1000, fa un pit stop
Charles Leclerc, Ferrari SF1000
Charles Leclerc, Ferrari SF1000
Charles Leclerc, Ferrari SF1000, fa un pit stop
Charles Leclerc, Ferrari SF1000
Charles Leclerc, Ferrari in garage
Charles Leclerc, Ferrari SF1000
Charles Leclerc, Ferrari in garage
Charles Leclerc, Ferrari in garage
Charles Leclerc, Ferrari al muretto dei box
Charles Leclerc, Ferrari SF1000
Charles Leclerc, Ferrari SF1000
Valtteri Bottas, Mercedes F1 W11, precede Charles Leclerc, Ferrari SF1000
Charles Leclerc, Ferrari, arriva al paddock
Charles Leclerc, Ferrari cammina in pista con i membri del team incluso Jock Clear, ingegnere di gara, Ferrari.
Charles Leclerc, Ferrari, va in bicicletta in pista con la sua ragazza Charlotte Sine
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