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Intervista

Leclerc esclusivo: "Terzo nel mondiale conta più di vincere un GP"

Il monegasco prima del GP di Imola si racconta a cuore aperto con Motorsport.com: il ferrarista pur essendo un giovane di 23 anni ragiona come un campione maturo che antepone le logiche della squadra a quelle personali, nella consapevolezza che è con la Scuderia che punta a tornare a vincere. Ecco il pensiero di Charles su Carlos Sainz, su Sebastian Vettel, sulla Formula 1. Ha idee precise, mai banali...

Charles Leclerc, Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari

Glenn Dunbar / Motorsport Images

Fino alla vigilia della stagione 2020 la carriera di Charles Leclerc è stata una lunga rincorsa, iniziata da giovanissimo in karting.

Vincere per andare avanti, vincere per arrivare in Formula 1, e una volta arrivatoci, dodici mesi per conquistare la Ferrari. Compiuta la missione dell’approdo a Maranello ecco l’esplosione, con la prima e la seconda vittoria, il trionfo monzese. Poi, nel 2020, Leclerc ha dovuto tirare il freno ed incassare un passo indietro, per la prima volta nella sua carriera.

Non del tutto però, perché se i numeri dicono che lo scorso anno il monegasco non ha migliorato il risultato della stagione precedente, la realtà dice che nel 2020 Leclerc ha cementato la sua posizione in Rosso, diventando il riferimento della squadra.

Non un passaggio scontato, visto che Charles resta un ventitreenne, un’età a cui ormai la Formula 1 ha fatto l’abitudine, ma al di là delle capacità professionali servono anche spalle larghe.

Leclerc, quelle spalle, sembra averle come dono naturale, ed oggi è un punto fermissimo del programma Formula 1 della Ferrari, un traguardo che non assegna trofei ma di indubbio prestigio.

Il monegasco però scalpita, ed anche se professa di essere diventato più paziente rispetto al passato, aspetta con ansia l’occasione per tornare a respirare l’aria assaggiata due anni fa. Alla Ferrari spetta il compito di piazzare l’assist, a Leclerc quello di finalizzare, e Charles non vede l’ora di veder arrivare quella palla che aspetta da tempo.

L’impressione che si è avuta in questo primo assaggio di stagione è che si sia un po' sottovalutato l’impatto delle modifiche imposte dal regolamento tecnico 2021. Dal punto di vista della guida, per te è cambiato qualcosa?
“In termini di guida non ci sono stati degli stravolgimenti, ma qualcosa ho dovuto cambiare. Bisogna spingere un po' meno in ingresso di curva perché il posteriore della monoposto, a causa del fondo modificato, risulta più difficile da gestire”.

Hai preso casa a Maranello?
“Si, ma già da tempo”.

Dopo l’arrivo di Carlos, che sta trascorrendo molto tempo con la squadra, è sembrato che anche tu abbia intensificato la tua presenza a Maranello...
“In realtà il tempo che trascorro con il team è sempre lo stesso, forse dall’esterno si è dedotto che stia passando più tempo a Maranello perché ho postato più foto sui social, in particolare relative a partite a paddle che non mi faccio mai mancare quando posso".

"Ad essere cambiato è il tempo che ho trascorso con il mio compagno di squadra, perché in passato io e Seb spesso ci incrociavamo, io arrivavo e lui partiva, o viceversa, mentre adesso con Carlos siamo in sede spesso negli stessi giorni e di conseguenza trascorriamo più tempo insieme”.

Quale valore aggiunto credi che possa garantire Carlos alla Ferrari?
“Negli ultimi anni è stato in più squadre, e credo sia sempre interessante farsi un’idea di come lavorano gli avversari. Poi ho percepito subito la sua grande motivazione, è al primo anno in Ferrari e si vede che vuole subito fare molto bene, e questa euforia è contagiosa a beneficio di tutta la squadra. Credo che per un team sia sempre positivo avere due piloti che spingono e scalpitano per tornare alla vittoria”.

Ti senti con John Elkann?
“John mi ha chiamato alla vigilia del via della stagione, vuole essere al corrente di tutto, dalla monoposto alle aspettative, al feeling generale. Ci parliamo ogni volta che serve”.

Lo scorso anno, dopo l’exploit di George Russell a Sakhir, c’è stato chi ha messo in discussione il valore di un pilota come Lewis Hamilton. Hai mai pensato che coloro che oggi ti esaltano domani potrebbero essere le stesse persone che ti puntano il dito contro?
“Fa parte del gioco. Sto imparando stagione dopo stagione che devo rendere conto soprattutto a me stesso, so quando ho fatto un buon lavoro e quando avrei potuto fare meglio. Poi ci sono momenti in cui sai di aver dato il massimo e di aver fatto molto bene, ma la cosa non viene percepita dall’esterno, e questo a volte può essere frustrante".

"Venendo a Lewis, credo che il suo palmares dica tutto, poi ci sono persone che continuano a sottolineare che guida la monoposto migliore, ma io credo non sia seduto in quella monoposto per caso”.

Negli ultimi sette anni solo una squadra e due piloti hanno vinto titoli Mondiali in Formula 1. C’è chi sostiene che al di là delle proprie capacità di guida, un pilota decide la sua carriera nel momento in cui sceglie la squadra a cui legarsi. Cosa ne pensi?
“È vero che le scelte che si fanno fuori dalla pista condizionano molto la carriera, ma per quanto mi riguarda sono contentissimo di essere pilota Ferrari, è sempre stato un mio sogno, e la mia sfida è dare il mio contributo per riportare questa squadra a vincere. Sono consapevole dell’importanza delle scelte, ma oggi il mio unico obiettivo è tornare in alto con la Ferrari, e sono sicuro che ci sia il potenziale per arrivare dove vogliamo essere”.

Facciamo un passo indietro al Gran Premio d’Austria 2019, quando ci fu il tuo primo duello ai ferri corti con Max Verstappen. L’impressione è che dopo quel weekend il tuo modo di guidare sia diventato più aggressivo, confermi?
“Sì. In parte anche perché da quel weekend è cambiato l’approccio degli steward, e ci è stato consentito di andare un po' oltre quelli che erano stati i limiti fino a quel momento. Credo che sia stato un bene per il nostro sport e lo dissi subito al termine di quella gara nonostante fossi contrariato per il risultato ottenuto".

"Ho sempre pensato che se ci avessero consentito di correre con meno vincoli saremmo stati in grado di offrire gare più spettacolari, ma serviva una continuità di metodo di giudizio, come poi è avvenuto. Da quel momento abbiamo avuto la certezza di poter spingere più nei corpo a corpo senza il timore di incappare in sanzioni, e mi sono adattato bene a questa nuova situazione”.

Lo scorso gennaio sei risultato positivo al Covid19. Questo aspetto ha influito sulla tua preparazione alla stagione?
“No, devo dire che tutto si è risolto nel migliore dei modi. Il giorno in cui ho ripreso ad allenarmi ho fatto un po' più fatica del solito, ma credo sia stato dovuto più alle due settimane di stop che alle conseguenze del Covid. Successivamente ho fatto un check-up completo in Ferrari e non è emersa alcuna anomalia rispetto al mio quadro fisico abituale”.

È appena iniziato il secondo Mondiale condizionato dalla situazione Covid19, e alcuni atleti, in varie discipline sportive, iniziano ad accusare il peso della vita in ‘bolla’. Nel tuo caso, come vivi questo contesto molto restrittivo?
“Personalmente non posso dire che inizi a pesarmi. Questo sistema ci ha consentito di tornare a correre e ci consente di continuare a farlo, e pensando a quanto mi mancherebbe non essere in pista, lo accetto senza problemi. Poi, ovviamente, ci sono tante cose che mi mancano della vita che ero abituato a fare, ma accetto i compromessi che servono oggi per competere in pista”.

Nel 2020 i risultati che sei riuscito ad ottenere non sono stati quelli sperati, ma nel confronto con Sebastian Vettel hai confermato un feeling maggiore con la SF1000. Hai capito dove sei riuscito a fare la differenza?
“Credo che alla fine sia davvero una questione di feeling e stile di guida. A me piace un retrotreno che si muove in modo da poterlo usare per far girare la monoposto, altri piloti invece soffrono questo aspetto. La SF1000 aveva un posteriore che non era molto stabile, e per me quell’aspetto non è mai stato un problema, ma non posso rispondere per Seb, è solo un aspetto che riguarda il mio stile di guida”.

Credi che ti mancherà qualcosa di Sebastian dopo due anni di convivenza molto intensi?
“Sicuramente, ad iniziare dalla sua esperienza. In certe situazioni aveva una grande capacità di analisi, e credo di aver imparato molto da Seb sotto questo aspetto. Ho capito che l’importanza che dava ad alcuni dettagli alla fine faceva una grande differenza in pista, per me è stato molto interessante valutare questi aspetti. Poi Seb è una bravissima persona, che mi ha sempre colpito per la sua semplicità”.

C’è un dibattito aperto nel paddock. Da una parte c’è chi sostiene che la Formula 1 debba adattarsi sempre di più alle abitudini e alle esigenze del pubblico, dall’altra chi ritiene che il valore aggiunto della Formula 1 sia invece una tradizione di settant’anni, e che cambiare dei punti fermi, come l’introduzione della sprint race, sia un autogoal. Tu come la vedi?
“Credo che serva un compromesso. Prendiamo, ad esempio, l’idea della sprint race: penso che troverà il consenso di una grande parte del pubblico che segue la Formula 1, e per quanto riguarda noi piloti ho visto una posizione di maggioranza favorevole a fare una prova. Bisogna agire con cautela, ma bisogna anche ricordarci che senza il pubblico non siamo niente, quindi fare ogni tanto un passo nella direzione degli appassionati non credo sia sbagliato”.

Tra gli argomenti in sospeso che rimbalzano tra Formula 1 e FIA c’è anche la proposta di istituire un tetto salariale ai piloti. Come la vedi?
“È una questione che dovremmo discutere tra noi piloti e successivamente con la FIA. Ho un’opinione in merito ma preferisco parlarne con la FIA, ma ci tengo a ricordare i rischi che prendiamo noi che siamo in pista”.

Hai appena iniziato la tua quarta stagione in Formula 1. Quali sono stati finora il momento più bello e più brutto di questo periodo?
“In merito al più bello sono certo che possono indovinare in tanti, visto che è assolutamente Monza 2019. Anche il momento peggiore è datato 2019, a Monte Carlo, in qualifica non sono riuscito ad andare in Q2 e in gara mi sono ritirato per un incidente, è stato un brutto weekend”.

Valutando la situazione tecnica che avete vissuto lo scorso anno, e gli obiettivi della stagione appena iniziata, l’impressione è che la Ferrari ti abbia chiesto di avere pazienza. Saper attendere è una dote per un pilota?
“La pazienza bisogna averla, ed è una dote che ho sviluppato strada facendo, anni fa in effetti non ne avevo, o ne avevo poca. Quando si arriva ad avere un ritardo tecnico sappiamo bene che in Formula 1 ci vuole del tempo per riuscire ad azzerarlo e, durante questa fase, bisogna essere più calmi possibile, anche perché arrabbiarsi ed essere impazienti non è costruttivo. Credo di essere maturato da questo punto di vista, poi ovviamente non vedo l’ora di tornare a vincere delle gare, l’obiettivo di un pilota è sempre quello”.

Due anni fa, alla vigilia della tua prima stagione in Ferrari, avevi sottolineato quanto fosse importante per te fare dei passi avanti in alcuni aspetti tecnici ed in particolare nella gestione degli pneumatici. Oggi ti senti un pilota più maturo?
“Ogni anno ho in testa una lista di aspetti sui quali voglio migliorare, degli obiettivi precisi. Quello relativo alla gestione delle gomme resta un fronte sempre aperto, credo di essere migliorato ma so di avere ancora del lavoro da fare, è una tematica complessa ed ogni volta che entro in macchina c’è sempre qualche aspetto in più che riesco a cogliere, sia nella gestione del giro veloce che in quello relativo al ritmo di gara. A volte sono dettagli, ma sono dettagli che fanno la differenza”.

Se durante la stagione di capiterà di essere superato da Sebastian, come la prenderai?
“Non credo che se si verificherà una circostanza simile mi farò dei film tipo… ’ah, era il mio compagno di squadra e lo battevo e adesso mi è davanti’. Quando abbasso la visiera non ho spazio per questi pensieri, mi concentro su di me, sulla macchina e l’impegno che mi attende. Se Seb mi passerà… proverò subito a riprendermi la posizione, non credo che avrò altri pensieri nella mia mente in quel momento”.

La Ferrari si candida quest’anno ad essere una sorpresa in positivo, confermando dei passi avanti importanti rispetto alla situazione tecnica del 2020. Condividi questa visione?
“Credo che sia stato fatto un buonissimo lavoro, ma bisogna rimanere con i piedi per terra. Siamo convinti di non esserci risparmiati, ma in Formula 1 bisogna sempre essere molto cauti perché tutto è relativo. La bontà del lavoro emerge dal confronto con gli avversari, quindi non voglio sbilanciarmi”.

A fine stagione preferiresti conquistare il terzo posto nel Mondiale senza successi di tappa, o il quinto con due vittorie all’attivo?
“(lunga pausa…) Terzo nel Mondiale. Ma è difficile rispondere, forse da pilota meglio vincere qualche gara, ma credo che nel bilancio complessivo della squadra la posizione finale sia più importante. Comunque, sì, è difficile rispondere”.

Sei all’ultima gara stagionale, e ti giochi il titolo contro il tuo compagno di squadra. Nel finale hai una chance per attaccarlo, ma sai che rischi l’incidente. Che fa Charles Leclerc?
“Ci provo, ci provo, ma… bisogna valutare quanto ha da perdere il team. Se in seguito a quella manovra la squadra rischia di scivolare dal primo al terzo posto nel Mondiale Costruttori, beh, ci penso molto bene. Ma da pilota… sì, lo faccio, attacco”.

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