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La Mercedes non è più solo un miraggio per la Ferrari

Nel GP di Gran Bretagna la Mercedes di Hamilton ha beneficiato di un nuovo pacchetto aerodinamico che ha permesso di esaltare anche le doti del motore di Brixworth. Lewis con le gomme hard ha imposto un passo nettamente superiore a quello della Ferrari di Leclerc che, invece, con le coperture medie si era difeso in modo strepitoso. Scopriamo dove stanno ancora le differenze.

Telemetria GP di Gran Bretagna: Hamilton vs Leclerc

Telemetria GP di Gran Bretagna: Hamilton vs Leclerc

Matteo Bobbi

Se il ritorno alla vittoria della Mercedes con Lewis Hamilton è la notizia che più ha avuto un impatto nella classifica del mondiale piloti, tenuto conto dello zero di Max Verstappen come risultato del crash al primo giro del GP di Gran Bretagna, è indubbio che la sorpresa di Silverstone sia stata la Ferrari, capace con Charles Leclerc di lottare per il successo per 50 dei 52 giri previsti.

Una volta consumato il patatrac del primo giro, il monegasco ha avuto l’autorevolezza di andare al comando della corsa e dalla ripartenza dalla bandiera rossa è stato capace di imporre un passo alla SF21 che lo ha tenuto al comando fino a due giri dalla fine.

Certo, Lewis Hamilton ha dovuto scontare i 10 secondi di penalità, per pagare la colpa relativa del crash con Verstappen, ma la Ferrari ha confermato di non essere più una cenerentola. Anzi, la squadra del Cavallino sembra sempre più intenzionata a rientrare nel novero dei top team, contrastando alla McLaren il ruolo di terza forza nel mondiale Costruttori.

Se Leclerc è stato imperioso nel tenere testa alla W12 di Lewis quando disponeva di gomme gialle (nel primo stint), il monegasco ha dovuto faticare di più quando, dopo il pit stop, è passato alle coperture bianche, le C1 di mescola più dura.

Dall’analisi delle telemetrie effettuata dallo staff di Matteo Bobbi emerge in modo inequivocabile che il ricongiungimento della freccia nera con la Rossa non fosse in dubbio: la domanda era solo in quanto tempo. Leclerc ha resistito fino a due giri dalla bandiera a scacchi, dando un saggio delle sue grandi qualità, prima di essere inesorabilmente infilato a Copse da un Hamilton lanciatissimo verso il successo numero 99.

Con le scarpe bianche la Mercedes ha messo in luce un divario sul giro più veloce di 870 millesimi sulla Ferrari, un gap che non era così appariscente con le gialle. L’aspetto che emerge dal grafico è che la Rossa soffriva di più nel primo settore della pista, sommando un distacco di quasi tre decimi al giro che man mano si è ridotto nel secondo e terzo settore.

Per prima cosa bisogna mettere in rilievo che Hamilton ha potuto beneficiare di un pacchetto aerodinamico nuovo che gli ha permesso di rivaleggiare di nuovo con la Red Bull RB16B che nei cinque GP precedenti a quello inglese aveva dato l’impressione di essere nettamente superiore alla monoposto di Brackley.

Analizzando le curve dei grafici emerge come la superiorità Mercedes sia emersa dappertutto, ma solo con il campione del mondo, perché Valtteri Bottas è rimasto sempre dietro al ferrarista. L’andamento sinusoidale delle linee è simile. Con la SF21 sempre un pelo sotto alla W12, tranne che in due punti, nel Complex alla curva Village e The Loop e poi prima dell’ultima chicane Vale.

In particolare grazie al nuovo fondo che ha sostituito quello con le “onde”, la freccia nera sembra in grado di produrre downforce con il corpo vettura, potendo tornare a scaricare un po’ le ali, esaltando le qualità della power unit F1 M12 E Performance. Il motore di Brixworth fa una evidente differenza nei rettilinei, mentre lo 065/6 sembra difendersi egregiamente nella fase della prima accelerazione, mettendo in mostra le doti di trazione della SF21.

Il responso è netto: la Ferrari non è ancora in grado di rompere l’egemonia di Mercedes (e Red Bull), ma su piste congeniali alla Rossa come all’Hungaroring, può dare dei dispiaceri ai due contendenti per il mondiale, perché la potenza del motore conta di meno e si esaltano le doti di trazione in uscita dalle curve che non sono così lente come a Monte Carlo, perché la velocità media di Budapest è decisamente più elevata che nel Principato pur restando una pista stop-and-go.

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