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La HRT come l'araba fenice: chi rileva la squadra?

L'iscrizione al campionato è stata fatta, ma non pagata. C'è un tentativo di tenere i dodici team

Bernie Ecclestone auspica una Formula 1 di dieci squadre per fare pulizia dei team che nel paddock fanno solo numero, come ha detto saggiamente Jarno Trulli. Mister E, però, sta vendendo una Formula 1 con 24 partenti alle televisioni e nel rinnovo del Patto della Concordia ha messo questa asticella e non venti macchine. È evidente, quindi, che fra il dire e il fare non ci sia una perfetta assonanza, anzi. E sia chiaro: le differenti vedute non sono dovute al fatto che a 82 sia ormai “rimbambito”. Tutt’altro. HRT SENZA RICAMBI La HRT è uscita di scena dal Circus senza troppi clamori: che fosse a corto di pezzi di ricambio lo si era capito da diversi Gran Premi. Pedro de la Rosa e Narain Karthikeyan hanno affrontato le ultime gare della stagione con il materiale avanzato e hanno accusato sempre più spesso delle rotture (basti ricordare il brutto incidente dell’indiano ad Abu Dhabi centrato da Nico Rosberg). SQUADRA SPAGNOLA IN LIQUIDAZIONE Ad Austin si è saputo che la squadra era stata messa in liquidazione il 12 novembre e il personale era stato avvisato che la settimana successiva ad Interlagos il team avrebbe cessato agni attività. Thesan Capital, la finanziaria che aveva il controllo della HRT, starebbe concordando il pagamento dei debiti ai fornitori, arrivando ad una cifra massima del 30 per cento. CHI C’E’ DIETRO THESAN CAPITAL? In tutto questo c’è la Formtech che si agita: l’azienda che ha fornito materiale in carbonio alla squadra spagnola segnala che aveva concordato un piano di rientro dei debiti poco prima che la HRT fosse messa in liquidazione e che i responsabili della squadra avevano sempre garantito che ci fosse un Fondo Lussemburghese alle spalle della Thesan Capital. FORMTECH SENZA PUZZA DI BRUCIATO I vertici della Formtech ci vogliono vedere chiaro, perché ci sarebbe puzza di… bruciato. La sensazione è che la Thesan Capital, fallito il progetto F.1 e chiusa la sede HRT di Madrid, voglia uscire di scena con il minimo clamore possibile, sperando di liquidare i creditori con una percentuale del debito. Insomma avrebbe deciso di mettere mano alla tasca: si capisce, quindi, come mai Bernie Ecclestone, che è uno dei principali creditori specie in materia di trasporti, abbia sposato la teoria della riduzione delle squadre. ISCRIZIONE 2013 C’E’ MA NON E’ PAGATA In realtà, la squadra spagnola avrebbe presentato un’iscrizione al campionato 2013, ma non avrebbe versato la cifra necessaria a renderla attiva. La sensazione, quindi, è che la HRT possa risorgere come un’araba fenice dalle sue stesse ceneri. Una volta azzerati tutti i debiti, non è da escludere che si presenti qualcuno interessato a traghettare l’ultimo team del Circus per un anno, in attesa che nel 2014 parta la nuova Formula 1 con i motori turbo V6 e si firmi il nuovo Patto della Concordia. BASTA UN BUDGET DI 25 MILIONI DI EURO Stando ai bene informati basterebbe un budget di 25 milioni di euro per affrontare la stagione 2013 con la vecchia “Dallara” aggiornata (visto che non ci saranno grandi cambiamenti regolamentari) e con due piloti con la valigia di almeno 5 milioni di euro (si parla di Jerome D’Ambrosio e il solito Narain Karthikeyan), l’investimento sarebbe davvero contenuto: certo, bisognerebbe pagare la penale per l’iscrizione alla FIA (tutte le squadre hanno interesse che ci sia il dodicesimo attore che faccia da cuscinetto, perché altrimenti toccherà alla Marussia l’ingrato ruolo di ultimo). HRT COME L’ABARA FENICE O UNA BUFALA? C’è chi parla di un fondo lussemburghese (e torna fuori il “dubbio” della Formtech) interessato a portare avanti la HRT e di una seconda cordata che vorrebbe traghettare la squadra al 2014 per cercare di vendere la franchigia e guadagnare una lauta plusvalenza da possibili investitori che stanno alla… finestra. Nei prossimi giorni ne sapremo di più se si tratta di una bufala o qualcosa di più concreto.

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