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L'eredità di Trulli passa a Ceccon e Marciello?

L'italia resta senza piloti in Formula 1. Non succedeva dal 1969: ecco cosa si può fare

L'ultimo pilota italiano ad aver vinto un Gran Premio è stato Giancarlo Fisichella con la Renault: Sepang, 19 marzo 2006. L'ultimo campione del mondo è stato Alberto Ascari con la Ferrari nel 1953 con la Ferrari 500. Ciccio aveva bissato il titolo dell'anno precedente e il palmares tricolore nell'Albo d'oro si completa con l'alloro di Nino Farina con l'Alfa Romeo nel campionato del debutto della Formula 1. L'ultimo nostro pilota ad aver guidato una monoposto 2012 è stato Jarno Trulli: a Jerez gli è stato concesso il giorno conclusivo dei test, dopo che avevano già girato Heikki Kovalainen (titolare) e Giedo van der Garde (terzo pilota). Jarno è stato trattato come l'ultima ruota del carro: l'abruzzese ha avuto un “contentino” solo perché i 12 milioni di euro che porta alle casse della squadra Vitaly Petrov, non erano ancora stati bonificati. Un ritardo nei pagamenti, insomma, aveva lasciato aperta una speranza che almeno un pilota italiano potesse rappresentare i nostri colori nel Circus. Con un tratto di penna si cancella anche il nome di Trulli dalla lista degli iscritti FIA al mondiale. Non c'è di che scandalizzarsi, con falsi puritanismi: Jarno vedrà onorato il suo contratto e la Caterham avrà sette milioni di euro in più da spendere. Così va il mondo, dove i contratti non hanno più alcun valore... Il fatto grave è che una nazione automobilisticamente importante come l'Italia, che vanta tradizione e storia, non sia più in grado di portare un giovane talento in Formula 1. Sembra preistoria l'inizio degli Anni '90 quando un pilota su due nei Gp era di passaporto tricolore. Certo, all'epoca era una esagerazione frutto dei munifici sponsor, per cui i nostri non erano valutati in quanto giovani promettenti, ma per le loro valige piene di dollari. Avevamo dato una visione distorta del nostro mondo e in alcune occasioni abbiamo anche bruciato delle grandi opportunità: come non ricordare il fatto che la Mercedes avesse investito in Giorgio Pantano come kartista da allevare, nella speranza di portarlo alla McLaren in F.1? Il veneto avrebbe potuto precorrere la carriera di Lewis Hamilton? Il talento c'era tutto, la maturità per reggere alla pressione di una Casa ufficiale, probabilmente no. Nel suo entourage l'aver visto il kart colorato come le frecce d'argento aveva fatto nascere delle aspettative che avevano portato il progetto ad abortire, nonostante Domingo Piedade ci avesse puntato molto... I nostri ragazzi crescono nella bambagia di genitori iper-protettivi che credono di aver in casa un Sebastian Vettel dopo le prime vittorie: se la devono vedere con giovanissimi che arrivano dai paesi Sudamericani. Sono imberbi dalle facce da bambino che arrivano in Italia con una buona dote economica e una missione: diventare piloti professionisti. Mangiano pane e meccanica, dormono nella stanza sopra l'officina dei team che li allevano. Hanno i soldi e la voglia di sacrificarsi: trovano motivazioni profonde, ma i nostri non hanno meno talento. Hanno solo bisogno di più tempo per crescere, sempre che non si brucino. Ma la F.1 non aspetta: a 23/24 anni si è già considerati “vecchi”. Sperando che Luca Filippi, secondo in Gp2, trovi un approdo nella Indycar, possiamo sperare in Kevin Ceccon, 18enne in orbita della Toro Rosso. In pochissime gare il bergamasco si è creato una solida reputazione: deve farsi un bagaglio di esperienza che ancora gli manca, ma è da tenere d'occhio. Poi c'è un vuoto. Lo riempirà Raffaele Marciello, napoletano che vive in Svizzera? Il Ferrari Driver Academy lo sta crescendo: correrà nell'italiano di F.1 con la Prema, squadra che ha sempre allevato campioncini. Marciello è andato a svernare in Nuova Zelanda per correre nel Toyota Racing Series ed è il primo nome che sta emergendo dal Progetto Giovani della Csai, dopo che tanti altri sono stati bruciati per la mancanza di risorse (Mirko Bortolotti, si è rilanciato vincendo la F.2 nel 2011). I ragazzi, dunque, ci sono. Mancano i soldi. Come si può competere con Pastor Maldonado che porta alla Williams la sponsorizzazione di 35 milioni di euro del petroliere di stato venezualano Pdvsa grazie al supporto del presidente Chavez? Cosa succederebbe oggi in Italia se il Presidente del Consiglio, Mario Monti, coinvolgesse l'Eni in un progetto simile? Scoppierebbe la rivoluzione, giustamente. Tocca alla Federazione, all'Aci-Csai, creare un percorso di crescita dei giovani che sia supportato dagli sponsor, facendo in modo, come dice l'esperto Cesare Fiorio, che si possa “coprire” un posto su una delle monoposto clienti motorizzate Ferrari...

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