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Vanzini: "Sky pronta a contribuire a Gp più spettacolari"

Il telecronista di Sky Sport F1 HD in una lunga chiacchierata ci racconta come vede la F.1 del futuro

Vanzini:

È la voce di Sky Sport F1 HD, il canale dedicato della pay tv che racconta in diretta la Formula 1 da due anni. Carlo Vanzini, milanese di 43 anni, un passato nello sci, è il telecronista che ci descrive il Circus dalle prove libere alla gara. Lo abbiamo incontrato all’Hungaroring per un lungo scambio di vedute sul mondo dei Gran Premi che è variato con la rivoluzione dei regolamenti e l’adozione delle power unit in luogo dei motori V8 aspirati. Si discute della crisi degli ascolti televisivi (che non è solo italiana, anzi) e di quali cambiamenti sarebbero necessari per restituire al massimo campionato automobilistico l’interesse mondiale che merita. Ecco il resoconto della chiacchierata ricca di molti spunti di analisi che andrebbero approfonditi…

Carlo ti aspettavi una rivoluzione così radicale nel percepito della F.1 da parte degli appassionati?
“Abbiamo cominciato a dirlo già nei test invernali: si tratta della più grande rivoluzione nella storia della F.1 e hanno messo troppe cose insieme. Forse i cambiamenti andavano diluiti nel tempo: sull’aerodinamica si poteva intervenire prima, senza aspettare l’arrivo dell’ibrido. Abbiamo avuto la sensazione che sarebbe stata una stagione di studio. Di solito dopo una rivoluzione ci sono le macerie e si deve ricostruire. Ecco ci vuole un po’ di tempo e, soprattutto, ci vuole la speranza che si dia stabilità al progetto, anche se qualcosa va sistemato”.

La rivoluzione ti ha sorpreso o eri pronto alla portata del cambiamento?
“Una cosa che sicuramente manca è il sound. Mi ha sorpreso in negativo. Dovevamo aspettarcelo perché è il turbo è così, tanto più che hanno deciso di usare solo una scarico montato in alto per evitare usi diversi a fini aerodinamici, per cui il suono, da vero appassionato di motori, mi manca perché ti dà il senso della velocità”.

In effetti le monoposto sembrano lente anche se hanno velocità massime superiori a quelle dello scorso anno…
“Questo è un effetto dell’assenza di rumore: la percezione dello spostamento è data dal suono, per cui manca un aspetto importante dello spettacolo. La sensazione è che le monoposto si allontanino più lentamente perché i motori girano a un basso numeri di giri e, invece, sfrecciano velocissime. Il problema esiste, il vantaggio è che si può parlare mentre le macchine girano…”.

Il suono non sembra il primo problema dell’attuale Formula 1…
“E’ vero, ma gli ultimi Gp ci hanno mostrato delle belle battaglie, segno che i valori si sono piuttosto equilibrati, anche se c’è una Mercedes che resta nettamente superiore. Alle loro spalle, comunque, ora c’è bagarre…”.

Perché allora l’appassionato medio ha la sensazione di assistere a gare poco divertenti: il Gp d’Ungheria è stato uno dei più belli degli ultimi dieci anni…
“In Italia il problema è legato alle prestazioni della Ferrari. Se la Rossa fosse stata al posto della Mercedes i titoli non sarebbero stati sulla F.1 noiosa, ma sul dominio del Cavallino rampante e sulla tecnologia italiana che stravince. Il fatto che la Ferrari non sia davanti ha distolto su altre cose anche la nostra attenzione. Credo che la F.1 sia stata fin troppo aggredita in questa fase e con questo non dico che i discorsi di Luca di Montezemolo per migliorare lo show o avvicinare i giovani siano sbagliati. I Gp in realtà stanno diventando divertenti perché tutti i team cominciano a trovare la massima efficienza…”.

Le squadre hanno effettuato investimenti enormi in certe tecnologie che poi vengono tenute nascoste sotto le carrozzerie? Non sarebbe meglio mostrare i concetti, se non proprio i segreti?
“Quando hai una bella gara, l’appassionato che è a casa non si domanda se il motore  è un aspirato, un turbo, un trattore o di una Gp2, ma si gode la corsa. Quando guardo il Motomondiale da appassionato non mi chiedo qual è la cilindrata della Honda di Marquez. L’obiettivo, quindi, è avere delle gare combattute. Poi è vero che è difficile spiegare perché la power unit Mercedes sia superiore a quella della concorrenza. E noi cerchiamo di dare delle risposte: scopriamo la dimensione della turbina, il posizionamento degli elementi della power unit, ma non abbiamo la certezza matematica che sia così”.

E cosa si dovrebbe fare, allora?
“A un certo punto si potrebbe fare come in America's Cup di vela, quando si svelano le ciglie e le carene che hanno reso vincente un’imbarcazione. Si potrebbe fare qualcosa di analogo con le power unit, però credo che il problema grosso sia stato congelare il motore dopo soli tre mesi di test invernali. Fino allo scorso anno sull’aerodinamica si poteva fare qualsiasi cosa: non capisco perché quest’anno non si sia data l’opportunità alle squadre di sviluppare i propulsori dopo la grande rivoluzioni regolamentare. Ferrari e Renault avrebbero potuto lavorare per migliorare e avvicinarsi alla Mercedes. Eppoi si potevano usare i test in stagione per aprire delle sessioni di lavoro per spiegare meglio agli appassionati le complessità della power unit. Se fosse stato così avremmo avuto meno difficoltà a scoprire le diverse caratteristiche dei singoli motori. La cosa da spiegare è che queste F.1 cercano l’efficienza per tornare ad andare forte. Se si va più piano rispetto allo scorso anno non è perché i motori siano meno potenti, ormai siamo ai valori di potenza dei V8 aspirati, quanto perché l’aerodinamica è stata compromessa dalle nuove norme. Tutte cose che abbiano cercato di spiegare, ma ci dicono che le monoposto sono più lente di tre secondi. È vero, ma hanno 50 kg di peso in più e molto meno carico aerodinamico…”.

Senza considerare che devono coprire la distanza di un Gp con un terzo di carburante in meno. E non è poca cosa…
“Certo, presto si arriverà alle prestazioni dell’anno scorso, ma con un consumo di benzina enormemente minore. Mercedes è stata brava a lavorare sull’esperienza già sviluppata sull’ibrido stradale, ma l’impatto di questa F.1 avrà certamente esiti positivi nella produzione di serie”.

Sky Italia ha fatto un grosso investimento sulla F.1 potenziando la squadra ai Gp che copre l’intero weekend: il fatto che ci sia un calo degli ascolti che effetto può produrre?
“Mah, la valutazione che abbiamo fatto è che c’è uno zoccolo duro nel nostro pubblico. Gp dopo Gp abbiamo una conferma delle presenze fisse degli ascoltatori. Forse abbiamo perso i tifosi delusi della Ferrari. Il fatto è che se la Rossa vince riempie anche le pagine dei giornali, altrimenti si parla molto meno di F.1, vedendo questo sport relegato in un piccolo riquadro. Questo toglie attenzione all’appassionato medio, rispetto agli appuntamenti del calendario. Il fatto che si sia passata mezza stagione a titolare che la F.1 non ha un’anima ed è noiosa non ha certo giovato, visto che così si allontana la gente…”.

Avere impostato una linea editoriale improntata molto sulla Ferrari vi ha penalizzato due volte?
“La linea editoriale è maggiormente legata alla Ferrari, non è improntata sul Cavallino…”.

Beh, il fatto che ci sia Marc Gene, tester di Maranello, nello staff testimonia che c’è un legame stretto con la Ferrari…
“Quella di Marc non è una scelta legata alla Ferrari, ma alla sua qualità nelle telecronache. E comunque ben venga che ci sia un uomo del Cavallino e ci apra le porte del box di Maranello. L’attenzione, poi, è giustamente orientata a quella che è considerata la Nazionale del motore, anche se a guidare sono poi uno spagnolo e un finlandese. Abbiamo un occhio di riguardo per la Ferrari, ma le riserviamo anche delle critiche: non siamo quelli che sparano a zero o che, invece, esaltano dei momenti che non lo meriterebbero. Però valorizziamo anche le storie degli altri: quella di Hamilton, di Bottas che gioca a hockey, di Kvyat che vive a Roma. Anzi, forse riusciamo a fare le cose più interessanti con gli altri piloti. Da questo punto di vista cerchiamo di essere equilibrati: il tentativo è di far capire agli appassionati che abbiamo un parco piloti di grande spessore, con tante personalità diverse”.

Tratteggiane alcune…
“Hamilton è il mistico, religioso. Alonso è paragonabile a un pit bull: ogni volta che ne ha la possibilità azzanna. Raikkonen ha una personalità contorta, chiuso in se stesso. Rosberg, fino all’arrivo di Hamilton, non ha fatto fare una grande figura a Schumacher. Anzi, probabilmente lo ha costretto al ritiro. Michael ha avuto dei lampi nell’ultima stagione, ma il Nico attuale rivaluta anche il campione tedesco, anche se non era più quello imbattibile dell’era Ferrari. La F.1, inoltre, ci propone dei giovani interessanti: Ricciardo, Kvyat, Magnussen e Bottas. Il finlandese sta mettendo in difficoltà Massa che sul giro secco è ancora velocissimo”.

Saranno anche dei grandi personaggi, ma nel paddock è raro vederli…
“E questo è un altro dei nostri problemi: fra esigenze di sponsor e limiti degli uffici stampa i piloti diventano sempre più dei robot che rispondono alle domande come delle macchinette. In realtà non sarebbero così…”.

Gli spettatori danno per scontato che una televisione abbia a disposizione i personaggi del Circus, ma non è tutto così semplice nel paddock…
“E’ vero e quello che si riesce a ottenere è per i rapporti che si riescono a instaurare con le squadre. In passato essere in simpatia con Vettel poteva valere avere Sebastian più volte a disposizione in stagione, mentre ora è l’ufficio stampa che gestisce le presenze e se il quattro volte campione del mondo te lo danno per dieci minuti in Germania è lì che devi essere pronto a trarre il meglio in quel poco tempo. Non è facile…”.

Quest’anno, però, state facendo dei collegamenti in diretta con i responsabili dei team al muretto mentre sono in corso le prove o le qualifiche: è una novità inedita…
“Portiamo avanti delle idee e stiamo riscontrando che piacciono. Ci siamo inventati un format che piace molto non solo agli ascoltatori, ma anche agli uffici stampa dei cinque campioni del mondo. È un’intervista verità in bianco e nero che stiamo realizzando. Non è semplice perché va preparato un set all’interno del motor-home, ma ci proviamo. Cerchiamo di portare un po’ di freschezza e di idee”.

In mancanza del sound dei motori avete puntato di più sulla musica nei servizi…
“Sì, creiamo delle clip di un minuto e mezzo molto coinvolgenti, cercando immagini del passato dei piloti per farli scoprire al grande pubblico anche senza il casco in testa. Nel pre gara avevamo molti servizi giornalistici costruiti, mentre ora usiamo di più a musica e la grafica per dare valore al contenuto che vogliamo mostrare. Stiamo verificando che la fantasia italiana viene apprezzata e piace la nostra capacità di fare le cose in modo più semplice rispetto agli inglesi”.

Al tavolo di discussione che propone Luca di Montezemolo quali novità porteresti?
“Torno un attimo agli ascolti: noi abbiamo un calo che riusciamo a contenere rispetto agli altri, ma nei numeri non sono considerati i tablet e gli smartphone e questo è uno dei punti che Montezemolo vuole aprire con Ecclestone e tutti gli altri. Solo per il Gp di Germania dobbiamo aggiungere 200 mila utenti che hanno visto il Gp su Sky Go che quasi ci avrebbero riportato alle cifre dello scorso anno. C’è un grande recupero grazie a Sky Go che è già un gioiellino. Anche Toto Wolff dice che bisogna portare la F.1 sugli smartphone, ma noi lo facciamo già da due anni”.

Come si dovrebbe gestire la nuova Formula 1?
“L’idea giusta è quella di rimettere al centro il pilota, riducendo i costi senza cancellare lo sviluppo tecnologico. La corsa dovrebbe dettarla il pilota, non i remote garage dove ci sono 50 ingegneri pronti a dire cosa bisogna fare in qualsiasi situazione. Dove le capacità di saper condurre una gara e l’esperienza possono avere un valore. Da sempre i piloti gestiscono alcune fasi del Gp, non è una novità, ma è brutto che a ordinarlo oggi sia un ingegnere. E bisognerebbe lavorare sul contorno: per esempio si sono tolti i rifornimenti. Abbiamo pit stop che sono diventati velocissimi: sfido chiunque a vedere il cambio gomme. L’azione è così rapida che senza il replay televisivo è impossibile distinguere cosa accade. Non c’è la percezione del gesto. In IndyCar il cambio gomme avviene solo con quattro meccanici: bisogna trovare il modo per far tornare questo mondo a essere umano. Altro aspetto che considero importante è dare i punti a tutti i piloti classificati: che senso ha parlare di piloti che stanno a zero. In questo modo è possibile che la Marussia un giorno possa fare più punti delle Mercedes se le due frecce d’argento si dovessero ritirare”.

E a livello televisivo che interventi proporresti?
“Abbiamo troppi limiti. La pit lane è chiusa per noi sabato in qualifica e domenica in gara per motivi di sicurezza. Non dico che ogni tv debba avere un’equipe in corsia box, ma si potrebbe fare come in America dove c’è un giornalista che va a fare le domande al muretto. Non capisco perché non si possa mettere due pit-reporter che possono dare le informazioni live. In griglia tutti vorrebbero fare delle interviste ai protagonisti, ma è quasi impossibile. Noi le rubiamo, strappando delle dichiarazioni ai piloti più disponibili. Tutti vorrebbero parlare con Rosberg che ha fatto la pole, ma Nico dà priorità ai tedeschi e bisogna mettersi in fila, spesso Hamilton non riusciamo a farlo. Se guardiamo alla Nascar, scopriamo che il telecronista fa le domande che arrivano da twitter al poleman pochi minuti prima del via. E allora si potrebbero inventare mille cose. Basterebbe mettere in griglia i due pit reporter della FOM: i piloti saprebbero di essere disturbati solo da quelli e sarebbero obbligati a rispondere alle domande”.

Un tempo Mario Poltronieri della RAI si lamentava dei monitor in bianco-nero troppo piccoli che non funzionavano…
“Non apriamo quel capitolo, perché se la F.1 è lo sport della massima espressione tecnologica, allora mi devono spiegare perché in cabina dobbiamo avere solo il monitor dei tempi, mentre potremmo avere in tempo reale molte informazioni in più. Per sapere che gomme hanno scelto i piloti ci dobbiamo comprare l’applicazione della F.1…”.

Con i milioni di euro che Sky paga di diritti alla FOM non avete l’accesso a tutta l’informazione?
“Può far sorridere, ma è proprio così. Alla fine delle qualifiche non ci portano il riassunto stampato dei tempi della F.1, ma quello della Gp3 che ha girato in precedenza: e cosa ce ne facciamo?”.

Anche i piloti sono spesso banali nelle dichiarazioni…
“Quando dico che bisognerebbe rimetterli al centro della F.1, intendo anche che esprimano i loro concetti più liberamente, senza riportare il pensiero unico della squadra. Tutti si sono dichiarati a favore del Gp in Azerbaijan, ma molti non sono d’accordo di andarci e preferirebbero altre piste con più storia e meno problemi politici”.

Il futuro della F.1 sarà ancora nelle mani di Bernie Ecclestone?
“Seguo la F.1 dal 1998 e ogni anno si sente dire se Bernie sarà ancora alla guida del Circus. Mister E ha creato un qualcosa che funziona solo perché c’è lui. È difficile capire quello che sarà il dopo Ecclestone. Non so se si sta organizzando un dopo Bernie. Basterà una persona o bisognerà creare un gruppo di gestione?”.

Non dovrebbe sorprenderci un interesse di Rupert Murdoch: nel paddock della F.1 sono attive diverse equipe di Sky in rappresentanza della varie nazioni che hanno i diritti dei Gp…
“Sul tema non posso esprimermi, perché non so se è un argomento che rientra nelle strategie. C’è stata nel passato una riflessione. E potrebbe essere una strada giusta, ma non so. Spero che chi ragiona sul futuro della F.1 sappia già quale debba essere il domani del Circus. Oggi c’è una piramide intorno ad un uomo. Non sarà facile trovare la soluzione, ma si dovrà arrivare ad un cambiamento…”.

Ritieni che le tv non hanno troppo potere, però avete imposto il doppio punteggio nell’ultimo Gp…
Ma non è vero! Non è stata una richiesta delle tv, noi avevamo fatto altre proposte, ma non quella”.

Ogni televisione va per la sua strada?
“Non c’è mai stata una riunione fra i televisivi per condividere delle idee e proporle alla FOM. O se c’è stata una tavola rotonda, noi che la F.1 la raccontiamo non siamo mai stati coinvolti. E, quindi, quando leggi che le Tv vogliono l’ultima gara con il doppio punteggio restiamo sorpresi. In realtà vorremmo una maggiore condivisione delle grafiche quando vai a modificare il tuo progetto o quando vai a decidere che cosa mettere in video”.

Facci un esempio chiarificatore…
“Io la grafica dei consumi non la mostrerei perché non è veritiera: perché lo fosse bisognerebbe sapere effettivamente quanto carburante è stato imbarcato su ciascuna monoposto, altrimenti il dato non è confrontabile. Capisco che si tratta di un dato sensibile della strategia, ma è fondamentale per sapere perché un pilota si deve difendere o può attaccare. La sfida è di partire con meno benzina di quella che serve per coprire la distanza. I 100 kg ormai sono un limite superato…”.

Avete provato ad aprire un tavolo?
Noi parliamo con i team principal per migliorare il prodotto, ma sarebbe bello farci parte di raccogliere le idee e invitare le altre tv a un tavolo di discussione. Nel week end di gara si è sempre così presi dal lavoro che non c’è mai il tempo per approfondire certi temi, ma la nostra idea sarebbe di sedersi tutti inieme per condividere delle scelte. I pit reporter, per esempio, potrebbero essere quelli che ospitano il Gp…”.

La riduzione dei test ha fatto in modo che non si parli di F.1 fra un Gp e l’altro…
“E’ vero, questo vale soprattutto per i giornali che non dedicano più spazio alla F.1 perché non hanno validi argomenti per parlarne. Io sarei favorevole a un ritorno dei test, anche perché permettono agli appassionati di avvicinarsi di più alle macchine. Una volta c’era il rito di vedere girare la Ferrari a Fiorano. E c’era l’attesa che nasceva per la gara successiva grazie alle novità tecniche e alle modifiche. Non solo ma c’era la possibilità di provare dei giovani piloti. A chi interessa sapere che Jules Bianchi ha guidato il simulatore della Ferrari? A nessuno…”.

Ora è tutto virtuale: l’evoluzione delle monoposto avviene in galleria del vento e al simulatore di guida…
“Su questo posso dare ragione al presidente Montezemolo: senza i test si è un po’ tolta l’anima della F.1. Con le simulazioni si spendono un sacco di soldi che non si sa se sono stati ben utilizzati o no. Non c’è confronto. È chiaro che chi oggi ha costruito un vantaggio con queste tecnologie non vuole perderlo, ma qualcosa bisogna farlo. Dovrebbe esserci la libertà di allenarsi come si preferisce, in pista o al simulatore. Basterebbe mettere dei limiti di costo…”.

Che effetto fa impegnarsi al massimo in un week end e al lunedì vedere dei dati di ascolto che non sono pari allo sforzo?
“Noi siamo una pay-tv e viviamo una realtà diversa, meno condizionata dall’audience. Sappiamo quella che è la proporzione dei nostri numeri”.

Il "derby" con la Rai non lo senti?
“No, assolutamente. Facciamo cose diverse. Il calcio è il core business della pay tv, ma la F.1 aiuta ad avere l’estate piena. Portare sul canale di F.1 due milioni di persone, calcolando tutto, ha un suo peso in un periodo in cui sarebbero zero. Io cerco di dare il massimo sia che mi segua un solo spettatore o dieci milioni”.

I numeri, quindi, non ti condizionano il lunedì dopo i Gp?
“Diciamo che mi girano le scatole se si fanno delle analisi solo sui numeri senza considerare qual è il tipo di lavoro che facciamo. Ci può essere un po’ di malcontento perché i numeri sono più bassi rispetto allo scorso anno, pur avendo un gruppo di lavoro più forte. La mia frustrazione è non vedere alla gara dopo una reazione, ma di essere sempre lì, non potendo raccontare nemmeno una grande impresa Ferrari...”.

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