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Alonso: ecco perché resta ancora in ospedale

Il pilota McLaren soffrirebbe gli effetti di un trauma inerziale angolato: ha mal di testa, alle spalle e alla colonna

Fernando Alonso vorrebbe andare a casa, ma i medici dell’ospedale General de Catalunya di Barcellona non sono intenzionati a dimetterlo fintanto che sente dolore. Lo spagnolo accusa ancora mal di testa e un forte dolore alle spalle e alla schiena, anche se gli esami diagnostici non hanno evidenziato patologie particolari.

L’asturiano è ricoverato in una stanza privata dell’ospedale catalano e non è, quindi, in terapia intensiva dove l’uso del cellulare è giustamente bandito per evitare che possa interferire con le macchine che tengono in vita gli altri pazienti. Può ricevere visite: al suo fianco oltre ai genitori si alternano anche il preparatore, Fabrizio Borra, e il manager, José Luis García Abad che nel pomeriggio  ha detto: "Non posso dire se ci vorrà ancora un giorno, due o tre di ricovero. Una sua presenza nella prossima sessione di prove? I test più importanti al momento sono le prove che i medici stanno facendo".

L’impatto laterale della sua McLaren MP4-30 Honda ha avuto un effetto più pesante di quanto potesse sembrare a chi ha visto la macchina dopo l’incidente avvenuto domenica alle 12,36 all’uscita della temibile curva 3 del tracciato di Montmelò, mentre lo spagnolo era seguito a vista da Sebastian Vettel con la Ferrari SF15-T.

La squadra di Woking, dopo una ricostruzione dei fatti, ha attribuito la colpa del crash ad una folata di vento: una scusa bella e buona che, tanto per cambiare, porta ad attribuire la colpa al pilota, secondo una moda ben consolidata in Formula 1. Il campione spagnolo, difficilmente accetterà questa teoria, e la McLaren non ha certo scelto il modo migliore per iniziare un rapporto con l’iberico.

Eravamo in autodromo e possiamo testimoniare che in mattinata c’erano state improvvise raffiche gelate che arrivavano fino a 45 km/h (lo abbiamo testimoniato in un pezzo prima del botto di Fernando) con frequenti variazioni di direzione, ma dopo mezzogiorno c’è stato un netto calo nell’intensità delle folate.

Rimettendo insieme i particolari che stanno emergendo dalle dichiarazioni fatte dallo stesso Fernando agli amici, emergerebbe che il due volte campione del mondo avrebbe impattato contro il muro lateralmente, prima con la posteriore destra (il cerchio si è danneggiato, provocando anche una leggera perdita di pressione della gomma) e poi con l’anteriore destra.

La MP4-30, quindi, secondo il racconto della McLaren, non avrebbe riportato dai danni importanti (i bracci delle sospensioni non si sono rotti). E proprio questa eventualità è quella deve far riflettere: sulle monoposto sono previste delle aree deformabili per ridurre gli effetti dell’energia cinetica sul corpo del pilota.

In questo caso, invece, non c’è stato che un assorbimento minimo per cui l’impatto, anche se a bassa velocità, si è trasferito per lo più su Fernando Alonso. Gli studi sui crash vengono fatti specificatamente per gli urti frontali. Il collare Hans riduce gli effetti del colpo di frusta e dovrebbe evitare che la testa del pilota venga spinta via in una direzione che tende a “strapparla” dal resto del corpo, visto che il conduttore è saldamente allacciato al sedile con le cinture a sei punti.

Funziona perfettamente negli urti frontali, mentre non può essere altrettanto efficace nei crash laterali. Ed è il caso di Fernando che ha patito un trauma inerziale angolato: secondo il neurochirurgo che abbiamo sentito l’iberico dovrebbe aver patito uno stiramento del collo laterale per effetto del peso della testa e del casco che può aver determinato il leggero stato commotivo cerebrale.

L’allungamento del collo, inoltre, può aver provocato anche un risentimento del nervo vago, causando la sensazione di vomito e l’effetto di una sorta di “scossa” alla colonna vertebrale (niente a che fare con i sistemi ibridi o le batterie, sia ben chiaro!).

Le condizioni di Alonso, quindi, a giudicare dal medico sono compatibili con l’incidente che il pilota della McLaren ha subito domenica a Barcellona. Il crash della McLaren mette in evidenza una debolezza delle attuali monoposto: le protezioni laterali della testa non sono sufficienti a frenare nemmeno gli impatti di entità più limitata (anche se il sensore di sicurezza FIA si è acceso nell’abitacolo, segno che la telemetria della macchina ha rilevato un’energia superiore ai 15G).

Insomma, non era indispensabile che ci fosse una scarica elettrica dell’ERS a fulminare Alonso, come in molti continuano a sostenere, pur senza riuscire a portare uno straccio di elemento concreto. Se così fosse la FIA sarebbe irresponsabile nel far girare le monoposto nell’ultima sessione di test collettivi che inizierà proprio a Barcellona giovedì: bisognerebbe fermare tutto fintanto che non si avranno delle risposte precise.

Nelle immagini dell’incidente pubblicate da Marca si è notato chiaramente il led verde acceso sotto alla telecamera: quando c’è una potenziale dispersione di corrente (anche elettro-statica) il led è rosso o arancione e nessuno può toccare la monoposto senza essere dotato di speciali guanti isolanti.

Crediamo alla McLaren quando sostiene che non c’è stata alcuna scarica elettrica su Alonso, ma non supportiamo la teoria del colpo di vento come causa dell’incidente.

E se fossimo Jenson Button, che tornerà in pista fra un paio di giorni con la MP4-30 vorremmo delle precise rassicurazioni di non finire fuori pista se mai dovesse esserci qualche folata durante l’ultima sessione di test collettivi…

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