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F1 | Il bubbone budget cap passa nelle mani di Ben Sulayem

Red Bull e Aston Martin sono state accusate di aver violato il limite di spesa dei 148,6 milioni di dollari concessi nel 2021 dopo alcune anticipazioni giornalistiche. Mercedes e Ferrari sono partite all'attacco chiedendo punizioni esemplari, mentre il presidente della FIA che ha rinunciato alla trasferta di Singapore ha voluto prendere in mano personalmente la "patata bollente" perché qualunque decisioni che verrà presa avrà il valore di un precedente. Ecco come stanno le cose.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB18

Foto di: Steve Etherington / Motorsport Images

Nel venerdì di Singapore il polverone sollevato dalla questione budget cap ha preso il sopravvento anche sull’attività in pista, passata quasi in secondo piano. Nella serata di ieri la FIA è stata costretta a rilasciare una dichiarazione per smorzare i toni e riportare il tutto nel naturale terreno di competenza, ovvero quello della Federazione stessa.

“La FIA rileva speculazioni e congetture significative e infondate in relazione a questo argomento (budget cap) e ribadisce che il processo di valutazione è in corso e sarà seguito senza prendere in considerazione alcuna discussione esterna”.

Una presa di posizione necessaria per rimettere ordine su una vicenda montata molto velocemente. Fidandosi delle indiscrezioni, emerge un quadro nel quale due squadre (Red Bull ed Aston Martin) avrebbero superato il tetto di spesa imposto dal regolamento finanziario introdotto a partire dallo scorso anno. Dando per scontato che sia Aston Martin che Red Bull avranno sicuramente presentato dei bilanci 2021 al di sotto dei quei 148,6 milioni di dollari che rappresentano il tetto massimo di spesa, è molto probabile che la FIA possa aver contestato dei costi ritenuti (dai due team) estranei all’area delimitata dal budget cap.

Mohammed ben Sulayem,  presidente FIA, a colloquio a Monza con Toto Wolff

Mohammed ben Sulayem, presidente FIA, a colloquio a Monza con Toto Wolff

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

In merito alla natura della disputa tra FIA e le due squadre coinvolte, a Singapore si è sussurrato di personale ufficialmente dedicato ad altri incarichi (tutti i top-team hanno programmi alternativi alla Formula 1) che potrebbe invece essere stato utilizzato in attività F1. Ma, nel caso della Red Bull, la cifra in eccesso sarebbe molto elevata, andando oltre il tetto che limita l’infrazione a ‘entità minore’.

Queste, come detto, le indiscrezioni, ma manca la certezza su due dati: l’ammontare del surplus, e la natura delle voci contestate. Senza questi elementi è impossibile trarre delle conclusioni, ed ogni valutazione è di fatto un processo sommario, ciò che la FIA ha definito “speculazioni e congetture”.

La questione è però molto delicata, e probabilmente non è un caso che il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, (atteso a Singapore) abbia deciso di non presenziare al weekend di gara.

La patata bollente, ovvero i risultati delle analisi effettuati dalla Cost Cap Administration (il gruppo di lavoro FIA deputato ai controlli in materia di badget cap) sono sulla sua scrivania, e gli organi Federali saranno chiamati ad esprimersi su quella che al momento è la questione più spinosa affrontata da Ben Sulayem nel suo ancora giovane mandato.

La FIA sul caso budget cap si giocherà molta della sua credibilità

La FIA sul caso budget cap si giocherà molta della sua credibilità

Photo by: Rainier Ehrhardt

In attesa dell’epilogo, che sarà ufficialmente comunicato dalla FIA la prossima settimana, ci sono ovviamente opinioni discordanti tra gli stessi addetti ai lavori, divisi tra chi prevede una conclusione ‘soft’, ovvero senza reali sanzioni nei confronti delle squadre incriminate, e chi invece ipotizza una presa di posizione molto ferma da parte della FIA.

Nel primo scenario ad uscirne vincitrice sarebbe indubbiamente la Red Bull. Che si tratti di un’assoluzione piena o di una sanzione finanziaria (ipotesi quest’ultima che viene però ritenuta plausibile solo in caso di errori procedurali), la Red Bull vedrebbe riconosciuta la sua buona fede, o la sua capacità di sapere leggere attentamente tra le pieghe del regolamento, un’attitudine che in materia tecnica ha fatto la fortuna di tanti grandi nomi della Formula 1.

Se, invece, la Red Bull dovesse essere riconosciuta responsabile di aver violato in modo indiscutibile il regolamento finanziario (esponendosi così a sanzioni di carattere sportivo) la Formula 1 entrerebbe in uno scenario inedito, una situazione nella quale ad uscirne malissimo non sarebbe solo la squadra di Milton Keynes.

A rischio ci sarebbe anche la credibilità dello sport, che verrebbe sovrastata da un’ombra molto pericolosa.

“Un conto è una sanzione che arriva la domenica sera dopo le verifiche tecniche – ha commentato un addetto ai lavori – non fa piacere, certo, ma alla fine è accettata come parte integrante di questo sport, ed è così da più di mezzo secolo. Altra cosa è prendere atto di un provvedimento che va a delegittimare quanto visto un anno prima, è impossibile sapere quale reazione potrebbe avere il pubblico davanti ad una situazione del genere”.

Comunque vada a finire, questa vicenda è destinata ad essere uno spartiacque. L’introduzione del budget cap ha avuto il merito di portare la Formula 1 in un modello finanziario sostenibile, scongiurando la possibilità (concreta) di vedere diverse squadre chiudere i battenti, rischio concreto corso tra il 2018 ed il 2020.

Ora, però, nelle mani della FIA c’è una partita di eguale importanza, ed è la credibilità stessa di questo regolamento. Servono regole chiare, che non lascino spazi ad interpretazioni, e punizioni esemplari per coloro che decidono deliberatamente di oltrepassare il confine della legalità. Senza queste basi, il sistema rischia di collassare.

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