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Ferrari: serve l'impossibile per battere la Mercedes

Arrivabene sferza i tecnici dopo i guai al dado: "Non voglio analisi dei problemi, ma soluzioni!"

La Ferrari non riesce ad agguantare la Mercedes. Tutti gli sforzi del Reparto Corse si sono rivelati inutili. Il pacchetto aerodinamico varato a Barcellona e il terzo motore che ha debuttato in Canada per il quale sono stati spesi tre gettoni di sviluppo non hanno dato i risultati che ci si aspettava.

Le W06 Hybrid sembrano in grado di allungare il passo ogni volta che le Rosse sono pronte a sferrare un attacco. Sebastian Vettel ha ottenuto il terzo giro più veloce in gara dietro alle Mercedes a soli 24 millesimi da Lewis Hamilton e a poco più di due decimi da Nico Rosberg. Forse avrebbe potuto rivaleggiare (sorpassare è molto difficile al Red Bull Ring) con il leader del mondiale per il secondo posto e, invece, la Ferrari è scesa di nuovo dal podio dovendo accontentarsi di un quarto posto per un problema nell’unico pit stop. Chiariamo subito che non c’è stato alcun errore umano. La crew dei meccanici non c’entra. Si è spanato il dado della ruota posteriore destra. La sosta è costata tredici interminabili secondi che hanno permesso a Felipe Massa di agguantare il secondo podio stagionale con la Williams.

Maurizio Arrivabene, team principal della Ferrari, questa volta è meno ecumenico che nel recente passato. Vede che il calendario snocciola le sue gare e la Rossa è sempre ferma ad una vittoria, quella del Gp della Malesia con il pilota tedesco, delle tre che sono state promesse a inizio anno. E se non altro, prima arrivavamo almeno dei podi, che ora non si acchiappano più.

“Siamo considerati la seconda forza del mondiale. A inizio campionato mi stava bene così, ma ora non sono soddisfatto di essere in questo ruolo. Dobbiamo fare il possibile, ma soprattutto l’impossibile per battere questa Mercedes. Per fermare le frecce d’argento ora serve l’impossibile, perché di meno non basta”.

È un monito per i tecnici che quanto si è prodotto finora è servito a rimettere la Ferrari dietro alle Mercedes, ma ci vuole altro per scavalcarle…
“Dire come è successo nel recente passato che lavoreremo, è ovvio. È un’affermazione stupida. Perché adesso dobbiamo cercare di lavorare meglio. Non si va ai Gp credendo di essere in vacanza. Bisogna andare in pista sapendo di essere pienamente convinti dei propri mezzi. È necessario usare tutto quello che è in nostro potere di fare, per essere vicini alle Mercedes. Oggi come oggi, riconosciamo il valore del nostro avversario, ma se siamo lì a grattargli l’alettone, forse ce la possiamo giocare nel caso dovessero fare un errore. Per uno stupido dado abbiamo perso un altro podio: così non va bene”.

Arrivabene non si appella alla sfortuna, ma fa un’analisi concreta…
“Il dado non deve diventare una scusa. Se un dado si è spanato dobbiamo chiederci perché è successo e dobbiamo fare in modo che non accada più”.

Non è che si sta cercando l’impossibile per guadagnare un centesimo al pit stop?
“No, vorrebbe dire dare la colpa alla squadra. In questo caso i ragazzi non hanno alcuna responsabilità. C’è stato un problema nel dado che dovremo risolvere”.

Non ci riferivamo ai meccanici, ma alle scelte tecniche estreme che mettono a repentaglio l’affidabilità: per avvitare una ruota più rapidamente di un centesimo si perde un podio…
“Eh sì, oppure la questione la posso girare in un altro modo: se tu hai delle cose che funzionano è meglio non toccarle così ti concentri su quelle che non vanno, anziché riprogettare quelle che non hanno mai dato problemi”.

Il dado si è spanato nel fissaggio della ruota?
“Sì, ma la domanda non è quella. C’è da chiedersi se il dado di alluminio e il titanio della pistola possono provocare la spanatura. Se può succedere, allora bisogna fare marcia indietro perché stiamo sbagliando!”.

Senza la perdita di tempo al pit stop Sebastian Vettel poteva arrivare secondo, tenuto conto della penalizzazione di cinque secondi inflitta a Lewis Hamilton?
“Potevamo provarci, certo. Dovevamo essere a duellare con Hamilton anziché con Massa. Ma non voglio assolutamente pensare in questo modo, perché altrimenti ci andiamo a cercare le solite scuse. È il momento di girare pagina e fare un elenco delle cose che abbiamo fatto di buono e quelle che, invece, non hanno funzionato. Dobbiamo concentrarci su queste ultime. Altrimenti si comincia a discutere del dado. Basta parlare dei problemi, è ora di trovare delle soluzioni. Questo sarà il grande cambiamento di mentalità. Adesso voglio delle risposte. A cominciare da me ovviamente…”.

L’analisi è cruda. Molto veritiera. Il capo del Reparto Corse dà una sferzata ai responsabili tecnici della SF15-T che non solo non cresce abbastanza, ma paga problemi di affidabilità che prima non si manifestavano. Come se il progetto sia già arrivato al limite dello sviluppo. Nessuno ha il coraggio di dirlo, ma questo è il timore.

La sensazione è che il rimbrotto sia riservato a James Allison e Mattia Binotto, vale a dire direttore tecnico del Cavallino e responsabile dei motori. Adesso tocca a loro trovare le soluzioni ai problemi. In fretta perché il tempo passa...

 

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