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Gomme 2020: bocciatura affrettata, da rivedere il giudizio

Alcune squadre hanno chiesto alla FIA di affrontare la prossima stagione con gomme 2019, visto che quelle 2020 provate ad Austin non avevano dato i risultati attesi. Peccato che il test si sia svolto in condizioni ambientali inadatte e nessuno ha adeguato le F1 alle nuove costruzioni. Una risposta si avrà ad Abu Dhabi.

Mercedes AMG F1 W10 con uno pneumatico prototipo Pirelli

Foto di: Giorgio Piola

Dopo qualche weekend di silenzio, in Brasile si è tornati a parlare di gomme. Negli ultimi anni ci sono stati momenti in cui la gestione degli pneumatici è stata una questione di grande attualità, ma non in tutte le occasioni i timori ed i problemi sollevati dalle squadre hanno poi trovato conferma sul campo.

L’ultimo capitolo riguarda gli pneumatici 2020, testati da tutti i team per la prima volta (in una sessione comune) durante le prove libere di venerdì ad Austin.

Le squadre hanno avuto a disposizione quattro set ciascuna (due per pilota) per assaggiare la generazione di gomme che utilizzeranno la prossima stagione. Il breve test è però bastato per portare ad una serie di giudizi poco positivi, al punto che c’è chi ha proposto (sia tra team e piloti) di confermare le gomme attualmente in uso anche nel prossimo Mondiale.

Non deve stupire, perché la Formula 1 ha una reazione istintiva alle novità, un riflesso incondizionato che sembra essere direttamente nel ‘dna’ delle squadre. Curiosamente durante lo scorso Gran Premio d’Austria è andata ai voti la proposta di tornare seduta stante alla generazione di gomme 2018, ma non è stato raggiunto il numero necessario per rendere operativo il cambiamento.

Quattro mesi dopo, quegli pneumatici che diversi team volevano mettere da parte in piena estate, sono diventati una certezza al punto da volerli confermare anche per la prossima stagione.

Una situazione curiosa, che merita di essere analizzata. La generazione 2019 ha evoluto la gamma 2018 con l’obiettivo di ridurre blister e degrado, e allo stesso tempo incrementare la possibilità di scegliere in gara di strategie differenti.

Obiettivi raggiunti, visto che a partire proprio dal weekend di Spielberg la Formula 1 ha offerto al proprio pubblico uno show di primissima qualità, con gare combattute, azione in pista e strategie differenti, come visto anche due domeniche fa ad Austin.

Le indicazioni in vista del 2020 (richieste dai team alla Pirelli) sono state indirizzate alle mescole, chiedendo una finestra più ampia di utilizzo per facilitare il lavoro degli ingegneri.

Un suggerimento sensato, che la Casa milanese ha approvato finanziando lo studio dei nuovi pneumatici portati in pista ad Austin. Ma non sono solo queste le novità. Anche la costruzione è stata oggetti di studio, al fine di migliorare l’integrità del pneumatico permettendo così di lavorare a pressioni più basse delle attuali. Negli ultimi anni le crescenti performance delle monoposto hanno costretto la Pirelli ad alzare le pressioni in più di un’occasione, ed in alcuni casi questo cambiamento è stato causa di surriscaldamenti.

I verdetti affrettati di Austin

I commenti negativi arrivati dopo il test durante il weekend del GP degli Stati Uniti sono stati in realtà viziati da diverse variabili esterne che hanno condizionato il funzionamento degli pneumatici.

Il primo elemento di disturbo è stato il meteo, poiché le sessioni (soprattutto la FP1, ovvero quella in cui i team hanno percorso più ‘run’ con le gomme 2020) si sono svolte con temperature molto basse, tra i 10 e 15 gradi (ambientali) e dai 17 e 22 (asfalto).

La seconda difficoltà è stata legata al differente profilo tra le due generazioni di gomme, soprattutto nel caso delle posteriori.

Una variazione minima (6 mm), che non ha ovviamente impedito di montare le gomme 2020 sulle monoposto 2019, ma parliamo di monoposto progettate e realizzate sulla gomma attuale, e per quanto le differenze siano ridotte, hanno comunque un impatto sull’assetto delle monoposto.

In più gli pneumatici 2020 sono stati utilizzati con le pressioni abituali dei 2019, con un bilancio complessivo di pochi giri poiché le squadre dovevano anche completare gli abituali programmi di lavoro dei weekend di gara.

In questo quadro la performance delle 2020 si è confermata dai 3 ai 4 decimi peggiore della precedente, e questo ha subito infiammato gli animi.

Una situazione non inedita, che ricorda quanto visto nella prima metà del Mondiale quando non tutte le squadre avevano compreso come far funzionare al meglio gli pneumatici 2019.

Gara dopo gara i problemi sono progressivamente stati risolti, e allo stadio attuale per praticamente tutte le squadre la variabile ‘gomma’ non è più un mal di testa come è stato per diversi team nelle prime gare.

Semplicemente c’è chi è arrivato prima di altri alle soluzioni, e chi per raggiungere l’obiettivo ha avuto bisogno di più tempo e aggiornamenti tecnici sulle proprie monoposto.

Le risposte arriveranno ad Abu Dhabi

In questo quadro diventano cruciali i due giorni di test che i team disputeranno ad Abu Dhabi nelle giornate di martedì e mercoledì dopo il Gran Premio.

Ogni squadra avrà a disposizione 20 set di pneumatici, otto scelti dal team e dodici selezionati dalla Pirelli. Tra questi ultimi quattro saranno di specifica 2019, proprio per permettere alle squadre di effettuare delle prove comparative più approfondite avendo molto più tempo a disposizione rispetto ad Austin, nonché condizioni ambientali migliori.

“È una buona idea avere l’opportunità di provare le nuove gomme – ha spiegato Vettel - e d'altra parte gli obiettivi prefissati non sono ancora stati raggiunti. Abbiamo svolto alcuni test, ho avuto una giornata a Barcellona e abbiamo fatto una prova incrociata ad Austin. Il feedback non è stato positivo ma stiamo provando a fare un passo avanti, quindi vedremo cosa verrà fuori dalle prove di Abu Dhabi”.

Mercedes AMG F1 W10, dettaglio della griglia di sensori

Mercedes AMG F1 W10, dettaglio della griglia di sensori

Photo by: Giorgio Piola

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