F1 | Ferrari: Sainz chiude il cerchio e pensa in grande
Ci sono volute 150 qualifiche allo spagnolo per centrare la prima pole position in F1 e altri sarebbero esplosi di gioia per celebrare un evento tanto atteso. Non Carlos che ha già la testa a domani, al GP di Gran Bretagna nel quale scatterà davanti a tutti. Metà opera è fatta, ma adesso va completata aggiungendo la prima vittoria. Il madrileno non sembra aver più voglia di aspettare...

Immaginiamo un pilota che dopo 150 qualifiche riesce finalmente a centrare la pole position. È facile pensare a urla liberatorie, braccia al cielo, abbracci, gesti che testimoniano una grande gioia interiore. Ma non è sempre così. Carlos Sainz, poleman a sorpresa al termine di una bellissima qualifica come quella vista oggi a Silverstone, ha dato forma in modo diverso alla sua soddisfazione.
Quando il suo ingegnere gli ha comunicato via-radio “P1, Carlos, P1”, la reazione è stata una certa incredulità.
“Non pensavo di aver fatto un mega giro – ha poi spiegato Sainz – ma poi ho capito che se è stato difficile per me, lo è stato anche per tutti gli altri piloti in pista”.
Arrivato sul traguardo ha lasciato poco spazio alle emozioni, sfoggiando il miglior sorriso al cospetto di Nigel Mansell, che si è congratulato per la sua impresa.
Quando si ottiene il miglior tempo di giornata al termine di un sabato complesso e insidioso, è ovvio che anche gli episodi giocano un ruolo, ma sarebbe ingiusto (nonché errato) far passare la pole position ottenuta da Sainz come un exploit figlio di circostanze, perché la storia inizia da lontano.
Il feeling iniziale di Carlos con la F1-75 non è stato dei migliori, lo spagnolo non lo ha mai nascosto e ha chiesto un po' di tempo per adattarsi ad una monoposto molto diversa rispetto a quella che ha guidato nel 2021.

Carlos Sainz, Ferrari, riceve il premio Pirelli Pole Position dal campione del mondo 1992 Nigel Mansell
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
L’inizio di stagione è stato tutto in salita, perché mentre Sainz prendeva le misure alla sua macchina pagando anche un prezzo legato ad errori e sbavature, Leclerc ha marchiato a fuoco le prime tre gare dell’anno. Nessun pilota lo ammetterà mai, ma quando dall’altra parte del box si festeggiano vittorie e pole position, non è qualcosa che aiuta il morale.
“La cosa peggiore che può capitare in un weekend – confessava lo scorso anno un pilota – è dover partecipare alla foto celebrativa dopo una vittoria del tuo compagno di squadra. Vorresti essere ovunque, tranne che lì, e ti tocca anche sorridere”.
Ma Sainz ha continuato a lavorare, e il percorso, anche se in salita, è proseguito gara dopo gara. Nell’ultimo weekend di gara a Montreal si è visto il miglior Carlos della stagione, a conferma di un trend positivo, e non sembra davvero una coincidenza che meno di due settimane dopo abbia festeggiato la sua prima pole position.
Oggi a Silverstone era indispensabile non commettere errori, e Sainz non ha sbagliato nulla, mettendo tutto insieme nel momento in cui contava di più.
“Mio padre mi ha sempre detto che sono forte sul bagnato – ha raccontato Carlos sorridendo – ho sempre pensato che lo dicesse per incoraggiami, ma forse aveva ragione. I Sainz quando c’è poco grip vanno forte, vero?”.

Carlos Sainz, Ferrari F1-75
Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images
Una pole position non da punti e trofei, ma può essere uno spartiacque se insieme alla partenza dalla prima posizione sulla griglia di partenza arriva anche una buona dose di fiducia. Sainz in realtà non ha mai perso la convinzione di poter tornare sui livelli di performance del 2021, ma è importante che arrivino i risultati per spuntare la checklist che ogni pilota si pone davanti.
Carlos non ha festeggiato più di tanto la sua prima pole perché sa che il lavoro deve proseguire, ad iniziare da domani. Quel traguardo che tutti i piloti sognano da quando iniziano a muovere i primi passi in kart non è distante, e se non sarà raggiunto a Silverstone arriverà comunque molto presto.
Sainz, però, non vuole aspettare ancora molto, per tanti e differenti motivi. Non ultimo, quello di mettersi aritmeticamente al riparo dalla temutissima richiesta di mettersi a disposizione per ‘ragione di squadra’.

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