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Ferrari: come evitare il naufragio della SF1000?

Vettel decimo e Leclerc undicesimo. La SF1000 staccata di oltre due secondi dalla Mercedes di Hamilton in pole nel GP di Stiria. Sull'acqua sono venuti a galla tutti i difetti della Ferrari che ha perso la bussola. Si ritroverà in Ungheria?

Charles Leclerc, Ferrari SF1000

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

E’ un anno horribilis. La Ferrari si è persa e ritrovarla non sarà facile, perché la crisi è più profonda di quanto potesse sembrare. Lo dicono i numeri che sono impietosi, ma danno la dimensione di quello che stiamo analizzando. La scorsa settimana aveva destato grande impressione Charles Leclerc settimo in qualifica staccato di un secondo dalla pole di Valtteri Bottas nel GP d’Austria con una SF1000 semplicemente imbarazzante.

Quello di sabato scorso doveva essere il punto più basso di un’auspicata risalita della Rossa dopo un avvio disastroso. Il secondo posto del monegasco, facilitato da tanti ritiri e da una gara coriacea di Charles, aveva un po’ sbiadito l’immagine della qualifica, lasciando nella memoria dei tifosi del Cavallino che la Rossa non poteva essere brutta come quella vista al Red Bull Ring.

L’attesa per gli aggiornamenti anticipati al GP della Stiria avevano fatto il resto, alimentando un cauto ottimismo che la rotta si sarebbe invertita. La nuova ala anteriore e il fondo modificato dovevano dare il segno di una crescita della SF1000. Vettel, dopo le prove libere del venerdì, era parso più possibilista di Leclerc, poco a suo agio con le modifiche.

La Scuderia ieri ha voluto nascondere l’effettivo potenziale di questa macchina disgraziata, preferendo raccogliere dati piuttosto che simulare una qualifica con un secondo treno di gomme Soft, sebbene ci fosse la minaccia che la sessione cronometrata (poi svolta sul bagnato) venisse cancellata per la pioggia battente.

Ora sappiamo che i tecnici di Maranello hanno preferito nascondersi, sapendo che la prestazione non c’era. E la conferma, puntuale, è arrivata dalle qualifiche di oggi sul Red Bull Ring che erano più che un acquitrino nel quale Lewis Hamilton ha scritto una pagina mitica della sua storia di esa-campione, rifilando 1”2 a Max Verstappen con la Red Bull.

La Ferrari, invece, si è inabissata scomparendo nell’acqua come il Nautilus: Sebastian decimo e Leclerc undicesimo (poi penalizzato di tre posizioni sulla griglia), impossibilitato di uscire dalla Q2. E il distacco rimediato da Lewis non è da top team: 2”378. Un abisso. Inaccettabile per una squadra che voleva essere da mondiale e che, al contrario, scopre di essere rotolata al sesto posto nella lista dei Costruttori.

Perché se Hamilton ha inventato un giro da leggenda nell’ultimo tentativo della Q3, dopo essersi conteso la pole con Verstappen a colpi di continui quanto appassionanti capovolgimenti di fronte, resta più di un secondo di distacco dalla Red Bull dell’olandese e in mezzo si sono infilati con una certa facilità anche McLaren, Renault e AlphaTauri.

La SF1000 è un bluff? Così pare, anche se le modifiche portate a Spielberg dovrebbero essere migliorative. L’acqua della Stiria, però, è servita a cancellare come un colpo di spugna una serie di dubbi.

Il motore non è più il più potente del Circus. Questo lo avevamo capito: la Ferrari deve purgare le presunte irregolarità dello scorso anno e le ultime direttive tecniche della FIA hanno castigato le prestazioni dello 065/2.

Ma di qui a dire, come si è lasciato intendere la scorsa settimana, che tutti i guai per le basse velocità massime sul dritto fossero dovuti solo al propulsore sgonfio ne passa (otto decimi del secondo di ritardo dalla Mercedes erano stati attribuiti alla power unit).

La controprova l’abbiamo avuta oggi sulla stessa pista fradicia d’acqua. Con l’asfalto bagnato la potenza del motore non è più una questione derimente, conta molto di più avere una buona trazione e tanto carico aerodinamico.

E, allora, una macchina che non è veloce sul dritto, dovrebbe almeno cavarsela in curva. Manco per niente. Bastava guardare le continue correzioni col volante alle quali erano costretti Vettel e Leclerc per cercare di stare sul tracciato. Quello che doveva essere carico aerodinamico in più altro non è se non drag, vale a dire resistenza all’avanzamento.

Per cui la certezza che emerge oggi è che se il motore non è competitivo, il telaio e l’aerodinamica sono peggio. O meglio, tutte le modifiche introdotte (non solo aerodinamiche ma anche di set-up delle sospensioni con diverse altezze e  rigidezze delle barre ) non hanno permesso di trovare la giusta via dello sviluppo scatenando più confusione che certezze.

Che la monoposto fosse sbagliata lo si era capito già nei test invernali di Barcellona, ma lockdown a parte, la Scuderia è riuscita a fare poco, molto poco per ribaltare una situazione difficile e adesso si cerca di recuperare il tempo perduto, ma la fretta è una cattiva consigliera. Cosa sta succedendo nel Reparto Corse?

Come è possibile sbagliare una macchina avendo tutti i più moderni sistemi di calcolo e di simulazione? Il brutto anatroccolo dovrebbe diventare cigno la prossima settimana a Budapest, quando la Ferrari abbandonerà il Red Bull Ring che è una delle piste più avverse alla Rossa, per approdare all’Hungaroring, impianto che dovrebbe essere più confacente alla SF1000.

Sarà così? A Maranello riusciranno a mettere insieme gli elementi del puzzle per ritrovare la via perduta o la crisi è più profonda e riguarda non solo la tecnica, ma anche gli uomini e l’organizzazione della squadra?

Mattia Binotto come è solito fare non schiva l'oliva: "Una giornata davvero deludente. Dobbiamo accettare il verdetto del cronometro che non mente mai. In due qualifiche sulla stessa pista, pur in condizioni diverse non siamo mai stati competitivi, non soltanto contro quelli che negli ultimi anni erano stati i nostri avversari diretti ma nemmeno con altri che, fino a ieri, ci erano costantemente alle spalle".

"Abbiamo fatto tanti sforzi per anticipare una serie di aggiornamenti alla vettura ma in pista i risultati non si sono visti. Dobbiamo capire perché e lavorare per cambiare uno stato di cose che non è all'altezza di una squadra che porta il nome Ferrari. Niente reazioni emotive ma non possiamo nasconderci la realtà".

C'è chi invoca cambiamenti ed epurazioni, ma ora serve mantenere i nervi saldi per non far esplodere la Santa Barbara, ma ci vogliono anche idee chiare sul come cambiare una dinamica (tanto a casa quanto in pista) che adesso è perdente...

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