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Ferrari boccia il congelamento dei motori voluto da Red Bull

A Milton Keynes vogliono bloccare lo sviluppo delle power unit dal 2022 al 2025. Horner e Marko intendono rilevare il materiale della Honda per proseguire in proprio dopo il ritiro dei giapponesi. I "bibitari" inseguono la parificazione delle prestazioni azzerando la ricerca. La Ferrari, invece, vuole che i motori della F1 restino un componente prestazionale che punta sull'innovazione da trasferire sull'automotive, richiamando così nuovi Costruttori.

Scuderia Ferrari logo

Foto di: Alex Galli

La Ferrari non ci sta. A Maranello non sono intenzionati a seguire l’asse che si sta saldando fra Red Bull e Mercedes. La squadra di Milton Keynes sta cercando di forzare le regole per fissare il congelamento delle power unit dal 2022 al 2025.

I “bibitari” stanno inseguendo l’opportunità di rilevare il materiale tecnico della Honda per proseguire nei prossimi anni con il motore giapponese, ma nella consapevolezza che è necessario fermare lo sviluppo per non rischiare di restare indietro rispetto alle evoluzioni degli altri Costruttori.

Christian Horner e Helmut Marko avrebbero cercato anche la sponda della Mercedes: a Toto Wolff non sembrerà vero poter fermare lo sviluppo dei motori, potendo contare su una supremazia indiscutibile in materia di power unit. Per la Stella significherebbe un grande risparmio, senza intaccare la leadership che ha riconquistato in maniera piuttosto perentoria quest’anno.

Nell’era del COVID-19 la Ferrari ha sempre avuto un atteggiamento molto responsabile, accettando vincoli stringenti alle regole che hanno blindato la ricerca e l’evoluzione delle monoposto 2020-2021 per limitare i costi e salvare delle squadre che erano andate in sofferenza economica con il lockdown.

Nella Scuderia non vogliono andare oltre i provvedimenti che già sono in vigore per evitare di snaturare il DNA della Formula 1: i vertici della Red Bull invocano il livellamento delle prestazioni delle power unit, ma vorrebbe dire spendere cifre esorbitanti per non avere alcun vantaggio prestazionale.

Tanto varrebbe, allora, arrivare al motore unico, ma il mondo dei GP non è l’espressione di un monomarca, tanto più che non ci sarebbero validi argomenti per convincere altri Costruttori a entrare nel Circus.

Anzi l’annuncio shock del ritiro Honda ha messo la F1 in una luce negativa, ma bisogna sottolineare che si basa su una bugia: la Casa giapponese vuole diventare carbon free nel 2050, quando la F1 quel traguardo se lo sarebbe dato per il 2030.

Ferma restando la libertà di ciascuno di definire le propria strategia industriale in casa propria, non è accettabile che si raccontino delle balle spaziali per giustificare la mancanza di risultati e, soprattutto, la voragine nei bilanci del marchio per effetto della pandemia.

Il danno generato alla F1 è pesante e proprio per questo non si può snaturare a diventare una Formula Indy europea, nonostante i tentativi della Red Bull. Marko e Horner minacciano l’uscita dal Circus se Liberty Media non agirà per il bilanciamento delle prestazioni dei motori.

La Ferrari, invece, non solo per l’esigenza di recuperare il gap dalla Mercedes, pretende che l’innovazione sia uno dei temi da introdurre nei propulsori del futuro e la F1 non si può permettere di aspettare il 2026 per cambiare le regole. È necessario trovare delle chiavi di ricerca che portino una ricaduta sul prodotto di serie, affinché i costi di ricerca non siano finalizzati solo a vincere i GP, ma contribuiscano alla corsa del carbon free dell’automotive con soluzioni sperimentali.

E allora la squadra del Cavallino si pone in una posizione alternativa a quella Red Bull: a Maranello piacerebbe anticipare al 2023 l’introduzione di propulsori che utilizzano carburanti sostenibili.

Si parla di benzine di sintesi non derivate dal petrolio o di bio-carburanti. Si tratta di due temi di sviluppo interessanti, ma con approcci e soluzioni totalmente diverse e con implicazioni sui motori importanti. Non solo, ma si dovrà definire su quali power unit si dovrà puntare in futuro, magari valorizzando di più la parte elettrica e un po’ meno quella endotermica, cercando di ridurre i costi.

È possibile che a Portimao ci sia una meeting per discutere questo tema spinoso nel quale la F1 si giocherà un pezzetto di futuro: anche se non sarò ancora operativo, sarà meglio che del processo di cambiamento faccia parte Stefano Domenicali, presidente e CEO di Formula 1, che entrerà in carica solo dal 2021.

Pare evidente che le posizioni di Ferrari e Red Bull non sono conciliabili: se la filosofia del Cavallino dovesse passare, a Milton Keynes dovranno rinunciare a proseguire con i motori Honda, ritornando a collaborare con la Renault o riaprendo dei contatti proprio con la Ferrari, visto che la Mercedes ha giù ufficializzato il suo no e i “bibitari” vogliono una doppia fornitura per Red Bull e AlphaTauri.

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