Engavest ricusa, la Caterham deve gestirla Fernandes
Le monoposto sono sotto i sigilli di Leafield, ma Ecclestone vuole che corranno ad Austin. Chi le porterà in pista?
Bernie Ecclestone vorrebbe che ad Austin si schierino 22 monoposto: dopo aver commentato sarcasticamente la situazione ormai da azzeccagarbugli della Caterham, Mister E sarebbe intervenuto per cercare di mettere ordine in una diatriba che vede tre protagonisti di un triangolo che si può definire maledetto.
Il fondo Engavest, composto da investitori svizzeri e arabi che si sono legati a Colin Kolles, aveva rilevato il team prima del Gp di Gran Bretagna, ma ha accusato Tony Fernandes e i suoi soci di non avere mai adempiuto al passaggio delle azioni dell’1Malaysia Racing Team, la società che ha gestito il Caterham F1 Team dall’estate a oggi.
La nuova proprietà aveva fatto scattare un ultimatum che scadeva questa mattina alle ore 9 perché si trovasse un accordo, altrimenti tutti gli adempimenti sarebbero tornati sulle spalle dei proprietari precedenti. E alla luce delle dichiarazioni di Tony Fernandes di oggi, che hanno messo ulteriore benzina sul fuoco, il fondo Engavest ha restituito il team al manager malesiano.
A complicare la questione ci si è messo anche l’amministratore legale incaricato del recupero dei crediti per conto della Smith & Williamson di Londra che ha posto i sigilli alla sede di Leafield sostenendo che tutto quello che era contenuto nella factory sarebbe di proprietà della Caterham Sports Limited, una società che Tony Fernandes, ha sempre utilizzato per separare le strutture della factory dal racing team.
E non potrebbe essere diversamente visto che per correre in Formula 1 è necessario avere la proprietà intellettuale del progetto della monoposto da schierare in pista e, pertanto, se Kamui Kobayashi e Marcus Ericsson hanno gareggiato regolarmente fino a Sochi è segno che il team diretto dal team principal, Manfredi Ravetto, aveva tutte le carte in regola per farlo.
“Stiamo cercando di dare il nostro aiuto in ogni modo possibile – ha detto Ecclestone alla BBC – è una cosa che facciamo con tutti i team che si trovano in difficoltà, ma in questo momento è un po’ complicato dire qualcosa su come stanno i fatti”.
E se non ha le idee chiare Mister E si può ben comprendere quanto intricata sia questa matassa che sta diventando sempre più solo una questione legale e sempre meno sportiva. L’amministratore Finbarr O'Connel questa mattina ha ordinato alle guardie giurate che hanno messo i sigilli a Leafield di non consentire che si toccassero le due monoposto verdi che dovevano essere spedite alla volta di Austin insieme al materiale necessario a far scendere in pista le due CT05.
I soci di Engavest ora si chiamano fuori ritenendo che chi non ha rispettato gli accordi è stato solo Fernandes. Tanto più che le rivendicazioni del malese sarebbero in contraddizione con il comunicato stampa che era stato emesso in data 3 ottobre 2014 nel quale dichiarava: "Il Caterham Group desidera chiarire che, a seguito della cessione del business F.1 nel mese di luglio, che non c’è alcuna affiliazione con il Caterham F1 Team".
Per Engavest nel comunicato erano riportati due errori: “Primo - la data della cessione è stata il 29 giugno; secondo – il Caterham Group e Fernandes, non aveva trasferito interamente le azioni della proprietà Caterham F1 al momento della dichiarazione, a dispetto di quanto va dicendo oggi”.
È chiaro che c’è chi sta facendo il furbo: la gestione Manfredi Ravetto aveva portato stabilità economica nel team (tutti gli stipendi sono stati regolarmente pagati) e c’era stato anche un investimento per migliorare la competitività delle monoposto (nuovo musetto e fondo), con le due verdone mai così avanti in griglia come a Sochi, nonostante la mancanza di ricambi. Engavest a questo punto si chiama fuori e se Bernie Ecclestone vuole che le Caterham siano negli Stati Uniti dovrà parlare con Tony Fernandes. O ci saranno altri colpi di scena nelle prossime ore?
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