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Sogno Ferrari: quando l'illusione diventa realtà

La Rossa cresce, ma è la debolezza della power unit Mercedes che preoccupa a Brixworth. Perché...

Sebastian Vettel, Ferrari festeggia la vittoria sul podio

Sebastian Vettel, Ferrari festeggia la vittoria sul podio

XPB Images

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W06
Sebastian Vettel, Ferrari SF15-T
Ombrellina per Sebastian Vettel, Ferrari
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB11
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing festeggia il secondo posto sul podio
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB11
Il vincitore Sebastian Vettel, Ferrari festeggia nel parco chiuso con il secondo classificato Daniel
Ombrellina per Alexander Rossi, Manor Marussia F1 Team
Will Stevens, Manor Marussia F1 Team con Roberto Merhi, Manor Marussia F1 Team
Daniil Kvyat, Red Bull Racing RB11 leads Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W06
Il vincitore Sebastian Vettel, Ferrari festeggia nel parco chiuso
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing festeggia la seconda posizione sul podio
Podio: il vincitore Sebastian Vettel, Ferrari, secondo Daniel Ricciardo, Red Bull Racing, terzo Kimi
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W06
Sebastian Vettel, Ferrari festeggia la vittoria sul podio
Sebastian Vettel, Ferrari festeggia la vittoria sul podio
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB11
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team
Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 W06
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W06
Sebastian Vettel, Ferrari festeggia la vittoria sul podio
Podio: il vincitore Sebastian Vettel, Ferrari, il secondo classificato Daniel Ricciardo, Red Bull Ra
Sebastian Vettel, Ferrari SF15-T

Sebastian Vettel ci crede. Parla di una piccola occasione per rovesciare la stagione che sembrava votata alla totale supremazia della Mercedes. Il tedesco ha fretta, non ha voglia di aspettare. Se la Ferrari che abbiamo visto a Singapore non sarà la stessa di Monza, allora la Rossa può quanto meno sperare di rientrare nella partita iridata. Un sogno o poco più, che si materializza dopo la terza vittoria stagionale della Rossa. Non un “regalo” delle frecce d’argento, ma un successo costruito nelle qualifiche con la pole position. La metamorfosi della SF15-T è stata sorprendente: nella notte di Marina Bay era indiscutibilmente la monoposto più veloce, segno che con le Supersoft la “diabolica” (ricordate la sigla di progetto, 666) non teme avversari. Le ultime modifiche al fondo hanno reso la Rossa adeguata anche nella delicata fase della trazione, nascondendo uno dei difetti endemici che la Ferrari si trascina negli ultimi anni.

RICCIARDO CI HA PROVATO A FARE IL… SEGUGIO
Daniel Ricciardo è stato un segugio: per ben tre volte ha cercato di andare a riprendere la Ferrari di testa, dopo l’impressionante sfuriata di Sebastian Vettel a ogni inizio di stint (al primo giro il tedesco ha rifilato tre secondi all’australiano!), ma non c’è stato niente da fare, perché il quattro volte campione del mondo è stato perfetto. Non una sbavatura, non un errore fra i micidiali muretti nella notte di Singapore: il pilota di Heppenheim ha saputo cambiare passo ogni volta che ce n’era bisogno, frustando le ambizioni della Red Bull Racing costretta sempre e solo a inseguire.

VETTEL UN FUORICLASSE COME ASCARI
Enzo Ferrari probabilmente avrebbe paragonato Seb ad Alberto Ascari, l’unico pilota italiano due volte iridato nel 1952 e 53: il milanese era imprendibile quando scattava davanti a tutti costruendo imprese leggendarie. Vettel macina numeri da fuoriclasse superando un certo Ayrton Senna nel numero delle vittorie: il “predestinato” ci ha regalato una prestazione che illumina il suo talento, cancellando una volta per tutte i dubbi di chi sosteneva che quattro titoli li ha vinti solo perché disponeva della monoposto migliore.

LA SF15-T SAPRA’ SFRUTTARE LE GOMME HARD A SUZUKA?
Il pilota c’è, la squadra anche. Resta da vedere se la monoposto saprà mantenere il livello di competitività mostrato a Singapore. Perché domenica prossima a Suzuka la Rossa dovrà calzare le medium e le hard, vale a dire quelle gomme che non hanno mai funzionato sulla SF15-T. Maurizio Arrivabene, dopo la debacle di Silverstone, aveva chiesto ai tecnici di risolvere il problema: James Allison e soci ci saranno riusciti? Se così fosse, nulla sarebbe precluso alle ambizioni di Maranello. E, forse, non è casuale il fatto che il team principal abbia alzato l’asticella delle aspirazioni del Cavallino rampante.

ARRIVABENE ALZA IL TIRO: VUOLE LA QUINTA VITTORIA
Con il presidente Sergio Marchionne a inizio stagione il bresciano aveva promesso due vittorie che sarebbero state un successo, tre un sogno e con quattro i ferraristi sarebbero andati in Paradiso. Tanto da promettere un pellegrinaggio a piedi nudi fino a Sestola. Adesso che l’obiettivo più ambizioso è a portata di mano, Maurizio ambisce ad una quinta affermazione, segno che ci crede: “Quella del Giappone non è la nostra pista, ma faremo il possibile per essere ancora davanti, con umiltà”. Allora niente è precluso alla Ferrari? Lo vedremo nei fatti.

NELLA FESTA ROSSA SOLO RAIKKONEN HA POCO RIDERE
Il secondo posto nel mondiale Cotruttori è già in cassaforte e lo spauracchio della Williams si è smaterializzato: a Maranello non guardano dietro, ma puntano lo sguardo in alto. È questo il segno principale del cambiamento di questa gestione. Non parte mai battuta. Ci prova sempre. Esaltando i tifosi. L’unico elemento avulso del sistema sembra Kimi Raikkonen, musone sul podio per un terzo posto che gli sta stretto. Questa Ferrari meritava la doppietta e il finlandese non è riuscito a sfruttare il potenziale che aveva a disposizione, lamentandosi di una monoposto scivolosa e con poco grip, mentre quella del compagno di squadra sembrava che corresse sui binari.

LA FORMULA 1 NON E’ IL WRESTLING
E la Mercedes? Si lecca le ferite. Il quarto posto di Nico Rosberg piace solo al tedesco che scippa qualche punticino al leader del mondiale Lewis Hamilton. Le W06 Hybrid non sono mai state in partita: le frecce d’argento, all’improvviso, sembravano le monoposto di tre anni fa che si mangiavano le gomme posteriori per mancanza di grip. Alcuni maligni hanno sostenuto che un Bernie Ecclestone inferocito per il no di Toto Wolff e Niki Lauda ai motori di Brixworth per la Red Bull Racing avrebbe voluto punirli, imponendo alla Pirelli di dare a Lewis e Nico delle gomme “diverse”. Si tratta di una panzana grossa come una casa perché l’assegnazione delle coperture la fa la FIA (selezionando i set di pneumatici con i bar code di identificazione di ogni treno) e non la Pirelli. La F.1 non è il wrestiling, ma vedere arrancare già dalle prove libere le macchine che stanno dominando il mondiale ha fatto strabuzzare gli occhi.

LA PRESSIONE DELLE GOMME NON C’ENTRA NIENTE
Nel paddock sono stati molti quelli che hanno sostenuto una strana tesi secondo la quale la Mercedes avrebbe pagato quella che è stata giudicata la “furbata” delle pressioni di gonfiaggio delle gomme al Gp di Monza. Hamilton e, soprattutto, Rosberg erano stati pescati sotto ai valori consigliati dalla FIA e dalla Pirelli, ma in Italia non era scattato alcun provvedimento. I tecnici dicono che i diversi dati dell’inglese erano irrisori sulle prestazioni (mentre Nico, con differenze più consistenti, si era ritirato con il motore ko). Lo stesso Toto Wolff ha smontato queste teorie dando appuntamento a Suzuka per rivedere le frecce d’ argento davanti a tutti.

NESSUNA EVOLUZIONE SULLA W06 HYBRID A SINGAPORE!
Non sappiamo se sia una speranza o una certezza. A Singapore, su una pista nella quale la power unit aveva un minore impatto per i corti rettilinei, la W06 Hybrid ha mostrato delle debolezze che erano emerse palesi solo in Malesia (dove la Ferrari vinse la prima gara). A Marina Bay la Mercedes, per la prima volta nella stagione, non ha portato novità tecniche, adattando solo macchina al tracciato (è apparso un Monkey seat). L’abbiamo vista scivolare come se non fosse in grado di reagire ai carichi laterali. Ma i guai non erano solo di assetto.

SOLO TRE POWER UNIT MERCEDES NEI PRIMI DIECI
Tre monoposto motorizzate Mercedes nei primi dieci classificati la dicono lunga su quanto è accaduto a Singapore, dal momento che di solito l’ordine è rovesciato. Cosa sta succedendo? I tre gettoni di sviluppo giocati dalla Ferrari a Monza, evidentemente, hanno rotto l’equilibrio: con il primo motore PU106B anche i team clienti della Stella a tre punte hanno completato la distanza (record) di sei Gp senza problemi. Ora con la terza unità pare non essere più così: il salto del motore Ferrari costringe le squadre Mercedes a tirare di più il collo al loro propulsore che è ancora quello nelle specifiche tecniche di inizio stagione.

TRE CEDIMENTI DI MOTORE IN DUE GRAN PREMI
A Brackley, invece, devono aver fatto il passo più lungo della gamba con i sette token: due Gp e tre problemi di motore. A Nico Rosberg nelle libere di Monza si sarebbe rotta una saldatura dello scambiatore, facendo finire dell’acqua nell’olio. Il tedesco poi ha visto esplodere il propulsore vecchio in gara, mentre Lewis Hamilton ha accusato un calo di potenza a Singapore. Non era solo un problema elettronico (gli hanno chiesto via radio di riprogrammare la taratura del fly-by-wire), visto che l’inglese è stato costretto al ritiro (il primo della stagione).

A BRACKLEY HANNO GIA’ GIOCATO TUTTI I GETTONI
La partita, quindi, si giocherà sul filo delle prestazioni, ma anche sull’affidabilità. La Ferrari ha ancora un bonus di gettoni da gettare nella mischia (farà debuttare il basamento stretto ad Austin) per calare l’ultimo asso della stagione, mentre la Mercedes ha già sparato le sue cartucce e la vituperata Renault deve ancora mettere sul tavolo il propulsore evoluto di cui si dice un gran bene. Se le Rosse sapranno mettere ancora pressione alla Stella a tre punte, basterebbe un altro stop di Lewis per cambiare l’inerzia di un mondiale che sembrava già scritto, visto che Nico Rosberg è già a un tiro di scoppio da Sebastian Vettel. Toccherà a Suzuka sciogliere i nodi di un’intera stagione…

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