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Chi dei due riderà ancora ad Abu Dhabi?

Hamilton accumula 24 punti di vantaggio su Rosberg ad Austin, ma non deve abbassare la guardia

Lewis Hamilton dovrebbe dormire sonni tranquilli: dopo il decimo successo stagionale nel mondiale 2014 di Formula 1 (contro i quattro di Nico Rosberg), l’inglese dovrebbe guardare alle ultime due gare con grande ottimismo perché può vantare un vantaggio di 24 punti sul rivale tedesco. Il britannico può “accontentarsi” di arrivare due volte secondo dietro al compagno di squadra per diventare matematicamente campione del mondo per la seconda volta dopo il titolo del 2008 ottenuto con la McLaren. In ogni caso la sfida iridata si chiuderà ad Abu Dhabi, perché anche con un ritiro di Nico a Interlagos, a Lewis servirebbe un punticino per chiudere definitivamente la partita, visto che la gara dell’Emirato vale un punteggio doppio.

LEWIS NON ABBASSI LA GUARDIA
E, allora, Lewis Hamilton non deve dare niente per scontato a dispetto dei numeri che sono tutti dalla sua parte: se ad Austin il cowboy di colore ha rifilato al biondino un bel “cazzotto” che ha lasciato il segno circa a metà gara, è meglio che non dia per sconfitto il tedesco. È avversario, tenace e temibile. Intelligente e perfido. Capace di usare qualsiasi mezzo per arrivare all’obiettivo. L’esempio del dritto fatto al Mirabeau nelle qualifiche del Gp di Monaco mentre il tedesco era in pole lo starebbe a dimostrare: l’esposizione della bandiera gialla, infatti, aveva impedito al rivale di inseguire la partenza al palo all’ultimo giro. Non che Lewis sia senza peccato: Hamilton era stato il primo a usare il “pulsante magico” sul volante, quello che garantisce un overboost di potenza, ma mette a rischio l’affidabilità della power unit PU 106A.

LA STORIA INSEGNA CHE CI SONO ANCHE LE RUOTATE
Si arriverà alla ruotata che ha deciso altri mondiali? Come dimenticare la faida fra Ayrton Senna e Alain Prost a fine anni 80 o le azioni di Michael Schumacher che ha “parcheggiato” Damon Hill nel Gp d’Australia 1994 mentre era al volante della Benetton, o il tentativo del tedesco, questa volta con la Ferrari, di mettere fuori gioco Jacques Villeneuve a Jerez nel 1997. Lewis riuscirà a tenersi lontano dalla voglia di vincere? Si sottrarrà alla sfida, difendendo il vantaggio di punti acquisito o cercherà di allungare la collana di successi con altre due perle?

HAMILTON PIU’ CONSAPEVOLE DELLE SUE SCELTE
Il mistico Lewis, che nel tempo libero scrive canzoni, è in una fase di maturazione: sembra che abbia trovato una certa stabilità di comportamento ora che il suo rapporto sentimentale con Nicole Scherzinger va a gonfie vele. Lewis, intanto, ha rinunciato a rinnovare il contratto con Simon Fuller, il manager che nel 2011 aveva preso il posto del padre Anthony. L’inglese ha preso questa decisione mentre deve ridiscutere il rinnovo del contratto con la Mercedes, segno che ci sarebbe una diversa visione del futuro rispetto a quella prospettata da chi lo ha consigliato fino a ieri. Insomma, Lewis sembra intenzionato a prendere in mano le redini della sua vita, della sua carriera.

PAPA’ ANTHONY: GUIDALA COME L’AVESSI RUBATA!
Il sorpasso chirurgico che Hamilton ha inflitto a Rosberg ha letteralmente annichilito l’avversario: chissà se quando ha pensato l’azione decisiva del Gp gli sono tornate in mente proprio le parole che papà Antonhy era solito ripetergli quando correva in Karting: “Drive it like you stole it”. Guidalo come se lo avessi rubato. Il britannico ha staccato il rivale nell’ovazione dei centomila spettatori americani che erano ad Austin tutti per lui.

IL PISTOLERO RICCIARDO FREDDA LE WILLIAMS
La pista statunitense ci ha regalato un Gp divertente, ricco di sorpassi. Anche dietro alle imprendibili Mercedes c’è stata battaglia. Daniel Ricciardo è riuscito a mettere il sale sulla coda delle Williams: la squadra di Grove, ancora una volta ha sbagliato il pit stop di Felipe Massa, per cui il brasiliano si è visto privare di un possibile podio. Le FW36, comunque, hanno avuto gioco facile sulle F14 T, mettendo quasi al sicuro il terzo posto nel mondiale Costruttori, grazie ai 44 punti che separano la squadra di Sir Frank da quella del Cavallino.

FERRARI? UN GAMBERO ROSSO
La Ferrari è la grande delusione del Gp. Bene ha fatto il presidente Sergio Marchionne a non andare ad Austin. Probabilmente avrà sfasciato il televisore guardando la gara, proprio come faceva il suo predecessore, Luca di Montezemolo. Fernando Alonso è partito sesto e ha confermato il piazzamento alla bandiera a scacchi. La Rossa sembra un gambero: fra i top team è l’unico che non è progredito nel corso della stagione (insieme alla McLaren). La F14 T ha preso un distacco di un minuto e mezzo dalle W05 Hybrid. Troppo. Speriamo che a Maranello abbiano le idee chiare sul da farsi per il prossimo anno perché il livello mostrato domenica è davvero imbarazzante.

RAIKKONEN RESTA UN MISTERO SULLA F14 T
Se Fernando Alonso ha tirato fuori l’orgoglio per tenersi dietro Sebastian Vettel (il quattro volte campione del mondo con la Red Bull RB10 che ha funzionato a dovere solo nel finale, è arrivato a mezzo secondo dallo spagnolo pur essendo partito dalla pit lane e pur avendo fatto quattro soste ai box per il cambio gomme!), è ingiudicabile la corsa di Kimi Raikkonen. Il finlandese ha patito anche l’onta del doppiaggio da parte delle W05 Hybrid. Kimi è stato urtato nel posteriore dal “kamikaze” Sergio Perez nel corso del primo giro: Iceman non si è fermato ai box dopo il contatto segno che la Rossa non deve aver subito danni evidenti, eppure non è mai entrato nel vivo della gara. La sua F14 T è un disastro quando monta le gomme Medium. Migliora con le Soft. Peccato che sulla Rossa durino un niente. Certo la power unit 059/3 è una mezza ciofeca, ma è parso chiaro a tutti che anche il telaio non è all’altezza del nome glorioso che porta.

CI SARA’ DISCONTINUITA’ SULLA 666?
E il finlandese che è molto meno “Iceman” di quanto voglia far credere, sta patendo questa situazione: è prigioniero di una situazione dalla quale non sembra in grado di uscire, mentre Fernando Alonso riesce a guidare oltre i limiti della macchina, da vero gladiatore. E Kimi si avvilisce perché non sta negando il suo impegno per uscire dal tunnel. Può solo sperare che la 666 non abbia una parentela troppo stretta con la F14 T, anche se le teste pensanti sono rimaste le solite. Il direttore tecnico, James Allison, si è affidato a Nicholas Tombazis e Pat Fry, vale a dire i padri della monoposto attuale. Marco Mattiacci da quando è arrivato a Maranello nel ruolo di team principal predica come un mantra la… discontinuità. L’avranno capito nell’Ufficio Tecnico?

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