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Che la sfortuna della Ferrari non diventi un alibi

Alonso con la F138 competitiva dopo il Bahrein ha un distacco da Vettel maggiore rispetto al deludente 2012

Fernando Alonso parla di sfortuna. L’aveva già detto in Malesia per coprire le scelte tattiche scellerate sue e della squadra. E l’ha ripetuto in Bahrein cercando una giustificazione nella debacle tecnica all’ala mobile della sua Ferrari a Sakhir. Lo spagnolo veste i panni dell’uomo squadra, cercando di togliere pressione al team che non riesce a raccogliere quanto è in grado di seminare, ma i 30 punti dal leader del mondiale, Sebastian Vettel, sono un fardello pesante. SIAMO STATI SFORTUNATI “Non siamo stati aiutati dalla fortuna – ha detto lo spagnolo - ed è un vero peccato perché eravamo competitivi ma dopo i primi giri, quando pensavo di aver finito le gomme posteriori, il box mi ha informato che il DRS era bloccato: non è bastato il primo pit-stop e la persistenza del problema mi ha costretto ad una sosta extra. Da lì in avanti la chiara indicazione del muretto a non utilizzarlo ha condizionato la mia corsa. Ho provato a recuperare ma era davvero difficile trovare dei punti dove sorpassare e in più quando ti trovi indietro in mezzo a un gruppo il degrado delle gomme è ancora più difficile da gestire. Sono certo che senza i problemi occorsi a me e Felipe saremmo finiti davanti perché la macchina risponde molto bene, è la migliore degli ultimi quattro anni, ma sappiamo che per fare una buona gara occorre il concorso di diversi fattori, tra cui anche la fortuna”. ALLARME AFFIDABILITA’ Se si rompe un pezzo non è sfortuna. È mancanza di affidabilità. A cedere è stato il fermo dell’ala mobile, tant’è che il flap da deportante è diventato addirittura portante (anziché tenere attaccato il retrotreno all’asfalto, contribuiva a sollevarlo!) perché si è letteralmente rovesciato. L’asturiano ha guidato sopra i problemi, dimostrando ancora una volta tutta la sua grandezza quando deve metterci del proprio per coprire le carenze della vettura. E non ha mai ridotto il passo anche dopo, quando gli hanno imposto di non usare il DRS: Fernando ha dovuto fare i conti con una monoposto instabile nel retrotreno per le vibrazioni che si erano generate a causa di quell’ala che era mal fissata e mai ferma allo stesso punto. FERNANDO CONTINUA A STUPIRE Lo spagnolo, pur con la Rossa menomata, ha ottenuto il terzo giro più veloce a soli tre decimi da Sebastian Vettel: si potrà dire che il tedesco non è mai stato messo sotto pressione e ha potuto “controllare” la corsa a piacimento, ma la prestazione del ferrarista evidenzia ed esalta quale può essere il potenziale (in gara) della F138. Il paradosso della stagione 2013 è dato dal fatto che l’anno scorso Alonso con una F2012 disastrosa dopo la trasferta di Sakhir era a soli 10 punti dal leader Vettel , mentre adesso con una macchina competitiva, l’asturiano è relegato addirittura a 30 punti dal tre volte campione del mondo che guida la classifica iridata piloti con 77 lunghezze (ne ha già conquistate 24 in più rispetto al 2012!), mentre Fernando ne ha collezionati solo 4 in più. Le nude cifre aiutano a vedere le cose in modo meno emotivo e possono servire a non fotografare il momento. A MARANELLO NON CREDONO NELLA LORO FORZA La sensazione è che la Ferrari non sia ancora pienamente consapevole della sua forza, quasi che ragionasse come se Alonso avesse ancora la deludente F2012. Ci spieghiamo meglio: di solito chi si sente superiore punta a tattiche di gare conservative e adotta scelte strategiche non azzardate. In Malesia bastava richiamare lo spagnolo ai box per sostituire il muso per conquistare certamente dei punti preziosi, anziché rosicare per uno zero. DOPPIO PIT STOP DA EVITARE Domenica in Bahrein si poteva evitare di far riaprire l’ala dopo il primo pit (il check-up fatto dai tecnici elettronici aveva assicurato che non c’erano bachi nel sistema di attivazione del DRS e per questo poi hanno detto a Fernando di riprovarci), ma nel dubbio era meglio farlo proseguire senza l’attivazione dell’ala mobile, in attesa di avere informazioni più precise. La Red Bull Racing a Interlagos 2012 era riuscita ad avere una stampa a colori ingrandita dei danni alla RB8 di Vettel che aveva permesso ai tecnici di decidere se far rientrare il tedesco ai box oppure no. AUMENTANO LE PRESTAZIONI, CALA LA DURATA La Ferrari poteva guadagnare tempo per evitare un secondo pit stop che è costato (quasi sicuramente) allo spagnolo un posto sul podio, rinviando alla seconda sosta un’analisi più approfondita del danno. L’anno scorso la Rossa andava più piano, ma non si rompeva. Ora si sono trovate le prestazioni, ma è andata in crisi l’affidabilità. Si è rotto un particolare da pochi euro (Enzo Ferrari si sarebbe imbestialito per vedere andare in fumo un risultato importante per poche lire…): questo è l’espetto che deve far riflettere Pat Fry e i tecnici del Reparto Corse prima del debutto stagionale in Europa. LA FOTOGRAFIA RED BULL La F138 è una monoposto competitiva, la galleria del vento ora funziona e i dati della simulazione sono sincroni con la pista: la Ferrari non deve perdere la calma, ma deve credere nel suo potenziale: questo può essere l’anno buono. A patto di non sottostimare gli avversari. In un puntuto commento dopo il Gp del Bahrein uno dei nostri lettori più autorevoli ha messo in sequenza quattro flash che illuminano la situazione: dopo il Gp d’Australia si era detto che la RBR non dominava più come l’anno prima perché Adrian Newey aveva sbagliato il progetto per l’anomala usura delle gomme. In Malesia si era letto che le lotte interne stavano dilaniando la squadra, mentre in Cina era stato il turno di Christian Horner a finire nel tritacarne perché non capiva di strategie. E il gran finale recita: la realtà è che la Ferrari è a -30 dopo sole quattro gare. VETTEL RACCOGLIE PIU’ DEL SEMINATO La lucida concatenazione dei fatti evidenzia come una squadra che non ha ancora espresso il suo massimo potenziale sia già in testa al mondiale: Adrian Newey sta ancora mettendo insieme il puzzle della RB9, eppure Sebastian Vettel ha già vinto due gare su quattro, raccogliendo forse più dei suoi meriti, perché è la Ferrari a mancare. Il tedeschino non avrebbe certo avuto vita facile se alle spalle avesse avuto l’ombra di Alonso anziché la nera Lotus di Kimi Raikkonen (la squadra di Enstone è sorprendente per il livello di competitività considerati gli investimenti che non sono la metà di quelli dei top team). IL REPARTO CORSE DEVE CAPITALIZZARE GLI SFORZI A Maranello devono stare all’erta: con la F138 che funziona non riescono a stare davanti alla Red Bull Racing che ancora deve trovare la quadra tecnica. Attaccarsi alla sfortuna può essere una buona via di fuga per limitare la pressione sulla squadra, ma così si rischia di andare poco lontano. La Ferrari deve capitalizzare gli enormi sforzi che il Reparto Corse sta producendo: da Barcellona non potrà più fare regali a nessuno se non vuole vivere un altro anno in un inseguimento senza fine…

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