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F1 | Ecco perché Masi è una spina nel fianco della FIA

Il direttore di gara australiano rimosso dopo i fatti di Abu Dhabi è stato destituito dal suo ruolo, anche se l'indagine condotta dalla Federazione Internazionale ha stabilito che a Yas Marina ha agito in buona fede e, quindi, lo ha scagionato. L'australiano, quindi, potrebbe adire una causa contro la FIA con buone probabilità di vincere. A Parigi non vorrebbero arrivare alle vie legali ed è possibile che si giunga ad una transizione.

Michael Masi, FIA

Foto di: Erik Junius

Che fine ha fatto Michael Masi? Dell’ex direttore di gara di Formula 1 si sono perse le tracce all’indomani del Gran Premio di Abu Dhabi. Le polemiche seguite alle decisioni prese da Masi nella serata di Yas Marina si sono protratte per mesi, i loro effetti non si sono ancora placati del tutto, nonostante lo scorso 17 febbraio sia stata comunicata dalla FIA la decisione di rimuovere l’australiano dal suo ruolo di direttore di gara della Formula 1 dopo tre stagioni.

Masi non ha mai reso nota la sua posizione, dalla sera di Abu Dhabi non ha rilasciato dichiarazioni, un silenzio che ha lasciato campo aperto a tante ipotesi e supposizioni sul suo futuro.

Mohammed ben Sulayem, presidente della FIA

Mohammed ben Sulayem, presidente della FIA

Photo by: Carl Bingham / Motorsport Images

Nel paddock ogni tanto l’argomento Masi riemerge e diverse fonti hanno rivelato che la posizione dell’ex direttore di gara è tutt’altro che conciliante nei confronti della decisione presa dalla FIA.

Dall’indagine che la Federazione Internazionale ha svolto lo scorso inverno (e i cui risultati sono stati comunicati il 19 marzo) è emerso che Michael ha agito in buona fede, e che tutto ciò che è accaduto a Yas Marina può essere ricondotto ad un errore umano.

Il rapporto della FIA ha anche confermato l’esistenza di un accordo informale all’interno del sistema Formula 1 secondo il quale la gara non sarebbe dovuta terminare in regime di safety car.

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Di fatto la FIA ha scagionato la figura del suo direttore di gara, ma allo stesso tempo lo ha rimosso dal suo incarico, una decisione che nel paddock è stata motivata anche con la pressione (neanche troppo mascherata) fatta dalla Mercedes sulla stessa FIA.

Le decisioni della Federazione Internazionale hanno però creato uno stallo, poiché un dipendete che di fatto è stato scagionato da un’indagine interna, è stato rimosso dal suo incarico. Il tutto potrebbe essere risolto con un nuovo ruolo di pari livello, ma si tratta di un’ipotesi infattibile poiché all’interno dei ruoli FIA non esiste una carica equivalente.

In questo scenario Masi, che di fatto oggi è ancora un uomo FIA, avrebbe tutto per intentare una causa legale contro la Federazione Internazionale, e secondo diversi addetti ai lavori con buone possibilità di vincerla.

 Il motorhome della FIA

Il motorhome della FIA

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

L’ipotesi più accreditata è però quella di una possibilità di accordo tra le due parti, la FIA non naviga in buone acque sul fronte finanziario e la prospettiva di ritrovarsi a difendere la sua posizione in un tribunale del lavoro non è allentate per tanti motivi.

Secondo alcune informazioni raccolte nel paddock di Miami, Masi starebbe pianificando il ritorno in pianta stabile in Australia (lasciata ad inizio 2019) dopo tre anni trascorsi a Londra.

L’epilogo della vicenda dipenderà dalla volontà del quarantaquattrenne di Sidney di proseguire la sua attività nel mondo del motorsport. Un accordo ‘amichevole’ con la FIA gli consentirebbe di vedere riconosciuto il suo operato lasciando aperta la possibilità di mantenere un ruolo istituzionale in Australia, viceversa se Masi deciderà di affrontare frontalmente la FIA (con buone possibilità di spuntarla) diventerà molto più difficile immaginare per lui un futuro nel motorsport.

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