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C'è una Ferrari vincente, senza i miracoli di Alonso

Fernando in Cina è stato straordinario, ma una volta tanto ha potuto controllare la corsa senza prendere rischi

La Ferrari ha interrotto il digiuno: era dal Gp di Germania del 2012 che Fernando Alonso non vinceva una gara. Un’attesa che durava dal 22 luglio scorso. Tredici Gp che per la Formula 1 sono un’eternità: fra i cinque campioni del mondo che hanno monopolizzato le prime cinque posizioni della classifica di Shanghai, lo spagnolo era quello che aspettava di più: Vettel 1 Gp, Raikkonen 2, Button 3 e Hamilton 4. Ma come abbiamo detto Fernando era giunto a 13. Leggendo queste cifre si capisce come l’anno scorso ci si sia illusi che l’asturiano potesse aggiudicarsi il mondiale piloti. SEI ANNI DI ATTESA IN CINA La squadra del Cavallino, la prima a imporsi nel 2004 in Cina con Rubens Barrichello, ha colto la sua quarta affermazione in Cina, ma bisogna risalire fino al 2007 con Kimi Raikkonen (che poi vinse il titolo) per trovare l’ultimo successo. Sei anni di vuoto colmati da Red Bull Racing, McLaren e Mercedes. GRANDE ALONSO, MA SENZA MIRACOLI La Rossa sale sul gradino più alto del podio al terzo appuntamento stagionale e si candida come una protagonista del mondiale 2013. Fernando Alonso può tirare un sospiro di sollievo: può fare affidamento sulla F138, una monoposto che sembra nata molto meglio rispetto alla deludente F2012. E che non dovrebbe costringerlo a continui miracoli per puntare alla terza corona iridata. SUPERIORITA’ FERRARI Finalmente la Ferrari ha dato una prova della sua consistenza: a Shanghai si è materializzata una vittoria che è espressione di una supremazia pressoché totale: ha dominato la macchina, ha svettato il pilota (autore ancora una volta di una partenza straordinaria), il muretto ha azzeccato la strategia e i meccanici sono stati bravissimi ad effettuare pit stop perfetti. A Maranello non hanno cercato i record (la Red Bull a Sepang aveva sostituito quattro gomme in 2”05, ma in Cina, per cercare di ripetersi, gli uomini di Milton Keynes hanno fatto uscire Mark Webber dalla pit lane senza la posteriore destra ben serrata!), ma hanno preferito “perdere” un decimo per essere certi che tutto fosse in ordine. FERNANDO COME MANSELL Questa volta non siamo a parlare solo dei miracoli a cui ci aveva abituato Alonso l’anno scorso: questa volta possiamo analizzare la superiorità della Ferrari che si è rivelata compiutamente come un vero top team. Sia ben chiaro, quindi, che non vogliamo affatto sminuire la portata del campione asturiano, protagonista di una corsa perfetta (è arrivato al 31esimo successo in F.1 alla pari di Nigel Mansell e si erge al quarto posto nella graduatoria di tutti i tempi dietro solo a gente del calibro di Michael Schumacher, Alain Prost e Ayrton Senna…). ANNULLATO (QUASI) LO 0 DI SEPANG Fernando non ha avuto bisogno di guidare oltre il limite della macchina: ha scoperto che la F138 è in grado di fare la sua parte e ora, forse, si può rammaricare per quella tamponata a Vettel alla seconda curva in Malesia, quando la fretta di passare, di metterci del suo ha certamente inguaiato una gara che poteva fruttare altri punti pesanti. Tre gare, tre vincitori diversi: sarà un mondiale appassionante con un grande equilibrio. Un fatto è certo: è bastata una gara per annullare (quasi) lo zero di Alonso a Sepang. Insomma ne vedremo delle belle… POSITIVO LAVORO INVERNALE La Ferrari nell’inverno la lavorato bene: sulla F138 non ci sono soluzioni rivoluzionarie, ma nemmeno salti nel vuoto (il FRIC della Rossa per ora funziona meglio di quello tanto decantato della Mercedes): nel Reparto Corse sono riusciti a “depurare” i guai dello scorso anno. I dati della galleria del vento combaciano con quelli della pista, per cui le novità aerodinamiche che vengono portate in pista contribuiscono allo sviluppo della Rossa, mentre l’anno scorso accadeva spesso che venissero accantonate per essere rispedite a casa. C’E’ ANCHE LA MANO DI HAMASHIMA? Questo mondiale si gioca intorno alle gomme Pirelli: chi per primo arriverà alla comprensione sul diverso funzionamento delle quattro mescole avrà un vantaggio importante. È interessante, allora, mettere in rilievo la figura di Hirohide Hamashima: il giapponese, che era a capo della Bridgestone Motorsport, è arrivato al Cavallino all’inizio dello scorso anno quando la F2012 era già fatta. Per quanto fisicamente prestante il nipponico è sempre rimasto nell’ombra del box Ferrari. Eppure è compito dell’esperto di pneumatici sviluppare il modello virtuale della gomma con cui la Ferrari analizza lo sviluppo della F138. Può essere che a Maranello siano ancora indietro rispetto a Red Bull e McLaren nel lavoro di simulazione e nella messa a punto del simulatore di guida (Pedro de La Rosa è stato preso perché Fernando Alonso non ama andarci…), ma in realtà potrebbero essere più avanti nella comprensione delle coperture. LA RICETTA DOMENICALI Molto indicativa, in materia, una frase di Stefano Domenicali a commento del successo in Cina. “E’ strano, pensando ai regolamenti che sono rimasti gli stessi dello scorso anno, ma qualcuno ha spinto troppo lo sviluppo, senza sposarlo con le esigenze delle nuove gomme. È facile sbagliare strada e molto difficile ritrovarla. E comunque si fa fatica a giudicare chi sia davvero superiore, confrontando noi, Red Bull e Mercedes, perché abbiamo avuto gare in condizioni troppo diverse”. LA F139 PERCORRE MENO STRADA Gli occhi più attenti avranno notato come Fernando Alonso potesse fare meno strada di Lewis Hamilton nei primi giri, quando la Mercedes era ancora davanti alla Rossa: era visibile come la F138 avesse trazione prima della freccia d’argento e, quindi, sollecitasse meno gli pneumatici, risultando più veloce. LA FRECCIATA DI BOULLIER È interessante anche la considerazione di Eric Boullier, team principal della Lotus, prima del via della corsa, analizzando le difficoltà della Red Bull Racing nello sfruttare le gomme in Cina: secondo il francese c’è chi si è ostinato a cercare l’esasperazione aerodinamica della propria monoposto, assoggettando le scelte progettuali ai passaggi dei flussi senza considerare che con queste gomme Pirelli le sospensioni devono lavorare, per cui anche la meccanica deve tornare a fare la sua parte. Insomma, questa F.1 non sarebbe solo schiava dell’aerodinamica e delle forme. LOTUS CON IL CORRETTORE IDRAULICO È chiaro il riferimento ad Adrian Newey, genio di Milton Keynes, come è evidente il fatto che la Lotus sia una della macchine che meglio conserva gli pneumatici (Raikkonen in tre Gp vanta già una vittoria a Melbourne e un secondo posto a Shanghai, oltre alla settima piazza di Sepang). Lo sguardo attento dei tecnici nel paddock avrebbe individuato un sistema idraulico nella pancia sinistra della E21 che farà discutere. Secondo i bene informati si tratta della del FRIC sviluppato ad Enstone: ma fino a dove si è spinta questa soluzione che ha permesso a Kimi di chiudere alle spalle di Alonso nonostante avesse un buco sul muso e l’ala anteriore fosse priva di alcuni upper flap? ATTENTI ALLA RED BULL RACING! Comunque, non sottostimeremmo la Red Bull Racing: anche l’anno passato la RB8 aveva faticato a trovare il passo, ma quando Newey è riuscito a comporre il puzzle tecnico che voleva, Vettel era diventato imprendibile. L’inglese non è ancora soddisfatto dei risultati ottenuti (è palese il fatto che in Cina Sebastian abbia rinunciato alla lotta per la pole qualificandosi con coperture Medium, nella speranza di costruire una gara con una strategia opposta a quella degli avversari diretti), ma non getterà la spugna tanto facilmente. Ecco perché per la Ferrari è necessario incamerare subito punti importanti. IN BAHREIN FARA’ MOLTO… CALDO Non c’è molto tempo per le chiacchiere: il Circus torna subito in pista a Sakhir per il discusso Gp del Bahrein, travagliato dalle proteste per il riconoscimento dei diritti umanitari. Nell’Emirato farà caldo in tutti i sensi e speriamo che non accada nulla di strano. La sabbia in pista sarà una variabile in più a complicare i piani delle squadre. E sarà interessante scoprire chi saprà affrontare meglio questa nuova condizione…

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