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Caso Schumacher: i giovani in questa F1 avranno meno spazio

Il team principal Haas ha voluto chiarire quali sono le ragioni che hanno fatto preferire Hulkenberg e Schumacher: "Abbiamo avuto una stagione con troppi alti e bassi. Il target del prossimo anno è una maggiore continuità. Crediamo di aggiungere il nostro obiettivo con un pilota esperto: Nico ha guidato molte stagioni per squadre di centroclassifica". Lapidaria la chiusura del ragionamento di Gunther: "In futuro vedremo le squadre puntare sui giovani con molta cautela”.

Guenther Steiner, Team Principal di Haas F1, durante la conferenza stampa dei team principal

Foto di: FIA Pool

Cosa c’è dietro la scelta di rinunciare ad un pilota di ventitré anni per scommettere su un trentacinquenne che nelle ultime tre stagioni ha disputato solo quattro Gran Premi? Ci sono tanti e differenti motivi che hanno portato all’avvicendamento tra Mick Schumacher e Nico Hulkenberg, alcuni dei quali sono stati spiegati da Gunther Steiner appena giunto nel paddock di Abu Dhabi.

Nico Hulkenberg è stato ufficializzato pilota Haas per il 2023

Nico Hulkenberg è stato ufficializzato pilota Haas per il 2023

Photo by: Muhammad Pratama Supriyadillah

Il primo, e probabilmente il più influente, è indubbiamente il confronto sempre più serrato nella classifica Costruttori, una graduatoria molto importante per le squadre soprattutto da quando è stato riformato il patto della Concordia.

La fetta di contributi finanziari per le squadre di seconda e terza fascia è aumentata, ed ovviamente è aumentata anche la portata delle cifre che variano da posizione a posizione, contribuendo a rendere il confronto in pista ancora più acceso.

Soprattutto nella fascia bassa della classifica non di rado a fare la differenza nell’arco di una stagione è un exploit, un’occasione colta piuttosto che mancata. Un esempio nel 2021 è stato George Russell in Williams, così come Kevin Magnussen in questa stagione.

In questo scenario una squadra ha bisogno di due piloti di pari rendimento, altrimenti si può incappare nella situazione in cui si trova oggi la McLaren, penalizzata nella classifica Mondiale dallo scarso supporto di Daniel Ricciardo contro un'Alpine che sta capitalizzando il contributo uniforme (in termini di punti) dei suoi due piloti.

Mick Schumacher, Haas F1 Team

Mick Schumacher, Haas F1 Team

Photo by: Andy Hone / Motorsport Images

“In questa stagione abbiamo avuto troppi alti e bassi – ha chiarito Steiner – siamo tornati ad una buona performance ma con risultati altalenanti, ed il target in vista del prossimo anno è una maggiore continuità. Crediamo di poter raggiungere il nostro obiettivo con un pilota esperto che conosce bene questo contesto, e Nico ha guidato molte stagioni per squadre di centroclassifica".

"La nostra scelta non ha nulla a che fare con Mick, è colpa nostra se siamo nella situazione attuale. Mick è chiaramente migliorato nel corso della stagione, ma alla fine ci siamo chiesti: cosa è meglio per la squadra? Dobbiamo fare progressi e abbiamo cercato un pilota che ci possa dare maggiori possibilità di raggiungerli in fretta. Un rookie è sempre un rischio”.

C’è anche un altro aspetto diventato di grande importanza. Fermo restando che nella storia delle corse un’incidente non è mai stato una bella notizia, con il regime di budget cap ogni dollaro imprevisto è diventato un grattacapo.

Ogni squadra mette a budget una cifra legata agli imprevisti (tra cui gli incidenti) ma è ovvio che ogni dollaro risparmiato può essere dirottato sullo sviluppo, e viceversa, un eccesso di spese legate ad incidenti va ad impattare sul budget destinato agli sviluppi della vettura. In quest’ottica un pilota giovane ha sempre una percentuale di rischio maggiore.

“Probabilmente Mick non ha avuto abbastanza tempo – ha commentato Steiner - sarebbe stato meglio per lui se nella sua stagione d’esordio avesse avuto a disposizione una monoposto competitiva e magari anche un compagno di squadra di maggiore esperienza con cui misurarsi. I giovani piloti che arrivano della Formula 2 sotto alcuni aspetti non hanno una formazione sufficiente ad affrontare un ambiente molto più difficile di quello che hanno vissuto prima. E sono chiamati a far bene in tempi molto brevi, altrimenti finiscono subito sotto discussione. Non sarò sorpreso se in futuro vedremo le squadre puntare sui giovani con molta cautela”.

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