F1, calendario 2020: certezza Portimao, dubbi su America e Asia
Il numero di almeno 15 GP sembra garantito, con la possibilità di arrivare a 17. Per il Mugello è quasi fatta, ancora forti dubbi su Sochi e Austin. Improbabile l'ipotesi Brasile.
Valtteri Bottas, Mercedes AMG W10, precede Sebastian Vettel, Ferrari SF90, Max Verstappen, Red Bull Racing RB15, Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10, Charles Leclerc, Ferrari SF90, Alexander Albon, Red Bull RB15, e il resto del gruppo, alla partenza
Mark Sutton / Motorsport Images
L’attesa seconda parte del calendario 2020 di Formula 1 è ancora in stand-by. Molti addetti ai lavori attendevano una comunicazione da parte di Liberty Media alla vigilia del via del Gran Premio d’Austria, ma il mosaico non è ancora completo.
Per i tifosi italiani la buona notizia è che la corsa sul circuito del Mugello viene ormai data per certa, il prossimo 13 settembre, mentre non è ancora chiaro come si svilupperà il calendario dalla seconda parte di settembre fino alla fine di ottobre.
Il punto fermo è il circuito di Portimao, che ospiterà il Gran Premio del Portogallo il 4 ottobre, mentre ci sono ancora dei forti dubbi riguardanti la tappa di Sochi, prevista il 27 settembre.
Se la trasferta russa dovesse saltare, prenderà quota la candidatura di Hockenheim, come ultima tappa europea. Poi sul tavolo ci sono due scenari: da una parte il Canada, che spinge per poter ospitare la Formula 1 l’11 ottobre, dall’altra il ritorno di Shanghai, che avrebbe dato segnali di apertura a Liberty.
La trasferta di Montreal diventerebbe più probabile qualora ci fosse la possibilità di abbinare una seconda gara sul continente americano (Liberty vorrebbe Austin, ma la situazione Covid-19 in Texas oggi non è delle migliori), viceversa potrebbe arrivare la decisione di puntare sull’Asia, con tappa a Shanghai prima del finale in Medioriente in Bahrain ed Abu Dhabi.
Il numero di almeno quindici Gran Premi sembra quindi garantito, con la possibilità che si possa arrivare a quota diciassette qualora arrivassero segnali incoraggianti da Stati Uniti o Messico. Molto improbabile appare l’ipotesi Brasile, al momento alle prese con grandi problemi legati alla pandemia.
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