La
Toro Rosso STR9 ha girato poco, molto poco: i guai alla power - unit
Energy Renault non hanno permesso a
Jean-Eric Vergne e Daniil Kvyat di cavare un ragno dal buco, ma agli osservatori del paddock la monoposto realizzata da
Luca Furbatto sotto la direzione tecnica di
James Kay pare molto interessante.
La macchina realizzata a Faenza, infatti, ha diverse soluzioni tecniche che meriteranno di essere seguite con attenzione: i
pacchi radianti dell'ERS, per esempio,
sarebbero alimentati dalla presa d'aria che è stata aperta sotto l'airscope del motore.
La vettura italiana (come Red Bull Racing, Caterham e Lotus) deve ospitare anche un
intercooler del turbo aria/aria che obbliga a pance piuttosto generose nelle forme, per cui il progettista romagnolo è stato bravo a impacchettare le masse radianti in pance che si stringono molto nel retrotreno.
L'
alettone posteriore, come del resto la Williams FW36,
non ha i supporti verticali al centro, ma viene sorretto dalle paratie laterali che
si attaccano ai due profili alari con la forma a freccia che sono ancorati al crash box posteriore. La Toro Rosso, quindi, ha cercato di riprodurre il "beam-wing" vietato dalle norme 2014, collocando le due ali molto in basso in una zona libera.
A differenza delle scelta fatta dai tecnici di Grove sulla FW36, la
STR9 ha anche due estensioni delle paratie che si allacciano al fondo: la sensazione, quindi, è che in galleria del vento si cerchino dei passaggi di aria che possano simulare l'esistenza di un doppio diffusore, dal momento che anche il braccio inferiore della sospensione, il semiasse e il braccio di convergenza sono carenati anche se non impaccati in un unico profilo.
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