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Alonso: un bite ai denti per sentire meno dolore

Lo spagnolo non ha ancora recuperato il botto di Barcellona e recrimina per l'angolo di impatto

Fernando Alonso non sta ancora bene: ha sempre male al collo e alle spalle. Agli amici che lo hanno cercato al telefono domenica sera ha risposto con un tono davvero strano, tanto da metterli subito in apprensione. In realtà i fisiatri gli avevano messo in bocca un bite per riallineare l’articolazione temporo-mandibolare nel tentativo di alleviare il male che persiste dopo l’incidente di domenica 22 febbraio sul circuito di Barcellona nel corso della seconda sessione di test collettivi di Formula 1.

Lo spagnolo, insomma, non avrebbe ancora recuperato la botta contro il muro all’uscita della curva 3 del tracciato di Montmelò con la McLaren MP4-30 spinta dal motore Honda RA615 H. I danni fisici frutto dell’incidente sono stati maggiori rispetto a quanto il crash avrebbe fatto pensare.

Lunedì i medici spagnoli che lo hanno visitato hanno espresso il loro parere negativo alla trasferta in Australia, perché dopo la commozione cerebrale che ha patito nell'incidente, hanno raccomandato a Fernando di limitare il più possibile ogni rischio ambientale che potenzialmente potrebbe provocargli un'altra commozione così ravvicinata a quella precedente. Cercare di ridurre al minimo le chance di una seconda sindrome è una normale procedura da seguire anche con gli atleti.

Andrew Benson, giornalista della BBC, ha riportato che la telemetria del giro incriminato di Alonso avrebbe mostrato che l’asturiano avrebbe perso il controllo della McLaren ad una velocità rilevata di circa 215 km/h e poi avrebbe frenato in maniera decisa (con una forza di 75 kg sul pedale del freno) e avrebbe scalato una marcia prima di sbattere nel muro. I dati rilevati dal GPS indicano anche che avrebbe strisciato la barriera a 105 km/h: avvalorando la testimonianza di Sebastian Vettel, che seguiva la McLaren, visto che il ferrarista aveva parlato di un incidente a bassa velocità.

Ma Fernando ha raccontato a chi gli sta vicino: “Ho sentito una botta tremenda, proprio come quando si è sul kart e si finisce contro una pila di gomme. Ho sentito come una scarica elettrica alla colonna e questa cosa mi ha preoccupato molto. L’ho risentita quando mi hanno estratto dall’abitacolo e ho avuto un mancamento. L’angolo d’impatto è stato il peggiore che ci potesse essere…”.

Angolo d’impatto? Ma non si è sempre detto che la MP4-30 ha picchiato quasi lateralmente contro il muro, al punto che la monoposto di Woking non avrebbe riportato seri danni nonostante i ripetuti contatti con il cemento (la monoposto avrebbe “rimbalzato” sulle barriere un altro paio di volte prima di fermarsi)?

Secondo il due volte campione del mondo, il primo contatto con le barriere è stato quello peggiore, nel quale l’energia cinetica del botto non è stata scaricata dalla vettura, ma sarebbe stata trasferita tutta al corpo del pilota. E lascia intendere che l’urto sia stato laterale, ma più verso il posteriore.

Ma cosa avrebbe causato l’uscita di pista di Alonso? E qui entriamo davvero nel mistero: l’iberico è convinto che si sia rotto qualcosa sulla McLaren, mentre a Woking sconfessano qualsiasi cedimento. Altri sostengono che sia stato vittima di un elettroshock causato da una scarica di alta tensione dell’ERS.

Finora si sono avanzate mille possibilità, ma al momento non è emerso nulla di concreto ad avvalorare questa tesi che resta fra le più raccontate. Proviamo a fornire alcuni elementi per sostenere che la scarica elettrica non ci dovrebbe essere stata: fermo restando che buttiamo nel cestino le conferme ufficiali di McLaren e di Honda che hanno sempre smentito fermamente questa eventualità, ma essendo parti in causa possono essere poco attendibili.

Poi vale la pena ricordare che le monoposto hanno tre impianti elettrici separati con voltaggi molto diversi: 12, 48/90 e 400/900 volt. I 12 volt alimentano le centraline e i componenti di bordo, mentre i 48 volt fanno funzionare gli attuatori, le pompe e le bobine. L’alta tensione è usata nel sistema ERS. La batteria agli ioni dallo scorso anno accumula solo alta tensione e con un converter trasforma la corrente nell’intensità degli altri impianti. Quando si manifesta una qualsiasi “anomalia” il sistema “stacca” istantaneamente la batteria.

Secondo lo specialista elettronico che abbiamo sentito, se ci fosse stata una dispersione di corrente tale da creare l’elettroshock di Fernando, qualche centralina alimentata a 12 volt avrebbe dovuto rompersi, ma così non è stato.

E il fatto che il data logger della FIA abbia rilevato un impatto superiore ai 15G (c’è stato un picco di 31,5G misurati per 54 millesimi di secondi), facendo accendere la spia luminosa che c’è nell’abitacolo, fa pensare agli elettronici che non ci sia stata alcuna dispersione di corrente. Questo impianto, infatti, è alimentato a 12 volt, e funziona in parallelo con gli altri in macchina, ma prende corrente dalla stessa sorgente.

Se non si parla di scarica elettrica e viene escluso il cedimento meccanico, bisogna pensare al malore del pilota. La tesi più accreditata è quella dell’attacco ischemico transitorio che può determinare una perdita di conoscenza temporanea, senza lasciare segni nelle analisi diagnostiche. Ma questa è l’eventualità che Fernando nega.

Il Pais sostiene oggi che il pilota di Oviedo avrebbe perso la memoria per una settimana (ma sarebbe stato dimesso in questo stato?) e che i suoi ricordi si fermavano a 20 anni fa: nel primo colloquio con i medici avrebbe mostrato problemi di memoria: "Sono Fernando, corro sui kart e vorrei diventare un pilota di Formula 1", mentre altre fonti sostenevano che avesse parlato in italiano pensando di essere ancora un pilota della Ferrari. Chissà...

In realtà la questione prende una piega tutta diversa, dove gli aspetti assicurativi e contrattuali possono condizionare fortemente le scelte. Siamo di fronte ad un braccio di ferro fra Ron Dennis e Fernando Alonso, due personaggi che non si sono mai amati e che farebbero volentieri a meno uno dell’altro…

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