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Alonso-Raikkonen: “cervelli contro” nella Ferrari 2014

L'intelligenza emotiva dei compagni-rivali secondo l'analisi di una mental coach

Occhi ancora puntati sulla monoposto di quest’anno o guardare avanti e proiettarsi alla prossima stagione? Questo dilemma può essere sciolto soltanto dalla misura in cui la Scuderia Ferrari e Fernando Alonso riusciranno ad essere competitivi nelle ultime sei gare del 2013. Nei giorni scorsi si è aggiunto un elemento in più a spingere, in questo caso il pilota spagnolo, ad essere più competitivo: il suo primato in seno alla squadra di Maranello, infatti, è minacciato dal prossimo compagno di scuderia, Kimi Raikkonen, che a differenza sua ha già raggiunto la vittoria di un titolo mondiale con la Rossa. Secondo il giudizio dei colleghi, degli addetti ai lavori e degli ex compagni di squadra, si tratterebbe di una coppia capace di funzionare al meglio, sebbene ci si trovi di fronte a personalità opposte, diverse sia in gara che nella vita. Quanto inciderà nelle loro prestazioni future quella che oggi i neuro-scienziati definiscono “intelligenza emotiva”? Per uno sportivo, saper gestire il proprio bagaglio emozionale significa saper esprimere al meglio la propria condizione psico-fisiologica. Sviluppare “intelligenza emotiva” per un pilota rappresenta un’espressione del talento dell’atleta stesso, poiché riconduce all’abilità di percepire correttamente, di valutare, di esprimere e di modulare quelle emozioni che lo aiutano a favorire i processi di pensiero che lo inducono verso una crescita intellettiva nella messa in atto di determinate scelte tecniche piuttosto che di altre, o di saper gestire situazioni che si sviluppano nel contesto di gara. Come noto, non sempre le decisioni prese durante un Gran Premio sono tutte a carico del team manager, anzi: spesso determinante si rivela anche la capacità di “problem solving” che soltanto il pilota possiede. L’insieme delle abilità emotive aiuta l’individuo a saper gestire le abilità pratiche per favorire o fronteggiare le diverse situazioni che gli si propongono. Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva riguarda anche la regolazione delle proprie emozioni (strettamente legate al proprio controllo), in cui il soggetto raggiunge livelli ottimali e socialmente accettabili. E più il caso di Fernando Alonso o di Kimi Raikkonen, di “Fireman” o di “Iceman”? E' attraverso lo scambio con altri individui che si completa il comportamento emotivo, grazie alla diversità degli individui nei differenti contesti; ovvero, è attraverso la socializzazione che si stabiliscono le norme entro le quali le “diversità” si possono manifestare per essere ritenute adeguate. Questo aspetto ci riconduce alle due diverse personalità dei piloti della Ferrari nel 2014, poiché la diversità sviluppa nuove forme di socializzazione e ne amplifica i pattern emotivi dal punto di vista cognitivo. Quando si parla di emozioni, non dobbiamo fermarci soltanto all’aspetto sentimentale, cioè se Raikkonen (definito come “l'uomo di ghiaccio”) è gelido e distaccato in gara, mentre Alonso è più impulsivo e istintivo (più “caldo”): l’aspetto emotivo riconduce ad aree cerebrali che coinvolgono un sistema d’azione intellettivo che spinge l’individuo verso nuove strategie, come la capacità di monitorare i propri sentimenti e quelli altrui al fine di raggiungere gli obiettivi voluti. Pensiamo a come questa abilità viene impiegata nell’ambito di un intero Campionato del Mondo di Formula 1. Consapevolezza di sé: capacità di raggiungere dei risultati riconoscendo ed impiegando le proprie azioni; controllo di sé: utilizzare i propri sentimenti per raggiungere un obiettivo; motivazione: capacità di sapere il vero motivo che spinge verso l’obiettivo; empatia: capacità di sentire ed entrare in contatto “con gli altri”; abilità sociale: capacità di stare “insieme agli altri”. Queste sono le cinque caratteristiche, definite dallo psicologo statunitense Daniel Goleman, fondamentali dell’intelligenza emotiva, che ogni sportivo codifica interiormente. Spesso vincere non è dettato soltanto dalla costruzione di una buona monoposto che assicura prestazioni superiori alle altre, o da un team di ingegneri e meccanici che si riuniscono per studiare la strategie migliore in gara. Ci sono fattori esclusivamente soggettivi che appartengono al pilota che porterà sul circuito la monoposto. Questo vuol dire che un “iceman” o un “fireman” che sia, porta con sé delle qualità cognitive che sono proprie, si sviluppano grazie all’esperienza, ma anche a qualcosa di talentuoso che nasce e matura con lui. In definitiva, la “intelligenza emotiva” è l’abilità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione, capirla, sapere regolare l'emozione stessa per promuovere la crescita emotiva e intellettuale da mettere in atto nel contesto agonistico in cui è inserito il soggetto in discussione. E dunque anche nel confronto-scontro con un compagno di squadra il quale può essere anche molto diverso da sé...

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