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Intervista

Alguersuari esclusivo: "Torno in karting, ora mi sono ritrovato"

Lo spagnolo a 31 anni ha deciso di disputare il mondiale di karting: rientra nel Motorsport dopo il ritiro deciso nel 2015 quando correva in FE ed era svenuto a Mosca. La storia di Jaime merita di essere raccontata, perché ritorna dopo aver avuto il rifiuto per qualsiasi forma di motorsport. "Sono pronto a incontrare con un sorriso Marko e Horner nel paddock di F1". Perché l'ex pilota di F1 è uscito da una profonda crisi personale grazie alla musica.

Jaime Alguersuari

Jaime Alguersuari

Jaime Alguersuari

Una telefonata di Sete Gibernau ed un kart hanno chiuso il cerchio. Ci sono voluti dieci anni, un periodo nel quale Jaime Alguersuari (ritrovatosi fuori dalla Formula 1 il 14 dicembre 2011 dopo una delle decisioni più contestate ad Helmut Marko) ha percorso un viaggio lungo e molto impegnativo.

Oggi stupisce la lucidità con cui ricorda i momenti chiave della sua storia, la precisione con cui mette a fuoco i passaggi più importanti che gli hanno consentito di tornare ad indossare casco e tuta e decidere di partecipare al campionato europeo e alla coppa del mondo di kart, un percorso iniziato lo scorso fine settimana partecipando ad una gara del campionato spagnolo.

Il 1 ottobre del 2015 il venticinquenne Jaime Alguersuari disse ufficialmente basta, un addio al motorsport diventato indispensabile per lenire un dolore causato da ferite profonde dalla delusione di quattro anni prima.

Non è stata solo una svolta professionale, ma di vita: una nuova sfida nel mondo della musica elettronica (che lo ha poi confermato un dj di notevole successo), un nuovo nome, Squire, ed un muro eretto per non avere più nessun contatto con ciò che era stato fin lì nella sua vita.

Jaime si è tuffato in una nuova vita e ha ritrovato sé stesso, Squire ha ritrovato Jaime, e con esso il piacere di stringere un volante e lanciarsi in pista. Questo è il suo racconto.

Iniziamo da un giorno difficile. Il 6 giungo 2015 sei a Mosca, per la nona tappa del campionato di Formula E…
“Mi ero promesso sin da ragazzino che il giorno in cui non avrei sorriso più dento il casco avrei lasciato perdere, non avrebbe avuto senso continuare. Quel momento arrivò quel giorno a Mosca, svenni. Non fu casuale, da tempo non ero a posto con me stesso, non mi piaceva pensare all’idea di andare in pista. Ho capito che non era più la vita che volevo fare”.

Quattro mesi dopo hai annunciato il tuo addio al motorsport…
“Mi sono ritirato con tanta delusione e un grandissimo dolore, perché la mia testa era ancora in Formula 1, continuava ad essere una ferita aperta. Sentivo che dovevo stare bene a livello personale, capire cosa volevo nella vita perché non ero felice nel posto in cui ero, non ero felice guidando, e questo è un lavoro che sei obbligato a fare con amore, altrimenti non riesci a dare il massimo”.

“Quando a Mosca sono svenuto ho capito che qualcosa non stava funzionando, era un chiaro campanello d’allarme, non ero più me stesso, non ero motivato, non avevo il sorriso. Anche nella squadra le cose non andavano per il meglio, avevo ancora voglia di vincere, ma non capivamo perché a volte andavano piano e a volte no. Mi sono rotto la testa per capire, era il primo anno della Formula E, c’erano tanti problemi”.

Facciamo un passo indietro. Dopo il benservito arrivato da Helmut Marko sono trascorsi tre anni prima del tuo addio…
“Un periodo vissuto con rabbia e rigetto verso la Formula 1, verso Helmut Marko, verso la Red Bull, verso tutto quello che era successo. Ho provato a fare il commentatore in Formula 1 per Movistar ma appena andavamo in pista stavo male, non ero felice di essere lì, non era il mio posto in quel momento, alla fine avevo solo 23 anni. A quel punto mi sono aggrappato ad una grandissima fortuna che ho sempre avuto: la passione per la musica”.

Come è nata?
“I miei genitori sono sempre andati a Ibiza, dal 1975, e ho trascorso lì un periodo molto lungo della mia vita, ho tanti amici ed è un luogo che ho sempre amato. A Ibiza ho cominciato da giovanissimo ad ascoltare musica elettronica, già a 15 anni ho iniziato a produrre la mia musica, per passione, ed è nato il nome Squire, il mio alter-ego che ho creato nel 2009, più o meno quando ho debuttato in Formula 1 nel Gran Premio di Ungheria con la Toro Rosso. Una passione, quella per la musica, rimasta un po' in attesa per anni, avevo altro da fare, ero un pilota professionista, ma sapevo di avere un piano ‘B’”.

Quanto è stato importante Squire per ritrovare te stesso?
“Moltissimo. Quando sono uscito dal mondo del motorsport ho detto ciao a Jaime Alguersuari, ho creato una persona nuova, Squire, ed ero quel personaggio. Ho dato un taglio netto, ho anche cancellato i miei profili social, sbagliando, ma in quel momento mi sembrava giusto così”.

“Avevo voglia di ricominciare, scrivere musica, qualcosa che non aveva nulla a che vedere con il motorsport, e ho avuto la possibilità di farlo frequentando un ambiente nuovo che mi ha permesso di staccare la spina”.

Nella musica hai ottenuto ottimi riscontri. Ma poi succede che…
“Succede che un giorno mi chiama Sete Gibernau, un amico di famiglia, e mi dice ‘vieni a passare un weekend da me’. Vicino alla sua abitazione, poco lontano da Barcellona, c’è una pista per supermotard e kart, così siamo andati a girare”.

“Erano sette anni che non guidavo un kart, ed è stato un momento molto particolare: mi sono messo il casco, sono entrato in pista con un KZ (categoria di karting con il cambio) e giro dopo giro ho iniziato a risentire sensazioni che avevo dimenticato, ridevo nel casco e mi sono detto ‘woah!’”.

“Poi la mente ha iniziato a pensare velocemente: non sono così vecchio, non sto andando niente male, se calo un po' di peso… Non so cosa sia accaduto, ma in questi casi si dice che ‘ho visto la luce’, e ho realizzato di avere tanta, tanta voglia di guidare”.

Credi che sia stato davvero un caso o quel momento sarebbe arrivato comunque?
“È successo perché oggi mi sento una persona diversa, sono Squire ma mi sento di nuovo Jaime Alguersuari, posso tornare in un paddock di Formula 1 e salutare Christian Horner e Marko, posso sorridere, c’è voluto del tempo per stare bene con me stesso e convivere con delle situazioni che non mi sono piaciute e che oggi non mi fanno più male come in passato”.

“Ho 31 anni e mi sento una persona diversa, sono Jaime e Squire, posso fare tante cose e vivere bene in ogni contesto. Ed apprezzo l’opportunità di poter tornare a gareggiare, non hai idea di quanto mi stia divertendo a girare nel karting! Ho incontrato diverse persone che ricordavo da quando ero ragazzino, sono ancora al loro posto e lavorano con passione”.

Hai rielaborato la tua storia?
“Sono stato molto fortunato ad avere le opportunità che ho avuto, ho corso tanto, sono arrivato in Formula 1 ho conquistato dei punti, certo avrei potuto avere una chance in Red Bull o una macchina più competitiva, ma ho iniziato a capire che sono stato comunque un privilegiato, e devo ringraziare per questo”.

“Ma l’ho capito dopo un po' di tempo, ci sono voluti 10 anni per chiudere il cerchio, e l’ho chiuso adesso, decidendo di tornando in pista. Ho scritto anche un libro ‘Reinventa te stesso’, ci ho messo due anni per scriverlo ed è una cosa che mi ha aiutato, mi sono specchiato nello scrivere”.

Cosa ti ha dato la certezza di aver chiuso il cerchio?
“In passato se in televisione vedevo qualcosa legata alla Formula 1 cambiavo canale, se accadeva la stessa cosa leggendo un giornale, giravo subito pagina. oggi posso andare nel box dell’AlphaTauri e abbracciare Franz Tost. Quando ho iniziato a vedere il bicchiere mezzo pieno, mi sono reso conto di quanto sia stato fortunato”.

Come è nata l’idea di partecipare al campionato Europeo e alla coppa del Mondo di kart?
“Sono tornato un po' a frequentare il paddock del karting e ho chiesto a Giancarlo Tinini (fondatore della squadra CRG) cosa ne pensasse della mia idea, e lui mi ha risposto ‘okay, ma allenati’. Così mi ha consigliato di partecipare al campionato spagnolo, nel quale ho corso lo scorso weekend”.

Sembra che tu abbia iniziato alla grande, visto che eri in pole…
“È andata molto bene, ma purtroppo un dolore ad una costola mi ha impedito di completare il weekend. È un ambiente bellissimo, ho incontrato molti ragazzini e loro genitori mi hanno chiesto consigli per indirizzare la carriera dei figli. Ho risposto, ‘divertitevi e siate coscienti di essere molto fortunati ad essere qui’”.

Jaime Alguersuari

Jaime Alguersuari

Foto di: Jaime Alguersuari

Jaime Alguersuari, Virgin Racing

Jaime Alguersuari, Virgin Racing

Foto di: Luis Betancourt

Jaime Alguersuari, Formula Virgin Racing E Squadra

Jaime Alguersuari, Formula Virgin Racing E Squadra

Foto di: Fabian Lujan/ASN Media

Jaime Alguersuari, Toro Rosso STR04

Jaime Alguersuari, Toro Rosso STR04

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Jaime Alguersuari, Scuderia Toro Rosso

Jaime Alguersuari, Scuderia Toro Rosso

Foto di: XPB Images

Jaime Alguersuari, Scuderia Toro Rosso STR4

Jaime Alguersuari, Scuderia Toro Rosso STR4

Foto di: Sutton Motorsport Images

 Jaime Alguersuari, Toro Rosso STR6 dopo l'incidente, GP di Monaco del 2011

Jaime Alguersuari, Toro Rosso STR6 dopo l'incidente, GP di Monaco del 2011

Foto di: Adam Cooper

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