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F1 2019: come si affronta il GP di Abu Dhabi

Diamo uno sguardo al tracciato di Yas Marina, sede del Gran Premio di Abu Dhabi, ultima prova del Campionato del Mondo 2019 di Formula 1. Pista figlia di Tilke, quella araba ha saputo regalare gioie e dolori nel corso degli anni, dando vita ad alcune gare entrate a piedi pari nella storia dell f1

Watch: F1 2019: come si affronta il GP di Abu Dhabi

Il Gran Premio di Abu Dhabi è la ventunesima e ultima prova del Campionato del Mondo 2019 di Formula 1.

La gara si disputa sul tracciato di Yas Marina, sorto a seguito della costruzione di un'isola artificiale che – tra le altre costruzioni – ospita il Ferrari World. Quello di Yas Marina è un circuito lungo 5554 metri, ed è composto da 21 curve: 9 a destra e 12 a sinistra. La distanza totale della gara è di 55 giri.

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In sé, la pista è immediatamente riconoscibile come figlia di Herman Tilke: Lunghi rettilinei nei primi due settori, alternati da staccate violente, con un terzo settore lento e tecnico, dove la trazione la fa da padrona.

Secondo quanto riporta Magneti Marelli, la prima caratteristica che balza all'occhio è la severità sull'impianto frenante, che verrà utilizzato per ben 18” al giro. Abbiamo 4 punti ideali di sorpasso: 3 in corrispondenza delle chicane e il quarto in prossimità del tornantino. Le cinque curve lente fanno si che la pista di Yas Marina premi le auto dotate di buona trazione.

Circuito mediamente severo per il motore, utilizzato a farfalla spalancata per il 65% del tempo sul giro, il tracciato arabo è severo per il cambio, chiamato a lavorare per 3300 volte in gara.

A livello strategico, per completare i 55 giri di pista sono necessari 104 kg di carburante sui 110 imbarcabili, mentre lato gomme Pirelli porta le mescole più soffici in gamma: C3 Hard a spalla bianca, C4 Medium a spalla gialla e C5 Soft a spalla rossa

La massima accelerazione laterale la troviamo in curva 3, con un picco di 3.2 G, mentre la massima decelerazione longitudinale l'abbiamo in curva 8 con addirittura 5.2 G di picco.

A livello storico, sono due i Gran Premi di Abu Dhabi entrati a pié pari nella storia della F1. Il primo, senza dubbio, è quello del 2010: Fernando Alonso e la Ferrari arrivavano in medio oriente da leader del Mondiale, ma una strategia scellerata firmata Chris Dyer – unita alla scelta Red Bull di sacrificare Webber e alla difficoltà dello spagnolo di superare la Renault di Petrov – hanno di fatto consegnato a Vettel il suo primo titolo mondiale.

La seconda edizione più famosa è quella del 2012, con Kimi Raikkonen capace di riportare la Lotus alla vittoria di un Gran Premio di Formula 1 che mancava al team dal GP degli Stati Uniti del 1987. Famosissima la frase “i know what i'm doing”, utlata via radio all'ingegnere di pista nelle ultime e concitate fasi di gara.

Nel 2014, poi, abbiamo assistito al doppio punteggio per la gara, fortemente voluto da Bernie Ecclestone e subito abbandonato dall'edizione successiva. Una trovata che ricordava molto Giochi senza frontiere.

A livello statistico, il pilota che ha ottenuto più vittorie in assoluto è Lewis Hamilton con 4, seguito da Sebastian Vettel con 3 e dalla coppia Bottas Raikkonen con una. A livello di pole position è ancora Hamilton a guardare tutti dall'alto, con 4 partente dalla prima posizione, mentre Vettel si ferma a quota 2 e Bottas ad una. Tra i team, è Mercedes a dettare legge: 5 successi di fila dal 2014 ad oggi, mentre Red Bull si ferma a 3, con McLaren e Lotus ad una vittoria per parte.

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