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Enzo Ferrari: perché un mito dell'800 sarebbe moderno anche oggi

Il 18 febbraio ricorrono i 120 anni dalla nascita del fondatore del marchio del Cavallino: Marchionne, presidente della Ferrari di oggi, lo celebra come esempio di modernità. Al MEF c'è una mostra dedicata che ne esalta la storia.

Enzo Ferrari

Foto di: Ferrari

Enzo Ferrari
Piero Lardi Ferrari, Ferrari Vice President and Sergio Marchionne, CEO FIAT
Enzo Ferrari (primo a sinistra) con la sua famiglia, probabilmente all'epoca della sua prima comunione, intorno al 1906
Enzo Ferrari prova con il meccanico Nino Berretta la 15-20 HP CMN
Test Ferrari 246 F1 a Modena con Martino Severi, Enzo Ferrari, Luigi Bazzi e Carlo Chiti
Chris Amon, Ferrari 312, Mauro Forghieri, chief engineer, Ferrari founder and owner Enzo Ferrari
Niki Lauda, Ferrari 312T
Niki Lauda, Ferrari, parla con Mauro Forghieri, Ferrari Designer e Luca di Montezemolo, Team Manager Ferrari
Gilles Villeneuve, Ferrari 312T4
Enzo Ferrari e Gilles Villeneuve
Enzo Ferrari nel 1971
Logo Ferrari sulla SF70H
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Sebastian Vettel, Ferrari festeggia nel parco chiuso

È l’uomo diventato mito, sapendo di esserlo. Il 18 febbraio 1898, a Modena, da Alfredo e Adalgisa, nasceva Enzo Anselmo Ferrari. Un bambino che dimostrò fin da piccolo una passione sfrenata per i motori e che sarebbe diventato non solo il grande Costruttore d’auto ma uno dei personaggi più rappresentativi dell’italianità del mondo e uno dei più influenti del Novecento.

“Pensare che Enzo Ferrari sia nato nell’Ottocento pare incredibile - dice Sergio Marchionne - La sua lezione è più che mai attuale e la sua modernità assoluta. Era un uomo con capacità di visione e di gestione di persone e delle risorse fuori dal comune, oltre che forte di spirito imprenditoriale e coraggio eccezionali”.

“Viene da chiedersi quali traguardi avrebbe potuto raggiungere se avesse avuto a disposizione i mezzi tecnici e le conoscenze dei nostri giorni. Il segno che ha lasciato nel mondo resta motivo di orgoglio per tutti noi alla Ferrari e per l’Italia intera.”.

Per celebrare i 120 anni dalla sua nascita, nella casa natale di Enzo, all’interno del complesso in cui oggi sorge il Museo Enzo Ferrari a Modena, è stata allestita una mostra fotografica con immagini che lo ritraggono  in varie fasi della sua vita: dall’infanzia all’età adulta, dalla carriera di pilota a quella di manager e costruttore accanto a campioni indimenticabili dell’automobilismo tra cui Nuvolari, Castellotti e Villeneuve.

Enzo Ferrari voleva sempre essere all’altezza della sua fama. La sua vita poteva sembrare una favola e invece si è trasformata in una leggenda, prima che la cronaca si fosse sedimentata nella storia.

Il suo passaggio ha lasciato un solco profondo, indelebile: la traccia di un predestinato che sapeva correre davanti all’incedere del tempo, come se le lancette dei cronometri si fossero fermate, proprio mentre le sue macchine velocissime lottavano contro l’ultimo decimo di secondo, quello che separava una grande impresa da una tragedia.

I più grandi campioni del volante hanno sfidato le leggi della fisica inseguendo una vittoria, un titolo mondiale con le sue Rosse, le Ferrari. Re Enzo non credeva nel destino, ma il destino aveva creduto in lui: doveva indicare la strada, punto di partenza di un fenomeno sportivo che poi è diventato anche industriale e sociale.

Un simbolo dell’Italia all’estero: un sinonimo di potenza, qualità, ricerca e stile. Un biglietto da visita universalmente riconosciuto, più delle maglie azzurre della nazionale di calcio. Il Rosso delle Rosse non si è stinto nel tempo, ma è sopravvissuto al suo fondatore.

Un testamento tecnologico impresso nel dna di chi respira l’aria di Maranello, ma che in realtà ha contaminato tutto il mondo dei GP: Ecclestone ha sempre detto che non ci sarebbe la Formula 1 senza Ferrari.

Mister E ha ragione e Marchionne ricorda il Grande Vecchio quando minaccia di ritirare le Rosse per le scelte sul futuro di Liberty Media che non condivide. Fa il duro come era duro Ferrari. Enzo era intransigente con sé stesso e i suoi collaboratori, discepoli che dovevano credere in lui più di quanto non facesse in prima persona.

Cesare de Agostini aveva scritto che “… c’è stato chi ha ringraziato il cielo perché l’uomo di Maranello si mise a costruire macchine da corsa e non si diede alla politica, altrimenti sarebbe diventato un dittatore. Cercò di dominare gli avvenimenti, mai di farsi dominare”.

In vita, tanto nella nascita, come della morte. La sua esistenza è sempre stata circondata dal mistero: l’uomo del futuro affondava le radici nell’800. Il certificato di nascita riporta una data: sabato 20 febbraio 1898. In realtà la mamma Adalgisa aveva sempre festeggiato il compleanno del figlio il 18. Stando ai racconti, la discrepanza era dovuta a una forte nevicata che aveva costretto papà Alfredo a ritardare di un paio di giorni la registrazione del lieto evento. Eppure i bollettini meteo archiviati a Modena testimoniano che facesse freddo e pioveva, ma non c’era traccia di nevicata!

È venuto al mondo senza clamore e se n’è andato in… punta di piedi novanta anni dopo: è successo a cavallo del ferragosto, quando l’Italia tutta era in vacanza. Era domenica 14 agosto 1988, ma non c’erano corse in calendario. I motori erano spenti. Aveva già garantito un futuro alla sua fabbrica abdicando a favore della Fiat. Poteva chiudere la partita in silenzio, come se avesse programmato anche l’uscita di scena.

Non era un segreto che avesse chiesto come precisa disposizione testamentaria che l’annuncio del suo decesso fosse diffuso solo a funerali avvenuti. Il 16 agosto i quotidiani non erano in edicola per il ferragosto e il Drake era riuscito a giocare l’ultima beffa ai giornalisti, una categoria a cui era legato da un rapporto di amore e odio, condito in ugual misura di ammirazione e antipatia.

Oggi resta la sua storia. La sua leggenda. Luca di Montezemolo ha saputo nella sua lunga gestione del Cavallino dare continuità al mito regalando il “sogno” Rosso. Ora il testimone è nelle mani di Sergio Marchionne, un altro “visionario” che ha lo sguardo lungo sul mondo, ma dal quale ci si aspetta una Ferrari capace di rivincere un mondiale con Sebastian Vettel…

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