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Sochi mette a nudo molte verità del Circus

La deludente gara russa promuove l'indiscussa superiorità della Marcedes e della sua power unit

Che delusione! Il Gp di Russia è stato il più brutto della stagione. Chissà che idea si sono fatti gli spettatori di Sochi nel vedere questa Formula 1 senza emozioni e senza sorpassi? Abbiamo assistito a un lungo serpentone di monoposto incapaci di dare spettacolo. La scelta conservativa della Pirelli nella definizione delle gomme (Soft e Medium le mescole utilizzate) ha cancellato ogni strategia: era scontato per tutti che sarebbe bastato un pit stop per coprire la distanza della gara. Non solo, ma per qualche squadra è scattato anche l’allarme dei consumi, per cui abbiamo rivisto i piloti guidare facendo ricorso al lifting, vale a dire il parziale rilascio dell’acceleratore molto prima dell’effettivo punto di staccata delle curve. E d’improvviso sembrava di essere tornati ad uno dei primi Gp della stagione 2014 che avevano scatenato molte proteste e polemiche.

POCO DIVERTENTE IL PARCO GIOCHI DI SOCHI
Il parco giochi di Sochi è stato poco… divertente. Il tracciato russo aveva solo la particolarità della lunga Curva 4, per il resto somigliava a un… parcheggio. Con alcune vie di fuga inadeguate alle velocità delle monoposto. Ha prevalso la noia. Anche chi sperava nell’ingresso di una safety car per ravvivare la corsa è rimasto deluso: gli unici ritiri sono stati quelli della Marussia di Max Chilton che si è fermato nei box e della Caterham di Kamui Kobayashi nei guiai con i freni (segno, comunque, che l’affidabilità adesso è di nuovo un target raggiunto nonostante la rivoluzione dei regolamenti 2014).

HAMILTON: UN POKER DI SUCCESSI TROPPO FACILE
E, allora, il Gp di Russia ci ha offerto una reale cartina al tornasole di quelli che sono i valori del Circus: la Mercedes resta inarrivabile. Lewis Hamilton ha centrato la quarta vittoria di fila raggiungendo le 31 affermazioni di Nigel Mansell, portandosi solo ad un successo da Fernando Alonso. Con la doppietta di Sochi la Stella a tre punte materializza anche il primo titolo mondiale Costruttori, festeggiato con grande sobrietà per volere di Dieter Zetsche in rispetto di Jules Bianchi. Una superiorità tecnica impressionante che ha permesso all’inglese di controllare facilmente la corsa dopo che Nico Rosberg si è “suicidato” alla prima staccata con un bloccaggio fumante delle ruote anteriori: le vibrazioni erano tali che il tedesco è stato costretto a fare subito il pit stop, iniziando una rimonta entusiasmante dall’ultima posizione che lo ha portato fino al posto d’onore.

ROSBERG MOSTRA IL VALORE DELLA W05 HYBRID
Nico ha tentato il tutto per tutto al via della corsa, consapevole che la tattica con una sosta non gli avrebbe permesso di attaccare Lewis se non andando in testa al primo giro. Ci ha provato, gli è andata male, ma non avrebbe immaginato di tornare ad essere secondo alla fine di una sorta di giro dell’oca. E proprio Rosberg ci ha dato l’esatta percezione del valore della W05 Hybrid: mentre Hamilton ha risparmiato la sua freccia d’argento, il tedesco si è impegnato per riaccodarsi al compagno di squadra con una serie di giri veloci (il più veloce è stato Valtteri Bottas con la Williams dotata di coperture più fresche).

NICO DA ULTIMO A SECONDO IN SCIOLTEZZA
La facilità con cui Nico ha scavalcato gli avversari è stata sconcertante: sembrava gli altri andassero al rallenty mentre lui procedeva al suo passo di carica. E il bello è che si è sorbito 52 giri dei 53 previsti con le gomme Medium, le meno performanti fra le due mescole. Insomma, non si illudano gli appassionati: anche l’anno prossimo dovremo prepararci a una stagione d’argento vivo.

I PRIMI CINQUE MOTORIZZATI MERCEDES
I primi cinque classificati in Russia erano motorizzati Mercedes: la power unit di Brixworth ha confermato di essere molto “risparmiosa” di carburante perché sfrutta meglio delle altre l’energia elettrica dell’ERS. In modalità di autosostentamento l’unità curata da Andy Cowell è in grado di produrre un differenziale molto netto di potenza rispetto alle altre motorizzazioni, senza uscire dai parametri di consumo programmati.

BOTTAS E’ UNA CERTEZZA
Valtteri Bottas ha completato il podio con la Williams FW36: il finlandese finché ha potuto girare con le Soft ha tenuto un passo simile a quello di Lewis Hamilton. Sochi, almeno sulla carta, doveva essere una pista poco adatta per la monoposto di Grove che dispone di una buona efficienza aerodinamica, ma poco carico e, invece, si è messa alle spalle le due McLaren che sono state pensate da Tim Goss con una filosofia esattamente opposta. Il nordico è un bel investimento di Toto Wolff: siamo sicuri che se si dovesse liberare un posto su una freccia d’argento, questo vada ad Alonso e non a Valtteri?

WOLFF “CONGELA” LE SPERANZE DI MATTIACCI
La Williams riesce a mantenere a distanza la Ferrari nella lotta per il terzo posto nel mondiale Costruttori: il team di Sir Frank può difendere 28 punti di vantaggio sulla squadra del Cavallino (potevano essere di più se non avesse provato una strategia sconsiderata con Felipe Massa che è rimasto fuori dalla zona punti). L’ascesa della Williams di quest’anno deve far riflettere gli uomini di Maranello: l’anno scorso aveva totalizzato solo 5 punti iridati che le erano valsi il nono posto nella graduatoria dei team, mentre nel 2014 è già arrivata a 214 lunghezze. L’importante è disporre di una power unit competitiva. Non deve sorprendere, quindi, se la Mercedes ha negato a Marco Mattiacci la disponibilità a tenere aperto il freezing dei motori 2015. La Ferrari vorrebbe gestire i jocker autorizzati dalla FIA nell’arco della stagione senza aver l’obbligo di montarli tutti entro fine febbraio, ma il niet della Stella ha fatto saltare il banco (visto che era stata l’unanimità degli altri iscritti).

LA FERRARI PENSA GIA’ AL 2015
La Ferrari si è già… sganciata da questo mondiale. Non ha più niente da dire con la F14 T, una macchina sbagliata con un motore poco potente. Ha rotto con Fernando Alonso e aspetta di ufficializzare Sebastian Vettel per i prossimi tre anni (Helmut Marko sarebbe disposto a liberare il tedesco cinque giorni dopo la fine del mondiale, vale a dire un giorno dopo la conclusione dei test ad Abu Dhabi!). Oggi esce di scena il presidente Luca di Montezemolo e inizia l’era di Sergio Marchionne. La squadra del Cavallino sta cambiando pelle. Più in profondità di quanto sembri.

IL GUAIO AL PIT STOP NON DETERMINANTE
Per il momento i tifosi della Rossa si devono accontentare del sesto posto dello spagnolo (classificato a un minuto da Hamilton), visto che Kimi Raikkonen è uno zombie. L’errore al pit stop (Fernando ha perso un paio di secondi al cambio gomme per il cric anteriore che è venuto giù) ma non è stato determinante: l’iberico aveva recuperato due posizioni al via, ma non aveva il passo per sfidare nemmeno le McLaren. È riuscito a tenere a bada le Red Bull Racing, clamorosamente in difficoltà con il motore Renault che si è rivelato il più in crisi dei tre disponibili nel Circus.

IL CIRCUS ASSERVITO A PUTIN
Non serve, invece, commentare il comportamento del Circus nei confronti di Vladimir Putin. Totalmente asservito ai voleri del padrone di casa che ha cercato di trasformare il Gp in una sorta di parata di Stato: il presidente russo si è mosso nel paddock con il suo codazzo di bodyguard e agenti speciali. Sono bastate le immagini tv per spiegare più di qualsiasi parola. Con Ecclestone a fare da valletto all’ingresso. E guardando quelle riprese si è capito perché il futuro di Monza è davvero a rischio. Ivan Capelli non è Vladimir Putin…

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