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Non vogliamo più vedere questa Ferrari in agonia

Si chiude ad Abu Dhabi la stagione peggiore degli ultimi 21 anni del Cavallino e ora si volta pagina...

La notizia doveva restare segreta, sebbene al vertice del Reparto Corse ne parlino da almeno quindici giorni, ma un’anticipazione sulla stampa tedesca ha fatto scoppiare la bomba i cui veri effetti si sentiranno solo nei prossimi giorni. Sergio Marchionne voleva che si chiudesse la peggiore stagione degli ultimi ventuno anni della storia Ferrari, prima di girare pagina. Marco Mattiacci, invece, ha capito ad Abu Dhabi di non rientrare più nei piani del Cavallino rampante. E ha potuto constatare che il suo ciclo da team principal in Formula 1 si è concluso molto in fretta.

MATTIACCI HA ESAURITO IL SUO COMPITO
Il manager romano voluto da Luca di Montezemolo al posto del dimissionario Stefano Domenicali non lascerà grande traccia negli annali di Maranello anche se ha svolto un lavoro profondo. Si è trovato fra le mani una patata bollente e si è scottato le dita. Ha avuto un compito ingrato: chiudere il rapporto con Fernando Alonso, che con la Ferrari aveva ancora due anni di contratto, senza dover pagare alcuna penale. Ci ha messo la faccia. È arrivato al litigio con l’asturiano, ma alla fine ha ottenuto il risultato cercato, anche se si è preso molte male parole dall’iberico e da molti tifosi del Cavallino che vedevano nello spagnolo uno dei pochi punti fermi.

ALONSO: L’UOMO SQUADRA CERCA NUOVE MOTIVAZIONI
Dopo avere messo Fernando sul piedistallo, all’inizio del suo mandato, Marco Mattiacci ha cercato di abbattere l’idolo, consapevole che Alonso avesse in mano la squadra anche senza possedere le “chiavi” della Gestione Sportiva. Un personaggio ingombrante, con una forte personalità, che a lungo ha saputo fare argine con le sue spalle grosse e all’immenso talento alle carenze della squadra e della macchina. Ma ad un certo punto l’inossidabile Alonso ha perso la pazienza: ha visto i disegni della 666 e ha capito che anche l’anno prossimo poco sarebbe cambiato. Il lavoro innovativo di James Allison pare sia stato stritolato dalle procedure messe in atto da Pat Fry e Nicholas Tombazis, mentre proseguivano le chiacchiere, mai interrotte, con Sebastian Vettel. E la sfiducia si è trasformata in pessimismo. Contagioso. Tale da smontare l’entusiasmo di molti che stanno dando l’anima nel progetto 666.

F14 T: ALTRO CHE LOTTA PER IL TERZO POSTO COSTRUTTORI!
Dopo quattro anni di titoli sfiorati è arrivato il tonfo: la F14 T era una ciofeca nei primi test invernali di Jerez e tale è rimasta per tutto l’anno. E l’epilogo stagionale è stato straziante: da quando lo sviluppo della macchina è stato fermato per dedicare tutte le energie al prossimo anno, c’è stata una caduta prestazionale imbarazzante. Altro che lottare fino alla fine con la Williams per il terzo posto nel mondiale Costruttori (la squadra di Grove ha chiuso con un vantaggio sul team di Maranello di 104 punti!), perché ad Abu Dhabi la Rossa ha dovuto soccombere a Mercedes, Williams, Red Bull Racing, McLaren e, anche, Force India.

UN FINALE DI STAGIONE IMBARAZZANTE
A giudicare dal finale di stagione la Ferrari è una squadra che spende come un top team, ma ha risultati da metà gruppo! Fernando Alonso, nono, e Kimi Raikkonen, decimo: due campioni del mondo ai margini della zona punti… Ad Abu Dhabi la F14T, dopo un avvio brillante dei due piloti, è stata costretta ad anticipare la prima sosta per il graining emerso subito sulle gomme Super Soft. Alonso si è fermato già al quinto giro, mentre gli altri hanno coperto una distanza più che doppia. Poi è stato l’ERS ad andare in crisi su entrambe le monoposto e i ferraristi non erano in grado di fare i sorpassi nemmeno con l’ala mobile aperta. A un telaio che soffre una sospensione anteriore con lo schema pull rod (è la soluzione che fa impazzire Raikkonen con un treno anteriore poco preciso e gestibile), si è aggiunta una power unit che è parsa subito inadeguata, poco potente sia nella parte termica che in quella elettrica.

I NUMERI SONO IMPIETOSI
Alonso a Yas Marina con la Ferrari ha pagato sul giro più veloce un distacco di tre secondi dalla Red Bull RB10 di Daniel Ricciardo, spinta dal motore Renault, e 14,4 km/h di velocità massima dalla Williams FW36 di Felipe Massa. Un’eternità. Senza contare il minuto e ventisei secondi che separano al traguardo Fernando dal campione del mondo, Lewis Hamilton, con la Mercedes W05 Hybrid. Queste cifre evidenziano quale sia il divario da colmare l’anno prossimo. Troppo per sperare in una Rossa che diventi vincente in un inverno che sarà molto breve.

TANTE FACCE NUOVE A MARANELLO
Si dice che a Maranello ci sia un forte turn over di tecnici e meccanici: si parla di una sessantina di persone in movimento. È in atto un ricambio molto forte, alla ricerca di ingegneri con la soluzione miracolosa nella valigetta. L’importante è che parlino bene l’inglese, mentre, forse, varrebbe la pena puntare di più sull’italianità. Sullo spirito di appartenenza del gruppo, sull’orgoglio di essere ferraristi.

IL RILANCIO TOCCA A MAURIZIO ARRIVABENE
Il freddo Mattiacci, pare, non l’abbia capito. Da martedì toccherà a Maurizio Arrivabene dare una svolta. Il manager 57enne bresciano ha avuto un osservatorio privilegiato sulle questioni del Cavallino: ha curato i rapporti fra la Philip Morris, storico e munifico sponsor della Scuderia Ferrari, con gli uomini che si sono succeduti sulla tolda di Maranello. Ha visto gli anni grami e vissuto le stagioni dei record. Può essere la persona giusta. Gradita a Sergio Marchionne e agli Agnelli. Ha esperienza di corse ed è buon manager. Non avrà bisogno di Ross Brawn, che ha già smentito il suo coinvolgimento per un ritorno a Maranello. Non deve essere l’uomo della provvidenza: deve ricostruire un ambiente sfilacciato da tante paure e guerre interne. Può ridare entusiasmo a gente che vuole solo dimostrare il suo valore. La Ferrari non deve scopiazzare la Mercedes, ma cercare la sua strada per il successo.

PREPARIAMOCI AD UN’ALTRA RIVOLUZIONE
Si parla di altre rivoluzioni nell’organigramma: che si facciano subito per dare un volto definitivo alla squadra. Un indirizzo preciso con un programma definito nel quale ciascuno deve assumersi delle responsabilità, anziché rifuggerle. Per voltare pagine e iniziare un nuovo capitolo di crescita. La Ferrari ha uomini e mezzi che non deve temere nessuno, nemmeno i colossi. Piero Ferrari pare che sia consigliere ascoltato da Sergio Marchionne: può essere una risorsa importante. E se la Williams ha saputo risalire la china dal nono posto nel mondiale Costruttori al terzo, non si capisce perché a Maranello non possano dare un chiaro segno di inversione di tendenza…

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