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Alonso e Vettel oltre le regole per lo spettacolo

I due campioni del mondo ci hanno mostrato che anche gli attuali Gp possono regalare uno show entusiasmante

Lo spettacolo che Fernando Alonso e Sebastian Vettel ci hanno offerto a Silverstone in quello che è stato un duello rusticano di 13 giri combattuto non solo in pista, ma anche con le armi mediatiche, deve fare riflettere come stia cambiando il modo di gestire una corsa di Formula 1. I due campioni del mondo non si sono risparmiati attacchi al limite del regolamento, avendo l’accortezza di non sfiorarsi mai, sebbene si stessero sfidando su un tracciato come quello del Gp di Gran Bretagna che non concede atti temerari che altrimenti si pagano come ha fatto Kimi Raikkonen, con un brutto incidente al primo giro.

UN DUELLO DA RICORDARE Lo spagnolo e il quattro volte campione tedesco hanno usato tutte le astuzie del mestiere per cercare di mettere in scacco il rivale e in quel duello sono riemersi quattro anni di mancati scontri diretti, con la Red Bull sempre così superiore da annichilire le speranze dell’asturiano e dei ferraristi. E ancora una volta a prevalere è stato Sebastian: il più titolato che le suona al pilota che per l’opinione pubblica resta il migliore se solo avesse una monoposto competitiva.

LE REGOLE LIMITE DELLO SPETTACOLO Qualcuno ha richiamato alla memoria Gilles Villeneuve e Renè Arnoux e il memorabile finale del Gp di Francia 1979 che è rimasto stampato nella storia della Formula 1: se ne sono infischiati della linea bianca e sono andati ben oltre con le quattro ruote e hanno chiuso ogni traiettoria senza lasciare lo spazio di una macchina all’avversario che non poteva smaterializzarsi. Alla faccia dei regolamenti scritti dai notabili della FIA: se si rispettassero le norme alla lettera altro che spettacolo, avremmo la solita fila indiana. Charlie Whiting ha fatto anche sventolare la bandiera bianco/nera ad Alonso, che valeva come un preavviso di squalifica. Ma l’iberico se n’è fregato. Aveva un conto aperto col tedesco che gli aveva scippato il mondiale 2010 negli ultimi giri.

DUE CAVALIERI DEL RISCHIO E allora le regole sono diventate quelle del rispetto reciproco: bastava un niente, un errore di valutazione e c’era un patatatrac. Perché i due se le sono date di santa ragione anche nei curvoni da brivido dove restare appaiati all’esterno sulla traiettoria non pulita significava avere una buona dose di temerarietà e coraggio. Ecco, quel coraggio che si vuole cancellare dai Gp. Marcello Sabbatini, mitico direttore di Autosprint, i piloti li aveva definiti i Cavalieri del rischio. E negli ultimi anni della sua lunga carriera di arguto polemista aveva cominciato a scrivere cavalIERI così, per evidenziare che l’essere pilota di cuore contava sempre meno.

SENZA I CONDIZIONAMENTI DELLA TECNOLOGIA L’autonomia del pilota di decidere la propria condotta senza ascoltare in continuazione l’ingegnere di pista che gli detta il da farsi, ripetendo ciò che emerge dagli strateghi del race control che prevedono al computer tutto quello che potrà succedere. È già tutto previsto: si può solo svolgere il compito che è assegnato. E se la strategia poi è sbagliata, poco importa perché tanto è il “…biondino che non riesce a guidare la macchina”. E allora basta un neolaureato inglese, privo di esperienza di F.1, che arriva da Oxford per “bollare” un campione del mondo. Troppo facile! Specie se poi in Q1 non si è capaci di tenere in pista i due piloti per evitare un taglio clamoroso al variare delle condizioni meteo. Prepariamoci a vedere rotolare delle teste: la conduzione degli ingegneri di pista sarà affidata a Giacomo Tortora al posto di Pat Fry che ogni giorno vede ritagliato un pezzettino del suo ruolo. E non è escluso che anche Massimo Rivola, il team manager finito anche lui nel tritacarne, possa lasciare il muretto.

SAPER USARE I MEDIA A PROPRIO FAVORE Fernando Alonso e Sebastian Vettel si sono ripresi lo show, recitando fino in fondo la loro parte: da “attori” consumati hanno usato anche tutti gli strumenti mediatici che gli erano concessi, iniziando il “lamento” via radio sui ripetuti tagli di chicane del rivale. Andavano a 300 km/h e si beccavano a distanza come delle comari. Charlie Whiting, direttore di prova, ha fatto sventolare la bandiera bianco-nera allo spagnolo, un richiamo ufficiale prima della squalifica, un avvertimento che non potevano fare quello che volevano, perché c’erano delle regole da rispettare. Se ne sono infischiati: si sono divertiti e ci hanno fatto divertire, togliendo il palcoscenico per qualche minuto al soliloquio di Lewis Hamilton che andava a vincere davanti al suo pubblico in delirio.

ANCHE IL PUBBLICO TORNA PROTAGONISTA Il suono dei motori turbo farà pure schifo, ma le più basse frequenze delle power unit hanno permesso di sentire le ovazione del pubblico inglese quando Fernando e Sebastian hanno cercato di passarsi con chirurgica precisione. E gli stesso piloti hanno percepito l’incitamento che arrivava dalle tribune, mentre il lacerante urlo dei V8 aspirati cancellava tutto come in un film muto. Chissà quale deve essere stata l’emozione di Lewis Hamilton nel giro d’onore sentire 100 mila connazionali in tripudio per lui. E allora il pubblico può tornare ad essere un aspetto che può anche condizionare un risultato con il tifo. Come non ricordare l’episodio del Gp di San Marino 1983 con Riccardo Patrese in testa sulla Brabham-Bmw braccato da Patrick Tambay con la Ferrari 126C2B? Un italiano al comando della corsa davanti alla Rossa. Dalle tribune di Imola si alzava un solo incitamento per il ferrarista e nel finale il padovano ha sbattuto nell’ovazione di un solo coro.

A FERNANDO SI STALLAVA L’ALA POSTERIORE! Fernando Alonso ha detto che non ha potuto contenere Sebastian Vettel perché aveva problemi di ricarica dei sistemi ibridi, ma soprattutto ha avuto un serio problema perché ad alta velocità si stallava l’ala posteriore. Un guaio serio forse causato dall’aero-elasticità dei profili associata al vento laterale in grado di creare un flusso tridimensionale capace di condizionare l’andamento dei filetti, facendo staccare la vena fluida in modo diverso da quello studiato in galleria del vento. La Ferrari, finora, non ha avuto cedimenti di natura meccanica, anche se per un pilota non deve essere una bella sensazione dover guidare una monoposto che cambia all’improvviso il suo comportamento, specie alle velocità più alte con un’improvvisa perdita di carico aerodinamico.

RECUPERARE L’EFFICIENZA PERDUTA L’alettone posteriore quest’anno è una parte critica della monoposto: non c’è più l’ala inferiore che “aiutava” a far lavorare il profilo principale e le squadre hanno cercato varie soluzioni per ritrovare almeno una parte dell’efficienza perduta. Si sono provati i supporti mono pilone, i monkey seat evoluti e anche il soffiaggio dello scarico unico (la Mercedes). Gli aerodinamici del Cavallino, nel tentativo di recuperare il gap dall’imprendibile W05 Hybrid, evidentemente si sono scontrati con delle difficoltà impreviste anche se i ferraristi hanno smentito Alonso che fosse possibile uno stop anticipato.

SUL TAVOLO IL RINNOVO FINO AL 2019 Lo spagnolo, ultimamente, fa dichiarazioni che vanno in antitesi con la squadra, ma senza mai arrivare a parole polemiche. Alonso sta valutando l’offerta di Marco Mattiacci per un rinnovo contrattuale che allunghi l’accordo dal 2016 al 2019: rimarrà alla Ferrari perché non ha altre carte da giocare (la Honda pare in grande ritardo con il suo motore per la McLaren), almeno che non si riapra il mercato se Lewis Hamilton dovesse decidere di cambiare aria qualora non vincesse il mondiale con la Mercedes. In quel caso potrebbe succedere qualunque cosa e ci potrebbero essere dei movimenti in tutti i top team, Red Bull Racing compresa. Sarà un’estate calda. Molto calda…

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