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Analisi

Ecco 10 domande sulla F1 che condizioneranno il mondiale nel 2019

Il mondo dei GP sta vivendo una delicata fase di cambiamento che potrebbe toccare i rapporti di forza fra piloti, squadre e promotore. Andiamo a scoprire quali possono essere i nodi da sciogliere di un campionato che si preannuncia ricco di novità.

Charles Leclerc, Ferrari

Charles Leclerc, Ferrari

Joe Portlock / Motorsport Images

La Honda sarà all’altezza della Red Bull?

Adrian Newey, Helmut Markko, Masashi Yamamoto, Christian Horner e Toyoharu Tanabe festeggiano l'accordo Honda - Red Bull

Adrian Newey, Helmut Markko, Masashi Yamamoto, Christian Horner e Toyoharu Tanabe festeggiano l'accordo Honda - Red Bull

Photo by: Andrew Hone / LAT Images

Dopo quattro anni in cui le delusioni sono state di gran lunga maggiori alle gioie, la Casa giapponese è giunta alla prova più importante. L’accordo con la Red Bull ha consentito alla Honda di prendersi una grande rivincita nei confronti della McLaren, ma ora è indispensabile mostrare in pista di essere all’altezza della situazione.

In ballo c’è molto, ovvero il futuro della Honda in Formula 1 ma anche quello della stessa Red Bull, che per la prima volta utilizzerà un motore ufficiale in esclusiva. Se arriveranno i risultati sperati sarà l’inizio di un ciclo, viceversa potrebbe innescarsi una situazione destinata a mettere in discussione un programma di grande portata.

Bottas sarà confermato dalla Mercedes?

Valtteri Bottas, Mercedes-AMG F1 W09

Valtteri Bottas, Mercedes-AMG F1 W09

Photo by: Jerry Andre / Sutton Images

Da quando nel 2017 è approdato nel team Campione del Mondo, Valtteri Bottas è stato costantemente sotto esame. Il finlandese nelle ultime due stagioni ha avuto la grande fortuna di ritrovarsi al volante della monoposto migliore del lotto, ma sempre con la spada di Damocle del rinnovo a complicargli la vita.

Lo scorso anno ha chiuso a quota zero successi (due le vittorie sfuggite per cause a lui estranee, Baku e Sochi) ma purtroppo non sono poi in tanti a ricordarlo, ed il suo Mondiale è andato in archivio senza trionfi di tappa, un record (in negativo) per un pilota al volante della Mercedes ‘hybrid’. Sarà l’anno della verità per il finlandese, che pur avendo mostrato un notevole spirito di squadra ora vede avvicinarsi la minaccia Ocon.

È la prova del fuoco per la McLaren di Zak Brown?

Carlos Sainz Jr., McLaren MCL33

Carlos Sainz Jr., McLaren MCL33

Photo by: Mark Sutton / Sutton Images

Dopo un lustro da incubo, quella che è stata una squadra di vertice per il precedente trentennio è chiamata ad una risposta importante. L’inizio dell’incubo è coinciso con il problematico approccio della Honda al nuovo ciclo progetto power unit, ma il 2018 ha confermato che i problemi della McLaren non erano dovuti esclusivamente alla mancanza di potenza ed affidabilità del motore giapponese.

La scelta di mettere alla porta la Honda ha comportato un grosso sacrifico economico per le finanze della McLaren, ma il passaggio alla power unit Renault (proclamata come una scelta che avrebbe riportato il team in alto) ha solo evidenziato le carenze della squadra sul fronte telaistico.

Fernando Alonso, figura cruciale nel termine del rapporto con la Honda, ha così salutato tutti, proprio mentre i giapponesi hanno messo a segno una grande rivincita legandosi alla Red Bull. Serve un salto in avanti, altrimenti il rischio è che la proprietà possa rivedere molte scelte.

La Renault riuscirà a salire sul podio?

Nico Hulkenberg, Renault Sport F1 Team R.S. 18

Nico Hulkenberg, Renault Sport F1 Team R.S. 18

Photo by: Jerry Andre / Sutton Images

Da quando la Casa francese ha rilevato la proprietà della ex Lotus, non è stato tenuto segreto un piano preciso di risalita verso il vertice. Il percorso prevede che nel 2019 la Renault torni a frequentare il podio, ultimo passo verso il ritorno alla vittoria.

Gli investimenti sono stati fatti, sul fronte tecnico ed anche su quello relativo ai piloti, con l’ingaggio di Daniel Ricciardo. Ora serve la prova sul campo, decisamente non in discesa, ma cruciale per il futuro del programma F1 della Casa francese.

Quale futuro per la Williams?

Robert Kubica, Williams Martini Racing

Robert Kubica, Williams Martini Racing

Photo by: Zak Mauger / LAT Images

I numeri dicono molto sull’andamento della gloriosa squadra inglese: 320, 257, 138, 83 e….7. Sono i punti conquistati nel mondiale costruttori dalla Williams nell’era ibrida, iniziata come terza forza nel 2014 grazie alla partnership con la Mercedes.

Poi l’inizio di una discesa solo in parte prevedibile, che ha portato la squadra ex-campione del Mondo a rivestire il poco gradito ruolo di ultimo team del lotto. Dopo la deludente stagione 2017 Claire Williams e Paddy Lowe hanno deciso di cambiare il tandem di piloti, ma i problemi sono altri.

La squadra, alle prese anche con difficoltà economiche, non ha potenziato lo staff tecnico, almeno sul fronte delle figure ‘senior’, e la monoposto 2019 rappresenta al momento una grande incognita. L’arrivo di Kubica e Russell assicurerà al team una certa visibilità, ma è un plus che si smorzerà presto se i risultati non consentiranno all’inedito tandem di superare, anche saltuariamente, la Q1.

Dove potrà arrivare il modello tecnico Haas?

La Haas con la VF-18 ha mantenuto la somigianza con la Ferrari SF71H

La Haas con la VF-18 ha mantenuto la somigianza con la Ferrari SF71H

Photo by: Andy Hone / LAT Images

Tutto bene, ma non ancora benissimo. L’esordio in Formula 1 della Haas ha lanciato un nuovo modello tecnico e di business che da diversi addetti ai lavori è ritenuto il futuro del Circus per le squadre di seconda fascia. In tre stagioni la squadra statunitense si è confermata molto solida, e solo una serie di errori dei piloti ha limitato in più occasioni il bilancio in termini di punti.

Dopo due ottavi posti (2016 e 2017) lo scorso anno la Haas è salita al quinto posto della classifica Costruttori, un risultato importante anche se ancora manca il primo piazzamento sul podio.

Ma a questo punto sorge una domanda: fino a dove può spingersi il progetto Haas? La stagione 2019 aiuterà a capire se l’obiettivo raggiunto nello scorso Mondiale è il massimo possibile per un team ‘cliente’ o se ci sono ancora margini di crescita che potrebbero consentire alla Haas di sopravanzare una squadra ufficiale.

Chi la spunterà tra Liberty, FIA e Team?

Jean Todt, Presidente, FIA, e Chase Carey, Chairman, Formula Uno

Jean Todt, Presidente, FIA, e Chase Carey, Chairman, Formula Uno

Photo by: Steven Tee / LAT Images

Mentre piloti e monoposto si contenderanno in pista gli obiettivi 2019, una partita di eguale, se non di maggiore importanza, si svolgerà parallelamente nel corso della prima metà di stagione. I confronti tra FIA, Liberty e squadre per definire la Formula 1 che prenderà il via a partire dal 2021 sono già iniziati, e sul tavolo di confronto le parti sono ancora molto distanti.

Ci saranno da sradicare alcune vecchie tradizioni, cercando di non snaturare l’identità della Formula 1. Facile a dirsi, molto meno da mettere in pratica considerando gli interessi in gioco e la scarsa (se non nulla) visione di insieme dei team, accecati da un contesto talmente competitivo da non consentire di vedere oltre il proprio box. La partita è decisamente importante, e definirà le regole del gioco che modelleranno il Circus del futuro.

Leclerc si confermerà subito tra i top-driver?

Charles Leclerc, Ferrari SF71H

Charles Leclerc, Ferrari SF71H

Photo by: Zak Mauger / LAT Images

Sarà l’osservato speciale in assoluto, almeno nella prima parte del Mondiale 2019. I motivi sono noti: dopo tanti anni a Maranello sono tornati a puntare su un giovane, non sono all’anagrafe ma anche nel curriculum sportivo, visto che Leclerc esordirà al volante della Ferrari con una sola stagione di Formula 1 alle spalle.

Nel percorso coperto finora il monegasco ha però mostrato doti da fuoriclasse, un biglietto da visita che rende apertissimo il campo delle ipotesi sul suo rendimento nella sua prima stagione in Rosso.

Sarà uno scudiero di Vettel che punterà a fare esperienza evitando errori o metterà da parte ogni timore reverenziale anche nei confronti del quattro volte campione del Mondo vicino di box? È uno degli interrogativi più attesi del 2019.

Che Racing Point, alias Force India, vedremo?

Lance Stroll, Racing Point Force India VJM11

Lance Stroll, Racing Point Force India VJM11

Photo by: Jean Petin / Sutton Images

Dopo due quarti posti (nel 2016 e 2017) ed il potenziale quinto della scorsa stagione (sommando i punti Force India con quelli Racing Point) la squadra inglese per la prima volta dopo molti anni non avrà l’assillo del budget.

Il ‘miracolo’ Force India ha stupito tutti per anni proprio per la capacità di mettere in pista una monoposto competitiva a dispetto delle ristrettezze economiche e dei pochi sviluppi, un problema superato dopo l’acquisto del team da parte della cordata guidata da Lawrence Stroll.

Se con una programmazione migliore si rifletterà sui risultati, allora non è da escludere che la squadra possa infastidire qualche team ufficiale, contando anche su una partnership con Mercedes che sarà più corposa rispetto al passato.

Nonno Kimi proseguirà sull’onda positiva del 2018?

Kimi Raikkonen con il direttore tecnico Sauber, Simone Resta

Kimi Raikkonen con il direttore tecnico Sauber, Simone Resta

Photo by: Mark Sutton / Sutton Images

Lo scorso anno Raikkonen ha stupito. Sia in pista, con il clamoroso ritorno al successo dopo cinque anni di digiuno, che per la decisione di legarsi alla Sauber, con un contratto biennale che lo vedrà proseguire la sua carriera in Formula 1 dopo i 40 anni.

L’entusiasmo non manca, ma sarà curioso vedere come Kimi si adatterà alla realtà di un team di seconda fascia dopo cinque anni in McLaren (quando la squadra inglese era un top-team), due in Lotus e ben otto a Maranello. La squadra svizzera, orfana di Charles Leclerc, avrà in Raikkonen la figura di riferimento, permettendo ad Antonio Giovinazzi di familiarizzare con una Formula 1 respirata da anni ma vissuta ben poco in prima persona.

Iceman sarà comunque sotto i riflettori, e non potrebbe essere altrimenti, ma dovrà mantenere le motivazioni intatte, anche quando l’obiettivo non sarà più quello di puntare al podio.

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