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Cento mesi fra un Gran Premio e l'altro: il... "quasi record“ di Robert Kubica

Il lasso di tempo trascorso fra il GP di Abu Dhabi 2010 e il futuro GP d'Australia 2019 collocheranno il pilota polacco fra i primatisti "di longevità" dopo Jan Lammers, Luca Badoer e gli yankee Gene Force e Pete Lovely

Robert Kubica, Renault R30

LAT Images

Non si tratterà di un vero e proprio primato di longevità, ma... quasi. Quando Robert Kubica prenderà parte con la Williams-Mercedes FW42 al Gran Premio d'Australia 2019 saranno infatti trascorsi esattamente 3046 giorni, o cento mesi e quattro giorni o, ancora, 8 anni, 4 mesi e 4 giorni, dalla partecipazione sulla Renault F1 Team R30 al Gran Premio di Abu Dhabi 2010, fin qui l'ultimo da lui disputato nella storia del Campionato del Mondo di Formula 1.

La lunghissima assenza, notoriamente dovuta alle conseguenze dell'incidente nel Rally di Andora in Italia, alla riabilitazione e al tempo drammaticamente necessario ad accreditarsi nuovamente come un protagonista del Circus malgrado un cuore grande così, una sorta di unicum nelle dinamiche recenti del motorsport, non è un vero e proprio record assoluto, ma ci manca davvero poco.  

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Robert Kubica troverà una Formula 1 molto diversa da quella che aveva lasciato sullo Yas Marina Circuit nel 2010, ma certamente non avrà difficoltà a ricollocarsi nel panni che gli competono a Melbourne 2019. 

I colleghi che lo precedono nella virtuale classifica dell'anzianità agonistica devono infatti a circostanze pressoché eccezionali, più o meno analoghe alle sue, pur non riguardando questioni sanitarie, l'enorme lasso di tempo intercorso fra la penultima e l'ultima gara iridata al via della quale si sono schierati. Proviamo a ricordarli uno a uno.

Il recordman è l'olandese Jan Lammers: 10 anni, 3 mesi e 22 giorni, o in altri termini 164 Gran Premi, fra Zandvoort 1982 sulla Theodore Racing-Cosworth e Suzuka 1992 sulla March Engineering-Ilmor, allorché il pilota olandese venne chiamato su un tracciato da lui ben conosciuto a recitare il "De Profundis“ del mitico Costruttore di Bicester. 

La piazza d'onore nella speciale graduatoria dei "veci“ o, più esattamente, di coloro che sono stati giudicati meritevoli di meritare una seconda chance a distanza di quasi due lustri, compete all'italiano Luca Badoer: 9 anni, 9 mesi e ventitré giorni tra Suzuka 1999 sulla Minardi M01-Ford e... Valencia 2009, corrispondenti a ben 167 Gran Premi di intervallo.

Il veneto, storico collaudatore della Ferrari, fu convocato nel Gran Premio d'Europa (e in quello successivo del Belgio) di nove anni or sono per rimpiazzare Felipe Massa, infortunatosi nelle qualifiche dell'Hungaroring (un taglio alla fronte, una lesione alla parte sinistra del cranio ed una commozione cerebrale) in seguito a un detrito staccatosi dalla monoposto di Rubens Barrichello che lo precedeva. 

Meglio di Robert Kubica fecero anche due americani, ma in un'epoca nella quale la 500 Miglia di Indianapolis e il Gran Premio degli Stati Uniti costituivano un po' un mondo a sé nell'alveo pionieristico della serie iridata, allora spesso densa di piloti locali man mano che ci si spostava in giro per il mondo.

Nove anni spaccati o, se vogliamo, 77 gare iridate fra la Indy 500 del 1951 e la replica del 1960 passarono fra le due partecipazioni dello yankee Gene Force al volante di una Kurtis Kraft-Offenhauser, quando la classicissima dell'Indiana assegnava punti per il Campionato del Mondo di Formula 1.

Pete Lovely fece invece trascorrere 8 anni e 10 mesi, oppure 87 Gran Premi, fra la sua presenza nel GP degli USA 1960 a Riverside e il GP del Canada 1969 a Mosport Park, affrontati e portati a termine rispettivamente alla guida di una Cooper-Ferrari finanziata da Fred Armbruster e di una Lotus-Cosworth gestita in forma privata. Dietro di loro, soltanto un polacco dal braccio offeso, ma dal cuore indomito...

 

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