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Analisi

Caso Honda: quanti retroscena per arrivare alla quadratura del cerchio!

La Casa giapponese darà motori più soldi alla Toro Rosso. Mateschitz ridurrà l'inpegno economico nel team di Faenza. La Renault potrà liberare Sainz senza penali, mentre la McLaren potrà ereditare la fornitura di motori francese. Tutti contenti?

Masashi Yamamoto, Honda Boss and Yusuke Hasegawa, Head of Honda Motorsport

Foto di: Sutton Motorsport Images

Masashi Yamamoto, Honda Boss
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12
Dr Helmut Marko, Red Bull Motorsport Consultant and Franz Tost, Scuderia Toro Rosso Team Principal
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR12, Stoffel Vandoorne, McLaren MCL32, Fernando Alonso, McLa
Zak Brown, Direttore Esecutivo, McLaren Technology Group, Yusuke Hasegawa, Senior Managing Officer,
Stoffel Vandoorne, McLaren MCL32
Fernando Alonso, McLaren MCL32
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR12
Jolyon Palmer, Renault Sport F1 Team RS17
Jerome Stoll, Director of Renault Sport F1, Alain Prost, Renault Sport F1 Team Special Advisor, Cyri
Pierre Gasly, Red Bull Racing Test Driver
Red Bull Racing RB13 rear detail

Masashi Yamamoto è arrivato a Monza apposta dal Giappone per il GP d’Italia. Motivo? Il consiglio di amministrazione gli aveva dato il mandato di risolvere il caso McLaren che stava mettendo in grave imbarazzo i vertici della Casa giapponese. Il suo compito era di tornare a Tokio con una soluzione da far approvare al board, perché la Honda non ha alcuna intenzione di uscire dal mondo dei GP sconfitta e umiliata non solo dalla mancanza di risultati, ma anche dalle continue rotture a ripetizione.

Per contro, il presidente del McLaren Group, Shaikh Mohammed bin Essa Al Khalifa, il sultano del Bahrain che controlla anche il fondo Mumtalakat Holding Company e Mansour Ojjeh, l’arabo a capo del Gruppo TAG, vale a dire gli azionisti di riferimento del team di Woking, avrebbero deciso di aprire i cordoni della borsa per uscire dal contratto con la Honda.

Dei giapponesi non vogliono più sentire parlare, dopo tre anni di bocconi amari che hanno fatto precipitare un top team storico al nono posto della graduatoria Costruttori, capace di stare davanti solo alla Sauber. Insomma un disastro, perché oltre ai risultati sono spariti anche gli sponsor e Fernando Alonso è disposto a restare solo se ci sarà il passaggio ai motori Renault.

In mezzo un solco profondissimo, acuito dal fatto che il primo viaggio in Europa di Masashi Yamamoto si era concluso un quarto d’ora dopo l’arrivo a Salisburgo, nell’headquarter della Red Bull.

Helmut Marko, braccio destro di Dietrich Mateschitz, all’apertura ufficiale delle trattative con la Honda per la fornitura 2018 del motore giapponese alla squadra di Faenza, ha presentato la stessa lista della spesa che i nipponici avevano offerto alla McLaren: motori gratis, più un supporto economico valutabile in 100 milioni all’anno.

Yamamato è letteralmente impallidito, rimanendo senza parole: in mano aveva la stessa offerta che era stata fatta alla Sauber e che la squadra svizzera ha ricusato dopo la forma. Motori in leasing (quindi a pagamento) più un contributo per fare correre un giovane pilota (Matsushita o Fukuzumi).

La distanza era siderale: il gigno amaro di Helmut Marko e il successivo silenzio avevano fatto capire al povero Masashi che la sua presenza non era più gradita, perché non c’era più niente da dirsi. La rottura era insanabile, soprattutto per l’orgoglio dei giapponesi.

La mossa dei bibitari stava spingendo la Honda fuori dal Circus, un rischio che volevano evitare sia la FIA, sia Liberty Media che hanno subito messo all’opera i loro mediatori per cercare di calmare i giapponesi.

In questo scenario non sarebbe stato accettabile che a rompere il rapporto fosse la McLaren unilateralmente. Anche perché la Renault non voleva subentrare con la sua fornitura di power unit a un marchio che era stato cacciato.

Ed è così che è nato un gioco degli incastri complicatissimo che non si è ancora completato: la Honda passerebbe i suoi motori alla Toro Rosso, per cui la McLaren potrebbe ereditare la fornitura destinata al team romagnolo, dal momento che i francesi di Viry Chatillon avevano assicurato che non sarebbero stati in grado di garantire le power unit a quattro team.

La Toro Rosso avrebbe abbassato le pretese: motori 2018 gratis e una copertura economica a supporto del giovane pilota da affiancare a Pierre Gasly, che farà il suo debutto in Formula 1 dopo aver fatto l’anticamera per un anno nella SuperFormula giapponese.

Dopo aver ricevuto le scuse per il trattamento che gli è stato riservato a Salisburgo, Masashi Yamamoto avrebbe avuto la disponibilità per metterci un budget di una quarantina di milioni di euro a supporto del progetto, vale a dire la cifra equivalente a quella che Dietrich Mateschitz deve sborsare ogni anno per la Toro Rosso, con la promessa (mai mantenuta) di conquistare il quinto posto nel mondiale Costruttori, visto che il team romagnolo fra premi e sponsorizzazioni somma il quinto budget del Circus.

La Renault per rompere il contratto con la Toro Rosso avrebbe preteso che la Red Bull liberasse dai vincoli contrattuali Carlos Sainz. Lo spagnolo finirà per affiancare Nico Hulkenberg nel team di Enstone, sancendo che il progetto giovani dei bibitari si è ormai esaurito. La squadra diretta da Franz Tost ha già in mano un contratto valido per avere il 6 cilindri francese l’anno prossimo, ma dovrà far valere l’opzione che scade domani per attivarlo…

Ecco perché il week end di Monza è stato caratterizzato da una serie di riunioni fra le varie hospitality (McLaren, Toro Rosso, Renault, FIA e Liberty Media) e alla fine c’è stato una sorta di summit riassuntivo alla domenica mattina al quale avrebbero preso parte come garanti anche uomini FIA e FOM.

L’unico spavento durante la “tavola rotanda” si sarebbe registrato quando la McLaren voleva imporre un’esclusiva del motore Honda alla Toro Rosso: a Woking, infatti, temono che la Red Bull possa decidere di passare ai motori giapponesi nel momento in cui i problemi tecnici dovessero essere risolti. Un tentativo che è andato (giustamente) a buca, tanto più che la Porsche, proprio a Monza, ha mostrato il suo interesse a entrare nel Circus dal 2021…

Questa volta, dunque, Masashi Yamamoto è tornato a casa con una valigetta piena di proposte che i vertici Honda dovranno ratificare. Insomma si sarebbe trovata una quadra che dovrebbe rendere tutti felici e contenti. Perché serve l’ok definitivo di Tokyo affinché non crolli il castello di carte. E una risposta è attesa per domani…

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